Staipa’s Blog

Il Blog di Stefano Giolo, divulgazione informatica, uso consapevole tecnologia, e fatti miei

La mia prima volta (L’anima)

<- La mia prima volta
<- La mia prima volta (La vita)

Ricordo la prima volta come se fosse appena accaduta. I suoi capelli erano mossi, castano chiari, ricordo che a far scattare il tutto fu un ricciolo sbarazzino sulla fronte, si staccava dal resto dei capelli per spingersi fiero verso il centro e risalire. Quel ricciolo aveva attratto la mia attenzione, sembrava richiedere tutta la mia attenzione, sembrava volere che la mia attenzione si concentrasse solo su di lui quasi ignorando il resto della figura che lo portava. Avevo tredici anni ed eravamo a scuola nell’aula magna, non ricordo esattamente per cosa fossimo lì perché la mia attenzione era rivolta altrove. Non avevo idea di chi fosse perché era in un altra classe ma quel ricciolo spavaldo era in qualche modo un simbolo nella mia testa, il simbolo che avrebbe scatenato tutto il resto.

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Incontrare il passato

Molte delle persone che mi conoscono, soprattutto quelle che mi conoscono meno probabilmente, mi conoscono per la mia passione per la montagna e per quella per la scienza. Ho raccontato raramente da dove queste due passioni vengano, ho raccontato spesso che venissero dallo scoutismo, talvolta che venissero da mio padre. Tutto questo è vero. Non posso dire che non sia così. Ma prima di questo c’è un signora nella mia vita che mi ha dato un imprinting tutto speciale, prima che arrivasse lo scoutismo, probabilmente prima che arrivassero i ricordi.
Quando ero molto piccolo, non saprei dire quanto, mio padre mi portava a camminare in montagna, ricordo poche cose, ricordo il Carega, l’Altissimo, ricordo la Val di Rabbi ed una giornata di pioggia sul percorso dei laghi da quelle parti, ricordo l’acqua ferrugginosa ma soprattutto ricordo una signora, un’amica di famiglia che camminava con me.

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Il pensiero e la tascendenza visti come quarta dimensione

Mi sono sempre chiesto come esprimere il concetto di dimensioni fisiche aggiuntive a quelle che sperimentiamo quotidianamente, come spiegare a qualcuno di non avvezzo a tali teorie cosa possa essere una quarta dimensione o più. Lasciamo perdere come di consueto il fatto che una quarta dimensione, il tempo, la percepiamo ogni istante seppure non siamo in grado di interagirvi come con le altre e chiamiamo quarta una ulteriore “direzione” che non sia altezza, lunghezza o larghezza.
L’esempio classico che ho sempre usato è funzionale e semplice ma non permette di vivere in prima persona una rappresentazione di quarta dimensione, l’ho preso dalla spiegazione classica che viene fatta nella divulgazione scientifica, a partire da Stephen Hawking, passando per romanzi di fantascienza come Sfera di Michael Crichton al geniale Flatlandia di Edwin Abbott Abbott che ho già citato altre volte.

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L’attesa

Sei stato tu -nel tempo- ad insegnarmi l’attesa.
Non ero in grado -prima di te- di sedermi ed attendere. Nel silenzio.
Cullare lentamente il desiderio, sorridere dell’assenza, dare da bere ai sogni senza costringerli in nessuna direzione, osservarli crescere. Ed attendere.
Da semi distorti di confuse pulsioni mi hai insegnato a far nascere ciò che può essere armonico.
E ancora -o per la prima volta dopo di te- attendo qualcosa di nuovo. Non posso dire che io ci creda, non posso dire che io non ci creda. Non posso dire cosa sia. Ma mi fa sorridere.
Scrivo più strano dopo la mezzanotte.
Scrivo più bello forse.
Scrivo più vero.
Ma qualunque cosa sia, lo carezzo, lo attendo. Lo aspetto.
Non importa cosa sia, cosa possa o non possa divenire.
Sorrido.
Mi sento a casa.
E attendo il divenire, il divenendo.



