Staipa’s Blog

Il Blog di Stefano Giolo, divulgazione informatica, uso consapevole tecnologia, e fatti miei

L’era dei social tradizionali sta per finire

Disclaimer iniziale: questo è un articolo di opinionismo spiccio che potrebbe risultare parzialmente divisivo, un po’ iperbolico, nostalgico e magari pure saccente. Ma (spoiler iniziale) ha anche una morale positiva. Quindi vedete voi, ecco.

Frequento internet da più di qualche anno, più o meno da quando ha iniziato a essere noto sul territorio italiano e si viaggiava ancora con rumorosi modem analogici

Suono di un modem analogico

e da allora ho assistito a una lunga serie di cicli che rendevano estremamente importante e apparentemente insostituibile un nuovo paradigma di navigazione rendendo obsoleto e inutile il precedente. La mia sensazione è che stiamo vivendo la fine di un nuovo ciclo e l’inizio di un altro e che le vittime sacrificali siano questa volta i social network per come li conosciamo oggi.

Agli albori della rete non esistevano i motori di ricerca, come non esistevano i social network.

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Sul sessismo, sull’impossibilità di mettersi nei panni degli altri

Non amo parlare di casi di cronaca specifici perché in generale passano, perché saltare sulla notizia è qualcosa che non amo fare, perché comunque se oggi inizio a scrivere un articolo lo pubblicherò probabilmente tra qualche giorno quando l’hype sul tema sarà calato, ma soprattutto perché non è il mio lavoro. Però talvolta le notizie di cronaca mi stimolano delle riflessioni su temi che mi sono cari, e che magari impattano la tecnologia e l’uso consapevole delle tecnologie.

Si tratta della condanna alla persona che ha dato uno schiaffo sul sedere di una giornalista, Greta Beccaglia, in diretta televisiva (https://short.staipa.it/nfjam), non credo servano grandi riassunti ma la storia è più o meno questa: un padre di famiglia, professionista, lavoratore, bravo ragazzo schiaffeggia sul sedere una giornalista in diretta TV davanti allo stadio, lei lo denuncia, lui viene condannato a un anno e 6 mesi, pena abbreviata a seguito del giudizio e che verrà annullata se il colpevole frequenterà nei prossimi 5 anni un percorso di recupero.

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Real-Time Bidding, privacy violata nonostante il GDPR

Il GDPR, o Regolamento generale per la protezione dei dati (https://www.garanteprivacy.it/regolamentoue) è stato indubbiamente un grande passo avanti per la gestione della nostra privacy, ha imposto regole a volte un po’ farraginose ma senza dubbio molto importanti ed efficaci per proteggerla. Ma come sempre c’è chi è molto creativo nel trovare alternative per aggirare ogni forma di regola, soprattutto quando di mezzo possono esserci forti guadagni.

La più grave di queste è probabilmente il Real-Time Bidding, che in italiano si traduce in Offerte in tempo reale. La cosa emerge da un’inchiesta di Iccl Irish Council for Civil Liberties (https://www.iccl.ie/)

Il real-time bidding è un processo a cui tutti siamo costantemente sottoposti nella nostra navigazione Internet o nell’uso di app che riportano pubblicità.

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Censura

Come funziona la censura sui Social Network?

Ho parlato di censura (e di come evitarla) in Esiste la censura su Internet? (https://short.staipa.it/23xml) e in altri articoli, ma non ho ancora affrontato nello specifico la cosa che sembra terrorizzare (o spingere) di più il complottista medio. Come funziona la censura su Facebook e sugli altri social network? Esiste? Quali sono le logiche? Davvero alcuni argomenti vengono censurati?

La censura sui social network esiste, ma la gran parte dei contenuti censurati non sono quelli che usano lo spauracchio della censura per convincere gli utenti a condividere più velocemente possibile le cose.

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Quelle generalmente rientrano nell’ampia tematica delle Fake News di cui ho parlato qui, o quantomeno rientrano in quel modus operandi tipico. (https://short.staipa.it/fake3).

