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L’Aquila moribonda: un SOS all’Europa

Siamo agli inizi del quinto mese dal rovinoso sbriciolamento díuna intera città e dalla fuga in massa dei suoi abitanti. Il motto più diffuso, variamente utilizzato in questa o quellíoccasione, è stato ìLíAquila feritaî. Dalle ferite si può guarire o, invece, morire per infezione: ed è purtroppo questa seconda terribile ipotesi che sta consolidandosi sullo spettrale sfondo della città, la cui fotografia attuale coincide ancora, combacia terribilmente con quella dei nerissimi secondi delle 3.32 (a parte marginali differenze, come la soffocante invasione delle erbacce).

Nel mio articolo Verrà la morte e avrà i tuoi occhi (LíAquila bella mé) disponibile in rete sin dagli inizi di giugno, lanciavo líallarme per la salvezza del Centro storico dellíAquila a causa dei risibili fondi governativi stanziati, dei mancati puntellamenti alle costruzioni gravemente danneggiate dal sisma iniziale e dalle scosse successive, dei fortissimi ritardi nella rimozione delle macerie.

Da allora, la situazione è fortemente peggiorata, mentre ìi raggi solariî dello specchietto delle allodole per gli aquilani ñ rivelatisi ottime cavie per quasi tutti i massmedia televisivi e non, artefici di una martellante propaganda di regime tuttora in corso ñ, per líItalia e líEuropa intera, venivano concentrati sul cosiddetto piano C.A.S.E.

» di qualche giorno fa la diciottesima apparizione del sig. b. tra le macerie ancora arrossate, il quale con telecamera al seguito, si è ìarrampicatoî su due tetti della cementificata little town di Bazzano per farsi riprendere, orgoglioso e ridente (chíè ben altro dal sorridente) mentre scioglieva i nodi della bandiera italiana.
Solo che i nodi reali, andatisi a posizionare sempre più numerosi e grandi, giorno dopo giorno, nellíaffamato ìpettine della veritàî, fanno purtroppo presagire una brutta fine per il capoluogo abruzzese ed una mortificante esistenza civile e culturale per i suoi sfortunati ex abitanti.

Mentre gli euro effettivamente disponibili per la semplice sopravvivenza quotidiana continuano sempre più a scarseggiare (chiedete ai circa 10.000 aquilani arrangiatisi alla meno peggio nel trovare una sistemazione autonoma fuori la loro amatissima città, quanti, dei previsti pacchi alimentari siano effettivamente arrivati sulle loro tavole), il sig. b. non finisce mai di stupire con le sue stravaganti affermazioni.

Così nello sceneggiato della fiction televisiva in corso di registrazione e che terminerà quasi certamente dopo le previste elezioni nella Provincia dellíAquila a Novembre, appariranno villette completamente arredate immerse nel verde; ci saranno poi lenzuola cifrate, frigoriferi pieni (compresi una torta gelato e lo spumante per brindare allíevento) e, udite udite, persino opere díarte.

E qui casca, anzi era già cascato líasino, con la fallimentare ìlista di nozzeî (pacchianeria delle parole quando sono usate in modo così improprio) stilata per i 44 monumenti adottabili da parte dei Capi di Stato e di Governo intervenuti al G8 dellíAquila (sui 350 milioni di euro necessari per il loro restauro, ne sono stati racimolati circa il 10% per 7 monumenti: gli euro mancanti chi li metterà? E i 50 milioni promessi dal ministro Bondi, sono stati forse già dirottati in altri più appetitosi bacini elettorali?).