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Ora

Non avevo mai compreso fino a quel momento ciò che mi dicevano degli uomini, non avevo mai compreso fino a quel momento ciò che volesse dire umanità. Ero giunto in questo mondo per vie che voi non comprendereste, ero giunto in questo mondo per mezzo di ciò che voi chiamereste dolore, di ciò che voi definireste sofferenza. Non le conosco, non ancora, queste cose, non mi appartengono questi termini. Ero giunto in questo mondo come ognuno giunge al proprio, un istante prima non esistevo, il successivo ero qui con una storia davanti ed una dietro, un puntino in movimento su di una linea infinita pronto ad andare avanti nel tempo e non tornare mai indietro. Come tutti voi.
Avevo sentito i vostri cuori battere e visto i vostri occhi inumidirsi, avevo sentito parlare di cose che non comprendevo, avevo sentito dire che la mia storia era triste, che ero forte, che sentirla e vedere qualcuno superarla rendeva felici ma non conoscevo queste parole, non avevo mai vissuto nulla di ciò che sentivo raccontare.

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Chiara Passilongo – La parabola delle stelle cadenti

Non recensisco spesso ed in genere lo faccio sulla musica, ma oggi mi sento di parlare di questo libro, e di questa scrittrice emergente Veronese che mi è capitato di avere l’onore di conoscere nelle mie peripezie.
Si tratta di “La parabola delle stelle cadenti” e di Chiara Passilongo.

Come ho già avuto modo di dire a lei il genere del romanzo se preso così come in sinossi, non è decisamente qualcosa che normalmente mi attirerebbe, si tratta della storia di una immaginaria famiglia veronese che nell’arco dei circa trent’anni a partire dal 1981 si trova ad affrontare la nascita ed il successo di una azienda dolciaria partendo da una piccola gestione familiare fino a raggiungere il successo nazionale trovandosi ad incontrarsi e scontrarsi con la realtà storica e politica dell’ultimo trentennio fino alla crisi dei nostri giorni, ma si tratta anche della vicende familiari, della crescita dei figli e dello scontro tra una generazione legata alla terra ed una proiettata verso la modernità.

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Lettera da capo scout a capo scout


Nota del 01/02/2016:
Questo post sta acquistando una inaspettata notorietà e la quantità di visite che riceve è in fortissimo aumento, ci tengo a specificare che tale riflessione è indirizzata ai capi facenti parte dell’associazione Agesci ma non all’istituzione Agesci che come tale non credo possa ad oggi schierarsi pubblicamente su questi temi senza una discussione interna. Non vuole per tanto essere sprono per chi sostiene campagne denigratorie nei confronti della stessa, ma tuttalpiù per chi ne promuova una discussione interna che non passi dai media.
Ringrazio per i commenti ricevuti (che non pubblicherò per evitare l’alimentazione di polemiche) nel bene e nel male e ricordo a chi mi accusa di mantenere l’anonimato che in questo blog non ho mai nascosto il mio nome, e vi si trovano agevolmente le mie generalità.

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La vita è stupenda. Parte 2.

Ormai cinque anni fa stavo scrivendo di quanto sia bella la vita, era marzo del 2009, nel mezzo una vita.
Una vita intera.
Ogni tanto lo rileggo, per fare del bene a me stesso, per ricordarmi quando ogni cosa vada a contribuire nel bene (e non nel male) alla crescita interiore, ad essere una persona migliore.
Ciò che ci rende peggiori è invece solo uno spreco, e lo stiamo sprecando noi, non è uno spreco di per se.
Credo che ogni cosa accada per una ragione, ma al contempo non credo in un destino o in una strada scritta. La verità è che la ragione la dobbiamo trovare noi, non inventarla, trovarla.
Ogni cosa che accade, ogni cosa terribile o buona ha infinite conseguenze, positive e negative. Non esistono cose universalmente positive o cose universalmente negative, le conseguenze ci sono in ogni senso, in ogni modo, il mondo è fatto di consecutio temporali e ciò che siamo è la conseguenza delle nostre scelte e delle scelte di infinite altre persone e del caso.