Il bisogno di una censura sui social network è nato principalmente nelle fasi dopo l’11 settembre e la minaccia terroristica che ne è seguita, l’obbiettivo era quello di cercare di evitare che i social venissero usati per radicalizzare e reclutare persone che avrebbero potuto finire per far parte di gruppi terroristici.

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Soldi

Facebook ha pagato per diffamare TikTok?

Qualche tempo fa, in un articolo sulla (https://short.staipa.it/blckoutc) che terrorizzava all’epoca i genitori degli adolescenti che usano TikTok, mi sono lamentato di come i giornalisti abbiano fomentato un pericolo inesistente demonizzando una piattaforma per ignoranza.
Ma se non fosse così? Se dietro tutto questo ci fosse una forma di complotto?

Il Washington Post ha pubblicato un’inchiesta (https://short.staipa.it/wptiktik) secondo la quale Facebook avrebbe pagato per mettere in giro questo genere di voci e discreditare TikTok. Interessante direi.

Innanzi tutto, come indicato anche dall’articolo dire che sia stata Facebook è improprio, per essere più precisi da qualche tempo la società Facebook, che detiene il controllo dei prodotti Facebook, Instagram, WhatsApp, Oculus oggi si chiama Meta e continua a detenere il controllo dei prodotti Facebook, Instagram, WhatsApp, Oculus.

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boy in virtual reality helmet playing joystick

La percezione della realtà nei social

L’opinione pubblica è da sempre un fattore importante che tende però a sbilanciare il concetto di democrazia in maniera non lineare. Basti pensare al concetto che nel calcio conti più l’opinione del pubblico rispetto ai risultati per rimuovere un allenatore della nazionale, o che lo stesso possa valere in talune situazioni per quanto riguarda ministri in politica. In quei casi una percentuale urlante determina una scelta prettamente economica (nel caso del calcio) o di mero consenso (nel caso della politica) non dettata da una reale maggioranza in quanto in genere la reale maggioranza è semplicemente quella in silenzio: se non ho motivo di lamentarmi non mi metterò ad alzare la voce e lascerò che chi alza la voce si scaldi senza il mio intervento.

Fino a poco tempo fa avrei creduto non fosse necessario fare un ripasso su cosa significhi democrazia e probabilmente per la larga maggioranza di chi segue questo blog non è necessario; tuttavia, nel dubbio ci tengo a ricordare che una democrazia si muove sul volere di una maggioranza e non delle piccole minoranze che urlano più forte.

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Cos’è il diritto all’oblio?

Ho parlato di privacy in molti modi, in molti articoli. Da un lato per quanto ci preoccupa dell’uso dei nostri dati personali che fanno siti, dall’altra dell’uso che invece possono farne le persone. In Cosa può scoprire una persona dai miei profili social? (https://wp.me/pQMJM-2ab) ho ragionato su che cosa possano scoprire di noi le persone da quello che pubblichiamo, un possibile datore di lavoro, qualcuno che debba fornirci un’assicurazione, un futuro partner… In Cos’è il Revenge Porn? (https://wp.me/pQMJM-2hM) invece ho riflettuto sul rischio che immagini intime e personali vengano condivise in rete.

La cosa che accomuna questo aspetto della privacy è il bisogno, forte, che le informazioni su di noi scompaiano dalla rete. Possono esistere molti motivi. Può trovarsi in rete qualcosa che possa compromettere il nostro futuro lavorativo, qualcosa che non rispecchi più il nostro modo di essere, o qualcosa che possa creare problemi legali, o semplicemente dopo un passato in cui ci piaceva condividere moltissime cose ora vogliamo mantenere un profilo più anonimo.

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Esiste la censura su Internet?

Esiste la censura su Internet? Sebbene non sia la domanda più diffusa in rete, il fatto che esista una censura è una delle convinzioni più ampiamente condivise dai complottisti. Hanno ragione? Non ce l’hanno?

Come quasi sempre la risposta giusta sta nel mezzo. Tutto dipende da cosa si intenda per censura e di quale situazione o luogo si stia parlando.

Se si vuole sviscerare un tema in maniera sufficientemente completa bisogna partire ancora una volta dalle basi.

