Staipa’s Blog

Il Blog di Stefano Giolo, divulgazione informatica, uso consapevole tecnologia, e fatti miei

Fai da te le tue ricerche

Tempo di lettura 13 minuti

Siamo ormai da tempo nell’era dell’informazione, la tecnologia permette di condividere il sapere in tempi estremamente ridotti, tutto corre e sembra sempre più alla portata di tutti farsi un’opinione, capire, studiare, scavare nella conoscenza e così sono tanti quelli che non si fidano, quelli che fanno da sé le proprie ricerche.

Il discrimine però tra fare queste ricerche in maniera accurata e farle in maniera superficiale però è spesso lo stesso discrimine tra scoprire una (probabile) verità e convincersi di una grande castroneria.

A questo punto come si fa a trovare informazioni affidabili e scartare informazioni inaffidabili in tutto il marasma di pro-cose, no-cose, complotti falsi, e complotti veri?

Ovviamente non ci sono metodi certi, anche il più esperto dei ricercatori della rete, come dei ricercatori di qualunque campo, può cadere in errore. Le cose importanti da sapere però sono poche.

I Bias Cognitivi

Il bias cognitivo (pron. ‘baiəsè un pattern sistematico di deviazione dalla norma o dalla razionalità nel giudizio[1]. In psicologia indica una tendenza a creare la propria realtà soggettiva, non necessariamente corrispondente all’evidenza, sviluppata sulla base dell’interpretazione delle informazioni in possesso, anche se non logicamente o semanticamente connesse tra loro, che porta dunque a un errore di valutazione o a mancanza di oggettività di giudizio.

Un bias cognitivo 
è uno schema di deviazione del giudizio che si verifica in presenza di certi presupposti. I bias cognitivi sono forme di comportamento mentale evoluto. Alcuni rappresentano forme di adattamento, in quanto portano ad azioni più efficaci in determinati contesti, o permettono di prendere decisioni più velocemente quando maggiormente necessario. Altri invece derivano dalla mancanza di meccanismi mentali adeguati, o dalla errata applicazione di un meccanismo altrimenti positivo in altre circostanze. Questo fenomeno viene studiato dalla scienza cognitiva e dalla psicologia sociale.

Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Bias_cognitivo

Tutti siamo vittime, e beneficiari dei Bias Cognitivi. Sono il meccanismo che in natura ci permetteva di avere più paura del dovuto e ci faceva scappare dal pericolo in anticipo, sono quelli che ci permettono a volte di frenare in auto prima di aver realmente avuto il tempo di ragionare coscientemente sul pericolo.
Allo stesso tempo, però, sono il meccanismo per cui tendiamo a fidarci di quello che conferma le nostre idee. Se io sono convinto che un conoscente sia subdolo e ladro, avrò la tendenza a non fidarmi di un suo invito a bere una birra, indipendentemente dal fatto che altri mi dicano che è una bella persona. E così se sono convinto che un’informazione sia vera tenderò a fidarmi di chi la dà per vera, e di non fidarmi per chi la dà per falsa. Senza verificare.
Ne siamo tutti vittima, giornalisti, lettori, debunker, scienziati, bambini, adulti, psicologi… tutti senza distinzione.

Per approfondire l’argomento consiglio questo articolo: I 23 bias cognitivi che ti incasinano la vita (https://www.efficacemente.com/mente/bias-cognitivi/)

L’effetto Dunning-Kruger

L’effetto Dunning-Kruger è una distorsione cognitiva ipotetica, a causa della quale individui poco esperti in un campo, tendono a sopravvalutare le proprie abilità.

Come descritto dagli socio-psicologi David Dunning e Justin Kruger, la distorsione deriva da un’illusione interna nelle persone con scarse abilità e dalla loro errata percezione esterna delle persone estremamente abili, concludendo che: «l’errore di valutazione dell’incompetente deriva da un giudizio errato sul proprio conto, mentre quello di chi è altamente competente deriva da un equivoco sul conto degli altri».

