Ecologia Digitale. Il titolo dice tutto ma va poi spiegato, declinato nei vari capitoli di questo libro dai numerosi autori: Gerry McGovern, Carlo Gubitosa, Francesco Cara, Giuseppe Palazzo, Alberto Prina Cerai, Alessandro Cillario, Stefano Onofri, Giacomo Venezia, Stefana Broadbent, Dario Pizzul, Stefano Trumpy, Tommaso Goisis, Stefania Paolazzi, Maurizio Napolitano, Giulia Monteleone, Matteo Spini, Nicola Bonotto, Savino Curci, Antonio Alessio Di Pinto, Gauthier Roussilhe, Massimo Acanfora, Duccio Facchini, Andrea Siccardo, Marianna Usuelli, Stefano Zoja. Così riporta la descrizione.
Questo libro parla di ecologia in senso più esteso possibile del termine, anche quando l’ecologia diventa in qualche modo igiene, pulizia. Sempre digitale si intende, perché di questo tratta il libro.
Il digitale è stato, è e continuerà a essere una enorme forma di progresso e per molte cose un grande risparmio sotto molti punti di vista. Ma lo stiamo usando correttamente? Da un lato il risparmio di burocrazia, di documentazione cartacea, di spedizione di informazioni è senza dubbio un grande risparmio dal punto di vista di inquinamento locale e una grande sicurezza dal punto di vista di persistenza delle informazioni ma tutto questo non è davvero privo di costi naturali. Quanto costa in termini di Anidride Carbonica e di sfruttamento di risorse e di vite umane il mantenimento dell’infrastruttura necessaria al digitale? Quanto ha senso salvare miliardi di foto, video e post dei social in relazione a tale costo? Esistono modi per usare il positivo del digitale senza amplificarne le parti negative? Siamo davvero così obbligati a usare i prodotti delle grandi aziende informatiche come Google, Microsoft, Amazon, e Apple?
Esiste un modo più etico di utilizzare in maniera più Etica il digitale? Risparmiare risorse, inquinare meno, usarlo solo dove davvero è necessario?
Questo libro indaga e racconta moltissimi aspetti di questi argomenti. Dall’uso che possiamo fare dei social, ai social alternativi, a prodotti opensource facilmente utilizzabili nelle scuole e nelle istituzioni, al riuso e la riparazione di prodotti elettronici. Ci mostra come un mondo apparentemente asettico e pulito come il digitale possa essere inquinante e sporco e al contempo ci dà dei suggerimenti per non amplificarne i danni prodotti.
Un libro che dovrebbe essere letto da molti, soprattutto da quelli che possono educare le nuove generazioni o che possono prendere decisioni sull’uso collettivo di tecnologie nelle istituzioni. Un libro che dovrebbe essere letto anche da chi si prende la briga di dire la propria nelle urne elettorali. Perché è sempre dal basso che si parte per cambiare le cose.
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