Brevissimo racconto di cosa sia Internet

Internet, riassumendo ai minimi termini, è una enorme rete di computer che condividono informazioni su scala globale. Il termine rete non è affatto casuale.

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In origine Internet era un progetto militare per permettere la continuazione delle comunicazioni anche in caso di guerra o disastro, di conseguenza proprio per come è costruita è fatta per aggirare (quasi) ogni tipo di attacco.

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Parliamo dei dati rubati a Facebook?

In questi giorni si sta parlando parecchio di un grosso furto di dati a Facebook, contrariamente alla gran parte delle altre volte in questo caso gli allarmismi hanno un fondamento piuttosto marcato.

Di questo furto si era già parlato nel 2019, e chi parla di ennesimo furto di dati, sbaglia. Tuttavia, fino a pochi mesi fa non c’era certezza su l’impatto di tale furto di dati né erano disponibili gli stessi su canali facilmente raggiungibili mentre da gennaio (forse prima) è stato reso semplice e alla portata di tutti accedervi.

Qual è l’entità del furto di dati da Facebook?

Si parla di 533 milioni di utenti, di cui oltre 35 milioni in Italia, terzo paese in classifica. Significa che globalmente si parla di circa il 20% degli utenti Facebook nel mondo, ma considerato che in Italia ci sono poco meno di 60 milioni di abitanti, scremando tra gli anziani e i bambini 35 milioni di utenti colpiti probabilmente si avvicinano se non alla totalità almeno ad un numero decisamente elevato.

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Come funziona il controllo parentale per i minori?

In questi anni risulta sempre più difficile non dare uno smartphone o un tablet a bambino e le paure nel farlo aumentano progressivamente. A scuola sempre più ragazzini lo hanno e chi cerca di resistere a questo processo di abbassamento dell’età minima fatica a resistere per il concetto de “se gli altri ce l’hanno perché io no?”

Molti si chiedono quale sia l’età giusta per consegnarlo ed esistono innumerevoli studi sui problemi che l’uso precoce di questi dispositivi può causare. L’argomento è fuori dalle mie competenze e per tanto non mi metterò a scrivere di psicologia dell’infanzia, mi limiterò ad esporre principalmente argomentazioni di tipo tecnico/legale legate all’opportunità di lasciare il dispositivo sotto il completo controllo del minore senza la vigilanza di un adulto.

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Come riconoscere un profilo falso?

Una parte della nostra vita Reale è ormai indissolubilmente legata a quella digitale. Volenti o nolenti siamo costretti a comunicare in maniera virtuale quotidianamente e talvolta capita di essere contattati per offerte interessanti, interessanti amicizie, o per svariati motivi. Io che lavoro nell’ambito informatico, ad esempio, so bene quanto la presenza online sia importante e quanto oggi sia più probabile trovare lavoro attraverso social network come Linkedin o analoghi che limitandosi a inviare curriculum o sperare in qualche agenzia di collocamento.

I social network non sono il male. Tuttavia, come ogni strumento vanno trattati con un minimo di attenzione per non incappare in clamorose figure gravi truffe.

Adescamento

Un problema comune, soprattutto per i minori è quello dell’adescamento, altro motivo per il quale è fondamentale un uso consapevole delle tecnologie sia per gli adulti che per gli adolescenti o bambini.

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Come navigare in modo sicuro?

Dopo aver parlato di Privacy e Identità digitale, un tema che non abbiamo ancora trattato a fondo è quello di navigare in maniera sicura.

Chi naviga in Internet da prima dell’ADSL (facciamo pure prima dell’ISDN), quando la navigazione occupava direttamente la linea telefonica e i modem facevano dei caratteristici suoni, ha vissuto un’epoca storica nella quale il rischio della navigazione era davvero alto.

Suono di un modem a 56K. Per i nostalgici o i curiosi.

Anche il solo navigare sul sito sbagliato (spesso legato pornografia o al download di software piratato) esponeva al rischio di enormi spese economiche. Il dialer che si occupava della connessione a internet funzionava in maniera similare ad una telefonata, era quindi possibile incappare in un virus che sostituisse quel dialer e riconnettesse alla rete attraverso un numero a pagamento pesando in maniera talvolta pesante sulla bolletta.

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