La distorsione è legata al pregiudizio cognitivo della superiorità illusoria e deriva dall’incapacità delle persone di riconoscere la loro mancanza di capacità. Senza l’autoconsapevolezza della metacognizione, le persone non possono infatti, oggettivamente, valutare il loro livello di competenza.

https://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_Dunning-Kruger
Grafico sull’effetto Dunning-Kruger, che mette in relazione la conoscenza percepita e l’esperienza effettiva

L’uso della paura

Se quello che stiamo leggendo ci spaventa molto è il caso di sospettare. In questo periodo storico, soprattutto, molte notizie e molte informazioni tendono a spaventarci. La paura attiva altri bias cognitivi impedendo di ragionare in maniera razionale e di prenderci il tempo per capirne di più. Se una notizia ci spaventa c’è buona probabilità che sia stata scritta per spaventarci e attirarci.

Tutto il succo è scritto nel titolo e l’articolo è povero di informazioni? Sembrerebbe proprio un attira-click fatto da qualcuno che non abbia competenze o conoscenze per sostenere poi l’argomentazione.

Chi l’ha scritta? Ci sono nomi e cognomi, nomi di aziende, dati che siano verificabili?
Se non ce ne sono meglio bollare la notizia come falsa.
Se ce ne sono meglio andare a controllare le referenze di chi e cosa viene nominato.

Un titolo, anche un premio Nobel, non vuol dire una garanzia

L’ordine dei medici, come quello dei giornalisti, degli avocati, degli ingegneri, dei notai sono elenchi pubblici. Non è difficile andare a verificare se un dato personaggio per esempio “il Primario dell’ospedale tal dei tali” sia davvero un medico, se la sua specializzazione sia davvero quella dichiarata e se sia davvero primario di un dato ospedale. Sono tutte informazioni pubbliche ed è meglio verificarle prima di fidarsi. Ci sono tanti ciarlatani. Lo stesso vale ovviamente per un ingegnere, un avvocato o altro.
Se la persona che fa la dichiarazione non è titolata a farlo dovrebbe almeno citare qualche altra ricerca o persona che possa dare autorità alla propria affermazione. In caso contrario meglio bollarla come non verificabile e quindi non prenderla per vera.

Neppure il Nobel è una garanzia. Il premio Nobel è un riconoscimento non sempre dato a persone che lo meritano a pieno, basti pensare al criticato premio Nobel per la Pace dato preventivamente a Barack Obama come presidente degli Stati Uniti. (Qui un approfondimento interessante: Le guerre di Obama – Il Post https://www.ilpost.it/2017/02/12/le-guerre-di-obama/).
Il premio Nobel, se ben meritato, dimostra comunque solamente che una persona ha ottenuto uno specifico grande risultato su uno specifico campo, non che quella persona sia un genio a tutto tondo. Un premio Nobel di un settore può non essere un’autorità in un altro, e un premio Nobel che abbia scoperto qualcosa di importante negli anni Sessanta non necessariamente ha negli anni Venti del secolo successivo le stesse competenze di chi è cresciuto e ha studiato usando nuove tecnologie all’epoca inesistenti.
Per fare un esempio un medico che abbia scoperto e studiato un virus con un microscopio negli anni Sessanta non è detto che oggi sia un esperto di bioinformatica in grado di sequenziare un genoma di un virus.

Le fonti

Ogni articolo scientifico almeno decente indica delle fonti. Le fonti sono altri articoli correlati che è possibile visionare, citazioni con l’indicazione di autore e libro/intervista/situazione in cui le frasi sono state dette, rimandi a ricerche altrettanto verificabili.
“Una ricerca scientifica…”, “La scienza dice…”, “Alcuni medici dicono…”, “Secondo alcuni studi…” sono tutte frasi che in un articolo scientifico non hanno motivo di esistere. Se un articolo usa frasi di questo genere non è da considerarsi affidabile. Diverso invece se viene specificato chi abbia fatto quella ricerca, dove, e dove sia stato pubblicato il relativo articolo. A quel punto sarà semplice fare come indicato nel precedente paragrafo: cercare informazioni sui ricercatori, sulla struttura e sull’articolo per vedere se sono credibili e se a loro volta riportano fonti e dati.