Non è pertanto inopportuno rimembrare al sig. b. che la nobilissima Città dellíAquila fino alle 3.31 dello stramaledettisimo sisma, era Lei líìopera díarteî, o meglio un museo a cielo aperto costellato nelle immediate vicinanze da reperti archeologici di altissimo valore storico (Amiternum e Necropoli di Fossa) ed intra moenia da superbi monumenti religiosi (le chiese di S. Maria di Collemaggio, S. Bernardino, S. Silvestro, S. Pietro, S. Maria del Soccorso, S. Maria Paganica, S. Domenico, su tutte, ivi compresa la Chiesa del Suffragio o delle Anime Sante che dir si voglia, tanto osannata dai media internazionali) e civili (Fontana delle 99 Cannelle, Fortezza Spagnola, altre prodigiose piazze e fontane a non finire); Palazzi di altissimo pregio artistico vincolati dalla Soprintendenza (basta qui citare gli affreschi cinquecenteschi di ascendenza raffaellesca come era dato di vedere a Palazzo Farinosi- Branconio e al Casino Branconio o le altre preziose decorazioni di Palazzo Fibbioni), intriganti cortili rinascimentali, stupende facciate medioevali (Le Cancelle) e barocche (Palazzo Centi-Colella e Palazzo Ardinghelli). Alla vorticosa girandola si aggiungano vie, coste, vicoli presidiati dalla possenza di architetture i cui portali, bifore e stemmi gentilizi, erano la testimonianza più tangibile dei trascorsi aulici di questa invidiabile ed invidiata città (da Costa Masciarelli a Via Fortebraccio, da Via Roma e Via Sassa a Via di S. Martino, via S. Marciano e decine e decine di altre ancora).
Né erano da meno (continuo ad usare il verbo al passato per sottolineare lo stato mortale díuna intera città distrutta e sinora completamente abbandonata alla sua triste sorte) altre emergenze architettoniche ed artistiche presenti nelle frazioni e nei comuni più vicini (tra le altre, le Chiese di S. Vittorino, S. Giusta a Bazzano e S. Maria ad Cryptas a Fossa, con i suoi duecenteschi affreschi del Giudizio Universale, collocati dallo storico Ferdinando Bologna ai vertici dellíarte in Italia del periodo).

Allíinterno dei preziosi scrigni sino a qui elencati e degli altri sottaciuti, era tutto un fiorire di opere díarte autentiche e non già della prevedibile paccottiglia preannunciata per le little towns (opere díarte documentate nel ìbombardatoî, inagibile Museo Nazionale díAbruzzo, dallíepoca romana ai giorni nostri), quali sculture, pitture, orificeria, paramenti sacri, ecc. Per non parlare poi, sempre in ambito culturale, dei codici miniati o, tra i primi incunaboli italiani, de Le Vite Parallele di Plutarco stampato nel 1482 a LíAquila dallíallievo del Gutenberg Adamo de Rotweill.

Per la reale salvaguardia e tutela dellíinestimabile patrimonio distrutto o sfregiato dalla catastrofe, e per richiamare líattenzione dellíopinione pubblica europea e mondiale, sempre in quellíarticolo lanciavo líidea-pilota dellíadozione da parte degli aquilani e degli abruzzesi antagonisti, dellíunitaria parola díordine LíAQUILA CITTAí DíEUROPA / LíAQUILA PATRIMONIO DELLíUMANITAí E DELLíUNESCO (questa seconda frase è stata recentemente rilanciata con successo dal prof. Sabatini).

Già ho motivato le ragioni ed il perché di LíAQUILA CITTAí DíEUROPA. Vale comunque la pena di aggiungere che le ramificate, robuste radici europee della città federiciana sono rinvenibili nelle numerose opere díarte di soggetto sacro e profano realizzate da artisti non italiani quasi tutti operanti in città nei secolo scorsi, variamenti presenti nelle prestigiose collezioni del Museo Nazionale díAbruzzo. Attorno alle stesse, con la collaborazione degli Istituti Italiani di Cultura allíestero, delle ambasciate e dei consolati, potrebbero aggregarsi, oltre ad una mostra itinerante nelle ìcittà gemellabiliî (da Parigi e Londra, a Amsterdam, Bruxelles, Vienna, Budapest, Praga, Madrid, ecc.), una serie di iniziative culturali attivabili dalle Soprintendenze abruzzesi, dallíArchivio di Stato, dalla Biblioteca Provinciale dellíAquila e dalle varie Istituzioni culturali, saldando ovviamente la rilettura storica della città con la tragica cronaca sismica (proiezione di cortometraggi, mostre fotografiche, presentazione di libri, seminari ecc.). Detto in altre parole, se si vuole avere la solidarietà dellíEuropa intera ben al di là delle stringenti ed irrisolte problematiche finanziarie, occorrerà far sentire ai cittadini continentali, che líAquila moribonda è una loro strettissima parente da accudire e da curare con ogni riguardo.