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Il nostro ministro dell’istruzione e la sua ignoranza… (ma basterebbe il buon senso a volte)

Io mi deprimo all’idea che il nostro ministro dell’istruzione sia ignorante a questo punto, e soprattutto che si permetta di fare dichiarazioni su cose che non conosce vantandosi pure di assurdità..

“Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l’esperimento, l’Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro. ”

Dico… qualcuno ritiene credibile che tra il CERN a Ginevra e Il gran sasso in Abruzzo ci sia un tunnel scavato sotto terra? Dalla svizzera al centro Italia un tunnel?? Non lo sa che i neutrini vengono sparati attraverso la crosta terrestre e non vengono influenzati dalla materia se non in minima parte?

Per altro gli autori dell’esperimento suppongono di sbagliarsi e chiedono supporto alla comunità scientifica per aiutarli a dimostrare se vi sia un errore o se il dato sia reale, e a quel punto bisognerà vedere quanto cambierà se semplicemente sarà un allargamento della relatività co che cosa implicherà, di certo non la faciloneria di “possiamo andare più veloci della luce”.

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Noemi

Non è passato moltissimo da quando ho criticato la produzione della cantante Noemi dicendo che la stavano sprecando, scrivevo testualmente

La sua vocalità è indubbiamente superiore a molte delle cantanti che girano, ma la musica? La musica ha solo lo scopo di supportare la voce. Musica piatta.
Togli la voce e resta un giro blues a caso, che cambia giusto un po’ per il ritornello.
Stimo molto la voce, la tecnica vocale di Noemi, più di quanto si possa stimare la banalità della voce di Grignani, e forse come cantante farà strada, ma il brano, il brano specifico non durerà perché non c’è musica, perché non c’è un atmosfera elaborata e costruita ad arte, così come nella gran parte degli artisti italiani di ora.

Parlavo del brano “Briciole” il suo primo singolo, inizialmente non incluso nel primo album “Sulla mia pelle” ed incluso successivamente nella versione Deluxe (altra nota negativa verso la produzione che per vendere di più fa comprare due volte lo stesso album ai fan accaniti [o ottiene di farlo scaricare?!]).

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Thinking Day

« Il modo vero di essere felici è rendere felici gli altri. Prova a lasciare questo mondo un po’ meglio di come l’hai trovato e, quando arriva il tuo momento per morire, tu puoi morire felice nel sentire che in ogni caso non hai perso il tuo tempo ma hai fatto del tuo meglio. »
B.P.

Il 22 febbraio di 152 anni fa a Paddingto nacque un uomo, un uomo semplice.
Era il 185 in famiglia e fra amici veniva chiamato Stephe ma il suo nome completo era Robert Stephenson Smyth Powell, il sesto figlio di otto del reverendo Baden Powell il quale morì però tre anni dopo.
Quando Robert aveva 12 anni, sua madre, con

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Facebook, i nostri diritti saranno suoi per sempre.

di Antonio Dini | 17-02-2009

Il più popolare social network al mondo cambia politica. Da oggi tutti i dati e le informazioni che gli utenti caricano nel loro profilo, foto comprese, resteranno per sempre di proprietà dell’azienda anche quando si volesse cancellare la propria identità online.

In questi giorni ha compiuto cinque anni e si è regalato un’altra polemica. Facebook, il social network più famoso del momento e che sta definendo un’epoca, ha infatti annunciato nei giorni scorsi di aver cambiato “giusto un attimo” le norme che regolano l’accordo con gli utenti del servizio. E il cambiamento sta provocando un’esplosione di polemiche in rete.

Il punto centrale è la gestione dei contenuti. Tutti i social network e tutte le aziende digitali “Web 2.0” sono basate sul concetto che i contenuti vengono prodotti dagli utenti.



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