Staipa’s Blog

Il Blog di Stefano Giolo, divulgazione informatica, uso consapevole tecnologia, e fatti miei

Cielo terso e nubi bianche.

Tempo di lettura 4 minuti
Guardo le nubi bianche di questi giorni, il cielo azzurro, terso, la neve sul Baldo e sogno.
Sogno affrontando il futuro.

Mi piacciono le novità, mi piacciono le sorprese, e in questi giorni ce ne sono state molte, dal cantiere della casa che dovrei comprare chiuso per problemi tra architetto e impresario, a un nuovo gruppo con cui sto suonando (e di cui per ora non dico nulla perché credo sarà una grossa grossa sorpresa praticamente per tutti, e ad alcuni piacerà da morire ad altri farà proprio schifo), all’arrivo di un nuovo sassofono tra le mie braccia… finalmente il soprano, si! All’incontro o reincontro con una persona speciale che sono stato felice di rivedere.

E poi? Oggi mi è capitato tra le mani un chiodino delle mie scarpe chiodate di Atletica, è lì tra ne cianfrusaglie di anni, cianfrusaglie? Chissà…. due dinosauri, un chiodino delle mie scarpe da atletica, un magnete, dei vecchi bocchini da sax, posate da campo scout, un temperamatite a forma di maschera da sub, un’automobilina di metallo portata dalla russia. Tutte cose ferme lì da anni, ognuna un ricordo, ognuna un significato passato presente o futuro che sia, i denti di dracula, l’astronave che ho costruito da piccolo, un piccolo barman, una candela profumata ancora da scartare e poco più in alto.. una parete di fazzolettoni scout.
Il primo è tutto blu, il primo che ho scambiato, non avrei mai pensato poi di indossarlo e farlo mio tanti anni dopo, uno bianco e azzurro ricordo di leggende e sogni mai davvero avvenuti, ricordo di altri momenti più veri, ricordo anche di un amore incontrato anni dopo apparentemente del tutto slegato da questi colori e legato invece al precedente… ma invece così indissolubilmente legato a questo, uno è bianco e verde ed è stato lui a legarmi a questo bianco e azzurro perché è questo ad avermi portato in quella tenda anni fa, e quello giallo e verde? Che dire… forse il ricordo più bello, ma no.. ma no, perché questo blu con le linee gialle verdi e rosse? Questo mi riporta incredibilmente ad oggi e ad un incontro appena avvenuto, ma questo è legato a quello blu con le linee rosse e gialle… non esiste più quel gruppo, no ma… ma anche questo incredibilmente mi riporta al primo fazzolettone blu. Uno nero giallo e azzurro ricordo di drammi, di drammi profondi, indissolubilmente legato a un campo, un campo legato a quel fazzolettone verde e giallo dei sogni, a quello azzurro e bianco, e così ancora una volta a quello blu.
Il mio, il mio fazzolettone su cui ho promesso, rosso e blu, rosso e blu, rosso e blu… cosa si dice e Verona dei fazzolettoni con fondo blu? E quello arancione e nero, questo si è slegato dal mondo, altro gruppo che non esiste più fin da quando ero piccolo, e il fazzolettone arancione e bianco, quelli rossi dei campi di formazione, quelli con frasi scritte, firme, promesse, e attorno…. e il mio cappellone, e mille pezzi di stoffa di mille uscite, e ancora altri fazzolettoni che a nominarli tutti e raccontarne la storia potrei scriverne un libro e… e….

E tutto parte da quel chiodino delle scarpe che attaccato al magnete indica verso il cappellone, parte da questo cesto di oggetti che come un giardino zen esprime il mio giorno, ogni oggetto col suo significato, il suo ricordo, presente, futuro, passato.

Tutto questo perché ieri ho pensato agli ostacoli, ai danni fatti alle mie caviglie, alla mancanza di affrontare con forza la pista, al rumore dei chiodini mentre si staccano dalla gomma della pista, all’odore della gomma sulle mani dopo aver fatto esercizi sulle partenze, all’odore sporco della pista quando ci hai sbattuto la faccia e sei ancora troppo colpito per rialzarti, ai piccoli sassolini che ti restano attaccati alla pelle, piantati nella pelle, alla voglia di rivincita e di nuovo gli ostacoli che passano sotto le gambe mentre le sbucciature bruciano ancora, come tu fossi fermo e il mondo ruotasse in fretta portandoti nuovi ostacoli da saltare, e pochi passi e salto, passi, salto, passi salto e chissenefrega se questo ostacolo non riuscirò a saltarlo, ho scelto di farlo? Io salto e… e scoprire che è stato il più bel salto che potessi fare e farne un altro e mentre ti distrai pensando che…ne arriva un altro, giusto sul piede, giusto dove non dovrebbe essere, giusto per farti perdere l’equilibrio, giusto per finirti in mezzo tra la prima e la seconda gamba, giusto per non darti modo di non cadere e sbattere fa faccia di nuovo, perché sai che a quella velocità le braccia non reggeranno mai l’impatto e non hai il tempo di ruotare perché le gambe sono incastrate dal legno e pensare “si, ma la differenza erano pochi centimetri, il salto era buono” e schiantarsi ancora a terra.
L’odore della pista, i sassolini, credo che quel caldo sulla gamba sia sangue… si, beh dovrò sciaquarlo, il tempo di riprendersi dallo stordimento, il tempo di vedere se c’è qualche danno serio e… in pista, le mani un po’ sbucciate che bruciano al contatto della pista, e via, via di nuovo…..
Il segreto è non arrendersi, il segreto è crederci davvero, fare “meglio di ieri, peggio di domani” come diceva Carlo il mio allenatore.
Poi col tempo mi arresi.
Troppe ferite, due caviglie e un ginocchio con i legamenti stirati, una microfrattura ad una caviglia, un polso dolorante, mesi di recupero.
Mi sono arreso perché non ci credevo davvero.

Ma dove voglio arrivare con questa digressione? Ripenso ancora commosso ai tempi a cui mi riporta quel chiodino della scarpa ma so che oramai è tardi per riprendere quel sogno, non voglio sia così per altri sogni che ho vissuto, che sto vivendo, e quel chiodino indica un cappellone su tanti, tantissimi ricordi, tantissimi fazzolettoni, tantissimi momenti eppure… eppure li riportano allo stesso momento a uno, quello blu che ho deciso di indossare di nuovo, quello blu che mi ha dato sogni, lacrime, desideri, e nuovi cieli. E se tu sei arrivato qui a leggere non perdentoti una riga forse avrai anche capito di più di me, di questo colore, di questa stoffa, di questo simbolo che oggi torno a indossare con fierezza perché ci credo perché so cosa voglio realizzare e nonostante questo sia il periodo più turbolento che ho passato, nonostante il mio tempo, le mie energie, la mia mente siano occupati da problemi più grandi di me, si. Io ci credo e andrò fino in fondo.

“Pronti a fare del proprio meglio per servire”

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