I dati e l’aneddotica

Quando si parla di dati è necessario parlare di grandi numeri e di statistiche. Non tutti padroneggiano questo genere di informazione e spesso è facile essere tratti in inganno, soprattutto se chi scrive vuole effettivamente trarci in inganno.
“Conosco una persona che…”, “A me è successo…”, “Alcuni ricercatori…” e frasi di questo genere non trovano spazio in nessuna ricerca scientifica. Ma neppure test su poche centinaia di persone sono considerati attendibili. Ogni ricerca scientifica che si rispetti deve prendere in considerazione migliaia o milioni di casi (salvo ricerche specifiche dove questo non sia oggettivamente possibile o sensato).
Non a caso quando si parla di efficacia di qualcosa o di sicurezza di qualcosa si parla di percentuali. Se una ricerca dimostra che qualcosa funziona nel 99% dei casi è probabile che per quanto vicini a noi i casi in cui non funziona appartengano comunque a quell’1% di margine.

L’aneddotica invece è appunto la raccolta di aneddoti, “Conosco una persona che…”, “Alla mia amica è successo…”, “Su di me funziona…” e ha prevalentemente a che fare con quell’1% di margine e con l’effetto placebo o l’effetto nocebo.

Un placebo è una sostanza inerte o un trattamento me­dico senza alcuna proprietà terapeutica, mentre l’effetto placebo, o risposta placebo, è la conseguenza della sua somministrazione. Tale effetto consiste in un cambiamento organico o mentale collegato al significato simbolico attribuito a un evento o a un oggetto in ambito sanitario. È importante sottolineare che l’effetto placebo è dovuto al contesto psicosociale nel quale si trova il pa­ziente sottoposto a terapia ed è costituito da qualsiasi oggetto o persona in relazione con il trattamento, capace di ‘comunicare’ al paziente che si sta effettuando una terapia e che quindi si prevede una riduzione dei sinto­mi nel prossimo futuro. Per misurare l’effetto placebo occorre escludere una serie di fattori che nulla han­no a che fare con l’effetto placebo reale.

[..]

L’effetto placebo può andare anche in direzione opposta. Se per es., il soggetto si aspetta l’incremento di un sintomo, questo può verificarsi realmente. In tal caso, si parla di effetto nocebo. Quest’ultimo è stato dimostrato in numerose condizioni, come il dolore e la performance motoria. I processi alla base dell’effetto nocebo sono praticamente gli stessi dell’effetto placebo, solo che vanno in direzione opposta: possono essere coinvolti meccanismi di aspettativa o condizionamento. Poco si sa sulle sue basi neurobiologiche, considerati gli inerenti problemi etici. Infatti, al fine di studiare l’effetto nocebo è necessario indurre aspettative negative, come effettuare, per es., una procedura che secondo il soggetto produrrà un aumento del dolore. In altre parole, una procedura nocebo induce stress nei soggetti che si sottopongono a essa, quindi è eticamente possibile indurre una risposta nocebo solo in condizioni particolari, per es., in soggetti volontari sani ma non in pazienti.

Fonte: EFFETTO PLACEBO E NOCEBO in “XXI Secolo” (treccani.it)

La Statistica

Per quanto riguarda la statistica non è facile comprenderne a fondo le implicazioni per chi non ha avuto modo di studiarla ma proverò a scrivere un prontuario di frasi di cui diffidare:

  • In media/mediamente/la media dei casi: la media, senza ulteriori dati è spesso fuorviante. Basti pensare che se su dieci persone una mangia dieci polli e nove non ne mangiano, in media ogni persona ha mangiato un pollo. Infatti (10+0+0+0+0+0+0+0+0+0) / 10 = 1
    Parlando di media sarebbe bene che venissero forniti almeno il range di valori, già dire che in media viene mangiato un pollo ma ci sono alcuni che ne mangiano due e alcuni che non ne mangiano aiuta a capire che probabilmente nessuno ne mangia tre e che quindi al massimo sono metà a mangiarne due e metà a non mangiarne e ci si fa un’idea del possibile squilibrio
    (2+2+2+2+2+0+0+0+0+0) /10 = 1 oppure (2+2+2+1+1+1+1+0+0+0) /10 = 1
    Proprio per questo, infatti, in statistica si definiscono indici più significativi come la varianza, la mediana o lo scarto quadratico medio, ma non sono molto adatti alla lettura da parte di un cittadino medio, o di un giornalista medio.
  • Rispetto al periodo precedente gli eventi sono raddoppiati/triplicati/dimezzati: anche in questo caso per valutare è necessario sapere se nel periodo precedente c’era stato un singolo evento e in questo due, o se nel precedente erano un milione e ora due milioni. C’è una certa differenza e se il dato non viene fornito, meglio diffidare o informarsi, potrebbe essere il classico titolone spaventone.
  • Rispetto al periodo precedente gli eventi sono millecinquecentosessantadue in più/meno: vale lo stesso del precedente paragrafo. Il numero a cosa si riferisce? Quanti erano prima e quanti dopo? Quanto è la popolazione completa? Perché se si parla di mille italiani si parla di mille su 60 milioni, mille israeliani sono mille su 9 milioni, mille statunitensi sono mille su 328 milioni. Le proporzioni in questo caso contano, e parecchio.
    Per esempio, se si parla di posti di lavori presi o persi è sbagliato rapportarli ai 60 milioni di italiani, meglio rapportarli ai 23 milioni di occupati e se si parla di 1000 posti di lavoro persi o trovati possono sembrare moltissimi, e per ognuno di quei mille può essere un grosso dramma, ma rapportati a 23 milioni risulta una percentuale piuttosto bassa, se invece si tratta di dipendenti di una singola azienda potrebbero essere moltissimi. Tutto dipende essenzialmente dal contesto.
  • Correlazione dei dati: una correlazione può essere apparente, non basta che i dati si somiglino per rendere la correlazione è reale. Come non basta che due fatti siano temporalmente consequenziali. Confrontando per esempio i soldi spesi negli stati uniti per scienza, spazio e tecnologia con il numero di suicidi per stritolamento, strangolamento e soffocamento tra il 1999 e il 2009 i dati sembrano fortemente correlati. Ciò nonostante, credo che anche il complottista più spinto non arriverebbe a considerare i soldi spesi per scienza, spazio e tecnologia come causa dei suicidi per stritolamento, strangolamento e soffocamento, o i casi di suicidi per stritolamento, strangolamento e soffocamento causa dei soldi spesi per scienza, spazio e tecnologia. Prima di dichiarare vera una correlazione tra due eventi serve esaminare altri dati o mettersi nelle mani di qualcuno che di statistica ci capisca davvero per capire come quei dati siano stati raccolti generati o rappresentati.

Allo stesso modo il fatto che io abbia mangiato della pastasciutta prima di subire un grosso incidente non implica necessariamente che la colpa dell’incidente sia imputabile alla pastasciutta.
Anche nel caso che il legame apparente tra due eventi sia apparentemente più stretto, ad esempio che siano entrambi eventi medici, o entrambi eventi meccanici.
Se il gommista mi ha cambiato le gomme e poi mi si è rotto lo spinterogeno, i due eventi non sono necessariamente collegati. Anche se la parola spinterogeno sembra una cosa brutta e spaventosa.

Scegliere qualcuno di cui fidarsi

Fidarsi di qualcuno è necessario. Quando saliamo su un aereo scegliamo -magari inconsciamente- di fidarci degli ingegneri che lo hanno progettato, di chi ha scelto quanto carburante caricare (perché sì, non vanno col pieno, dipende dal peso del carico e dalla distanza), di chi ha fatto la manutenzione del mezzo. Lo stesso lo facciamo quando entriamo in una casa, passiamo su un ponte, usiamo lo smartphone (per esempio la batteria se mal realizzata potrebbe esplodere), l’allarme di casa, un qualunque elettrodomestico, l’automobile, la moto, perfino la bicicletta. Certo in molti casi preferiamo una marca a un’altra, un produttore a un altro, un professionista a un altro. Non c’è nulla di male.

Allo stesso modo nessuno è onnisciente e il limite di cercare da sé le informazioni è che a un certo punto bisogna fidarsi. Si può scavare all’infinito ma prima o poi ci si scontrerà sempre con una ricerca o qualcosa che non possiamo verificare e toccare con mano.

