Staipa’s Blog

Il Blog di Stefano Giolo, divulgazione informatica, uso consapevole tecnologia, e fatti miei

Arrivederci.

Tempo di lettura 3 minuti

In questi ultimi mesi questo bLog è stato un esperimento sociale e tecnico. Un bell’esperimento. Ho avuto modo di testare vari stili di scrittura dove per testare intendo sia nello scrivere sia nelle reazioni di chi legge. Ho visto come far ripartire il giro dai pochi lettori dello scorso anno ai numerosi che ora lo leggono regolarmente fino a picchi impensabili più di dieci volte superiori al suo standard con l’uso di titoli e tematiche ad oc. Ho conosciuto perfino qualche persona nuova che leggendolo mi ha interpellato non per chiedere ma per ringraziare o dare un’opinione. Pareri preziosi. Certo come di consueto ho incontrato anche chi insiste a interpretare dieci minuti dopo avergli detto di non farlo e ad incazzarsi per futili motivi ma a questo ormai sono abituato da anni.
In tutto questo breve percorso ho imparato molto, più da chi mi ha letto che da cosa ho scritto, più dal parere di poche persone che dallo scrivere per me stesso.
Una di queste recentemente, almeno considerato che mentre sto scrivendo è passata da poco la metà di marzo, colpita da uno dei racconti mi ha parlato di sé, e poi mi ha parlato di me in maniera che mi ha tuffato indietro in un mondo da cui provengo e che mi ha reso ciò che sono. “Leggerti è come guardare dalla vetrina di una pasticceria. Vedo pasticcini stupendi e buonissimi, ma io li vorrei mordere, vorrei addentarli non restare fuori a guardarli. Quando tu scrivi a volte sei così, non ti lasci andare, e quando lo fai, quando ti sporchi allora è magnifico”. Non sono le sue esatte parole ma sono sicuro che non ne avrà a male perché sono molto simili e ammetto di non ricordare quelle esatte. Lo stesso giorno, poche ore prima a dire il vero, lo stesso parere ma con parole più tecniche e meno poetiche lo avevo ricevuto da qualcuno che in qualche modo potrebbe avere in mano il mio futuro. Lo stesso parere, latente inafferrabile nascosto incompreso, lo aveva il mio inconscio quando rileggeva quello su cui sto lavorando da un anno e mezzo, ma non riuscivo ad afferrarlo. Oggi ripensando a tutto questo ho iniziato a sentire respirando, nel palato, dentro infilato tra il palato ed il naso, dove si incastrano gli odori o il catarro lieve di quando il raffreddore sta finendo, ho iniziato a sentire lì. Sentivo l’odore ferroso del di dentro di una persona. Sentivo attorno le labbra seccarsi il suo di dentro e attorno alla lingua quel legamento come di colla morbida, lo sentivo tra le dita, allargandole le sentivo lisce e scivolose e collose e morbide. Sentivo quella sensazione che perduta nel tempo rievocava il passato. Ero caduto come lanciandomi a braccia aperte all’indietro sul telo di vigili del fuoco. Nel passato da cui sono arrivato.
Ho sentito le mie mani sporche del suo di dentro di tanti anni fa quando riuscivo ad entrarvi, aprire, entrarvi, scavare, entrarvi e sporcarmi le mani e la bocca e tutta la faccia e gioire come un matto di tutto quello che vi trovavo. Sporcarmi le mani.
Sono stato come un falco negli ultimi tempi. Un falco dalla vista buona in grado di cogliere ogni dettaglio, il grado di elaborarlo, in grado di proporlo e riproporlo ma come un falco lo facevo dall’alto. Un falco che poi invece di infilare la testa le zampe e il collo nel corpo, nel sangue, nel di dentro della propria vittima, tornava nella sua gabbia a nutrirsi del mangime. Senza provare le emozioni reali. Credevo di sporcarle quelle mani ma nel luogo sbagliato, io luoghi che mi permettevano comunque di non sporcarle con la realtà. Questo è accaduto nel mio scrivere e non solo, ed era divenuto normalità.
Questo ho imparato.
Ci sono decine di cose davanti ancora da scrivere, da fare, da vivere, racconti iniziati e pagine da scrivere ogni dove, progetti. Non mi fermo qui, ma mi fermo qui. Per un po’.
Mi piace l’idea di aver appena scritto della dipendenza da scrittura e mi piace l’idea di contraddirmi smettendo apparentemente di farlo. Ma non smetterò.
Ora devo dedicarmi ad un progetto più grande, più ampio, più lungo, più sporco, più vivo. Tornerò ancora qui, un po’ più di rado probabilmente. Forse già domani o tra un mese.
Ora devo dedicarmi ad un progetto più grande in cui credo. Poi si vedrà.
Arrivederci a presto, e grazie a chi in questi mesi mi ha seguito ancora, grazie a chi continuerà a seguirmi nei prossimi e grazie a chi ha avuto la delicatezza e la forza di parlarmi.

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