Esaminiamo gli antichi, ma riattualizzabili legami di ìsangue culturaleî. Mi limito a citare alcuni di questi artisti ed opere: il monumentale dipinto LíAnnunciazione datato e firmato (Aloysius Finsonius belga brugensis [di Bruges, n.d.a.] 1612) deceduto ad Amsterdam nel 1617; Il Calvario di Rinaldo Fiammingo; la Madonna con bambino e Santi, líAdorazione dei Magi e la Presentazione al tempio di Aert Mytens (Bruxelles 1541- Roma 1602); Sacra famiglia, databile 1532, dellíolandeseVermejn Jan Cornelisz; i vari dipinti di Carlo Ruther (il celestino Padre Andrea), ivi comprese le sei tele salvate recentemente nella Basilica di S. Maria di Collemaggio, nato a Danzica nel 1630 e morto forse a LíAquila durante il terremoto del 1703 e, ancora, altre opere dellíaustriaco Pietro Alemanno (1440-1489), di Pierre Subleyras, pittore e incisore nato a Saint-Gilles du Gard nel 1699, ecc.ecc.

Altri capolavori ancora, legati in un modo o nellíaltro alla storia della città, come i due dipinti di Raffaello Sanzio Doppio Ritratto (ora al Louvre di Parigi) e La Visitazione (già nella Chiesa di S. Silvestro a LíAquila, ed ora al Museo del Prado di Madrid) ñ scaturiti dalla fraterna amicizia tra líurbinate ed il cubiculario aquilano Giovan Battista Branconioñ ; o ancora, la vasta iconografia legata alla figura di S. Giovanni da Capestrano (dallíomonimo pulpito nella Chiesa di S. Stefano a Vienna, al monumento dedicatogli a Budapest o al suo ritratto su tavola datato 1452 ed a firma di Tommaso Burgkmair, ora alla Galleria Nazionale di Praga); per continuare, con il disegno della Madonna di Loreto, dellíartista cinquecentesco aquilano Pompeo Cesura (ora nelle Collezioni reali di Windsor), hanno tutto il potenziale culturale per far venire alla luce il vero volto dellíAquila, così brutalmente profanato più che dal terremoto, dalle indigeste trovate e trovatine del sig. b. e dei suoi fidi vassalli.

Non è difficile immaginare le prossime mosse propagandistiche del suddetto sig. b. strategicamente legate allo slogan ìEntro dicembre 30.000 cittadini dellíAquila avranno un tettoî. Ammesso e non concesso che ciò si verifichi, conosce il sig. b. la reale consistenza numerica dei suoi abitanti? Ai fasulli conteggi ìdella servaî ne mancano circa 40.000: quale ingrato destino sarà loro riservato dal 1 gennaio 2010? E se anche gli esclusi fossero solo qualche migliaio (senza più tetto o tenda, forse precari rifugiati civili nelle camere díalbergo), cosa cambierà della loro indicibile sofferenza già patita e di quella a venire?

Intento gli uomini, le donne ed i bambini in carne ed ossa ospitati nelle tendopoli-lager della Protezione civile saranno stati nel corso di ben otto-nove mesi, prima congelati (aprile-maggio), poi infradiciati (giugno), quindi arrostiti (luglio-agosto-metà settembre), di nuovo congelati (ottobre-dicembre), e tutto ciò con le scosse sismiche ìin corso díoperaî: casette o non casette, siano esse provvisorie o definitive, in legno e/o in cemento, cíè veramente di che piangere!

Antonio Gasbarrini
Fonte Abruzzo24ore


Terremoto, proteste a L’Aquila: ´Si specula
sugli affitti, 350 euro a settimanaª

L’AQUILA (8 agosto) – Sit-in di protesta, all’Aquila, coordinato dall’associazione Casa Pound Italia, per contestare le speculazioni sugli affitti immobiliari. I manifestanti, una cinquantina circa, si sono riuniti nella piazza di Coppito, frazione dell’Aquila.
´Fino a 350 euro a settimana per un appartamentoª. ´Abbiamo scelto questo posto – ha spiegato Simone Laurenzi, dell’Associazione Casa Pound – perché in questo quartiere, secondo le denunce di alcuni quotidiani, ci sono stati molti casi di speculazione immobiliare, con affitti che hanno superato i 350 euro a settimana per un appartamentoª. Casa Pound Italia ´pretende che si stabilisca un prezzo massimo da non superare anziché foraggiare gli speculatori con i soldi dello Statoª.

Mantini (Udc): Berlusconi chieda scusa agli aquilani. ´Berlusconi non offenda, con proclami populisti, la dignità e la pazienza dei cittadini del terremotoª dice il deputato dell’Udc, Pierluigi Mantini, commentando quanto detto dal premier Berlusconi sulle nuove case che verranno consegnate in Abruzzo. ´Da aquilano colpito dal terremoto – aggiunge – ricordo al premier che noi i prati, i fiori e gli alberi ad alto fusto già li abbiamo e non certo per merito suo. Anzi, se ne stanno distruggendo molti e non sempre a ragione. I nanetti nei giardini se li può senz’altro risparmiare, per le lenzuola cifrate siamo in grado di provvedere mentre la torta gliela offriamo noi se la smette di dire stupidaggini sulla pelle dei terremotati che non sono affatto in crociera ma sotto le tende o sfollati con molte preoccupazioni e ben poca contentezzaª.

