Era un po’ che mi girava in testa l’idea di scrivere qualcosa sul modo di commentare delle persone sui social. L’articolo che ho scritto recentemente, Il caos provvidenziale e la famiglia Cecchettin (https://short.staipa.it/6n83a) purtroppo me ne dà il modo.
Per chi non ha tempo di leggerlo, anche se è sicuramente più utile leggere quello che questo, si tratta di un articolo sui femminicidi, sul fatto che le cose nell’opinione pubblica stiano cambiando e che sia fondamentale siamo noi uomini a farci portavoce di questo cambiamento. Scrivo anche che ci sono persone che si stanno infastidendo di questo cambiamento e che trovo positivo tale fastidio perché indica come davvero le cose stiano cambiando.
L’articolo è stato condiviso da diverse persone su Facebook e sul profilo di una di queste c’è chi si lamenta di come la questione del femminicidio di Giulia Cecchettin sia stato gestito come propaganda. Che i dati che vengono riportati (non ci sono dati nel mio articolo) siano sbagliati. Al chiedere spiegazioni la risposta è offensiva. Insistendo e facendo notare che l’articolo parlasse proprio delle persone come lui, che si focalizzano su dati e non sulle persone e la loro sofferenza, invece di continuare una discussione adulta e razionale sceglie di bloccarmi e chiudere ogni possibilità di dialogo. Dicendo inoltre che non parlava con me, l’autore dell’articolo sotto cui commentava.



Non mi interessa criticare nello specifico questa persona. Mi viene detto per altro non essere un fascistello represso a caso ma una persona generalmente intelligente. Quello su cui mi interessa riflettere è quella che in gergo delle mie parti si definisce “chiusura della vena”, quel momento in cui qualcosa, ti impedisce di ragionare in maniera razionale e perdi il controllo di quello che stai scrivendo. Credo sia questo che è successo. E le conferma da chi conosce questa persona che non sia una persona stupida in generale non fa che rafforzare il fatto che Stupidità e ignoranza non sono la causa (https://short.staipa.it/fjz45), neppure quando si parla del sessismo e l’impossibilità di mettersi nei panni degli altri (https://short.staipa.it/o3c89), ma è un dato di fatto che ci siano argomenti, per ognuno di noi, che ci fanno chiudere la vena e ci rendono incapaci di ragionare.
Bisogna riuscire a fermarsi, a riflettere su cosa ci sta accadendo e quasi sempre quando ci incazziamo stiamo uscendo dalla capacità di razionalizzare e di metterci nei panni degli altri.
Davvero. Chiunque pensi che il femminicidio, o la violenza sulle donne non siano una situazione così grave si guardi attorno. Perché se ne parla? Perché la gran parte delle donne si dice preoccupata di questo tema? Sono tutte gallinelle spaventate loro che vivono la situazione sulla loro pelle o siete voi il detentore della conoscenza a distanza che sa che loro sbagliano? E anche sbagliassero che male ci sarebbe ad aiutarle a sentirsi più sicure? Cosa toglie a noi uomini il fatto che le donne possano sentirsi più a loro agio con noi, possano passeggiare senza sentirsi in pericolo?
Perché secondo me la questione sta tutta lì. Non conta che i femminicidi siano in crescita o in calo, siano di più o di meno qui che altrove, ci siano nel mio quartiere dove vivo o da un’altra parte. Conta che le donne si sentono in pericolo. Che un alto numero di donne vengono picchiate, ammazzate, ma anche solo palpeggiate o molestate verbalmente o considerate proprietà di un uomo. Anche se tutto questo fosse in calo non significa che non si debba continuare a spingere per far sparire il fenomeno. Ed è un fenomeno che non è negabile. C’è anche quotidianamente nei media di cui fruiamo, nei film è normalissimo che le donne vengano forzate a fare cose che non vorrebbero, poi tipicamente cedono e si innamorano, sì, nei film. La realtà è diversa. Nella realtà nessuno vuole essere forzato a fare nulla. Nella realtà deve esserci sempre il rispetto come primo valore, e se qualcuno è spaventato, grida, ha paura la prima cosa da fare è fermarsi, chiedere il perché e fare il possibile per far sentire quella persona a suo agio.
Il resto sono chiacchiere e giustificazioni valide solo per sé stessi.
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