La distanza tra Sole e Terra è in media 149,60 milioni di chilometri, ma un cittadino medio non ha gli strumenti per verificare se tale distanza sia corretta, la circonferenza della terra è di circa 40.075 chilometri, si può calcolare in autonomia verificando la curvatura della terra misurando l’orizzonte da più altezze ma chi ha il tempo e la voglia di verificarlo? Eppure, se la scienza ufficiale ci stesse mentendo su questo dato magari le compagnie aeree ci starebbero facendo pagare più soldi di biglietto fingendo di coprire distanze diverse dal vero!

Insomma, a un certo punto finiamo per fidarci di uno o di un altro esperto, di uno o di un’altra ricerca. Ma di chi fidarsi?
La scienza funziona per peer review, in pratica tutto è pubblico e ognuno può verificare le ricerche degli altri. Se la maggioranza di quelli che hanno le competenze su un argomento la pensano in un certo modo è probabile che quella sia la cosa giusta, fermo restando che chi non è d’accordo può sempre confutare le ricerche con altre ricerche, le quali subiranno peer review e in caso di rivoluzioni presto o tardi la maggior parte cambierà opinione.

Contrariamente a quanto si racconti non ci sono mai state vere rivoluzioni, ma sempre evoluzioni, anche Galilei e Copernico hanno “solo” evoluto le teorie Tolemaiche evidenziandone le criticità, anche Newton ha “solo” allargato le teorie di Copernico correggendone dei difetti, anche Einstein ha “solo” allargato correggendone dei difetti delle teorie di Newton. Ogni grande evoluzione scientifica poggia ben salda i piedi sulle teorie precedenti. Tutto il resto, l’inquisizione, le abiure, i roghi, non hanno a che fare con la scienza e la sua evoluzione.

Ma quindi di chi fidarci? Se si tratta di persone meglio fare una ricerca delle referenze sullo specifico albo:

Si possono cercare le referenze di “Scienziato tal dei tali dell’università pinco palla” sul sito dell’università stessa, si può valutare se quando porta una tesi su un argomento cita fonti verificabili e provare a verificarle. Poi ovviamente conta anche il modo di esprimersi, rispettoso o meno, chiaro o meno. Ma come se per fidarci di un aereo preferiamo un Boeing invece di un Vattelapesca, sia che viaggiamo con una compagnia di bandiera che se viaggiamo con una compagnia low-cost, resta fondamentale che la prima scelta siano il curriculum e la sua dimostrabilità, come la dimostrabilità delle sue affermazioni.
Per esempio, il 90% di quelli che usano la parola quantistico o peggio quantico non sono fisici ma usano termini di fisica per giustificare fuffa new age, e per scoprirli basta verificare il loro curriculum.
A meno che per Quantico non intendano la città della Virginia negli Stati Uniti ovviamente…

Fidarsi per partito preso di chi urla di più o di chi dice quello che vogliamo sentirci dire è sempre un errore. Anche se poi quello che viene detto si rivela vero è il processo che abbiamo scelto per fidarci a essere scorretto. Poi, ovviamente, dopo aver verificato a sufficienza come è giusto che sia possiamo scegliere di fidarci di quella fonte senza dover verificare punto per punto, sempre però con la consapevolezza che anche quella che abbiamo scelto come fonte di fiducia sarà comunque passibile di errori.

Conoscenza ed esperienza su come vengano fabbricate le notizie false

Infine, è importante studiare e capire come funzionino le Fake News, per questo non posso che rimandare alla mia serie di articoli sulle serie di articoli. (https://short.staipa.it/fake)

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Sono disponibile per l'organizzazione di conferenze su Uso consapevole delle tecnologie, e su Come riconoscere le Fake News, o altri temi analoghi. Potete contattarmi attraverso i miei contatti su questo sito. Le conferenze possono essere declinate per formazione per adolescenti, formazione per genitori o formazione per insegnanti. Potete visitare l'apposita pagina Conferenze e Corsi per maggiori informazioni.

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