´L’Aquila – conclude – non è una succursale di Villa Certosa, il premier recuperi la serietà dell’uomo di Stato e chieda scusa agli aquilani per queste affermazioni provocatorie e irriguardose. I problemi della ricostruzione sono seri, complessi e in larga misura irrisoltaª.

Fonte: Il Messaggero

L’Aquila, 5.000 fuori dagli alberghi
stop assistenza se la casa è agibile

L’AQUILA – Da oggi, per cinquemila aquilani l’albergo è vietato. Dovranno lasciarlo immediatamente. Entro questa sera, tutti i terremotati con la casa agibile (classificata con la lettera A) dovranno uscire dagli hotel. L’ordine è arrivato dalla Protezione Civile che ha deciso di metter fine all’assistenza gratuita per tutte quelle famiglie che hanno disatteso altre simili ordinanze emesse in precedenza dal sindaco dell’Aquila Massimo Cialente.

Potranno, invece, passare il ferragosto e anche buona parte di settembre ancora in albergo, gli altri 25 mila aquilani con la casa completamente distrutta o con danni rilevanti. Mentre altri 30 mila rimarranno in tenda, almeno fino ai primi di ottobre. La Protezione civile ha demandato alla Guardia di Finanza i controlli relativi al rispetto di questa ordinanza. Gli alberghi saranno perlustrati per verificare che l’aut-aut venga rispettato.

Sul fronte della ricostruzione, invece, un problema rimane: non c’è posto per tutti nelle nuove case “provvisorie” volute dal Governo, quelle che serviranno per sistemare gli sfollati nell’attesa che L’Aquila venga ricostruita. E per questo motivo, gli alloggi saranno assegnati con un punteggio, in base ad una classifica. Infatti, le richieste abitative da parte delle famiglie sfollate – secondo una stima del Comune dell’Aquila – sono oltre quindicimila, mentre gli appartamenti previsti dal piano pubblico appena quattromila.

Così l’amministrazione locale ha avuto dalla Protezione Civile il compito di scegliere quali saranno gli inquilini delle diciannove aree in costruzione, e sulla cui realizzazione il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha assicurato di vigilare per tutta l’estate.
“Un compito ingrato” assicurano dalla giunta municipale “perché si tratta di stendere una classifica dei terremotati”. E quasi undicimila famiglie saranno escluse. Non avranno, invece, diritto all’alloggio gli aquilani che hanno un’abitazione agibile o coloro ai quali la Protezione Civile sta già pagando l’affitto altrove. Niente case anche a chi ha costruito un manufatto temporaneo (casa di legno). Previsti incentivi anche per gli studenti universitari.

Intanto, procedono a ritmo serrato i lavori nei cantieri degli alloggi provvisori. Alcuni giorni fa, sono state aggiudicate le commesse per gli arredi per un valore di 14 milioni di euro. La fornitura prevede per singolo appartamento: lavastoviglie, televisore, colonna frigo con congelatore, cuscini e tutti i mobili necessari a rendere perfettamente efficace la dotazione di ognuno degli oltre quattromila appartamenti.

Oggi a questi cantieri ha fatto visita il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, accompagnato dal ministro Roberto Calderoni e dal vice-ministro Roberto Castelli. Bossi ha al termine del mini-tour nei siti in costruzione ha sottolineato che “la ricostruzione procede spedita, che molto si sta facendo per questa città e che gli aquilani devono avere pazienza”.

Fonte La Repubblica

Questo blog non è solo sull'Uso Consapevole Delle Tecnologie

Questo è un blog politico. Che piaccia o no. Ma difficilmente mi si vedrà schierato a favore di un partito, o contro un partito… per partito preso.
Politica è essere o non essere razzisti, essere o non essere a favore dei diritti e delle libertà, politica è scegliere di buttare per terra una cartaccia o di raccoglierla e metterla in un cestino della differenziata, politica è scegliere tra accogliere o discriminare, sono tutte cose che non sono di destra o di sinistra, che non dovrebbero appartenere a l’uno o all’altra fazione politica. Sono “cosa pubblica”, sono bene pubblico.
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