Oggi uno dei maggiori problemi di comunicazione, a mio avviso, è causato dall’incapacità delle persone di controllare la violenza verbale.
Gli esempi sono tanti, uno è quello di quando si trattano argomenti affini alla medicina o alla scienza in genere, ci sono grandi tematiche di complotto legate ai vaccini, all’uso di medicine alternative spesso del tutto inefficaci, o in questo periodo le protezioni dal virus SARS-CoV-2 o l’uso di nuove tecnologie come il 5G.
Sono forme di paura e di complottismi che sono sempre esistiti, ai tempi del 4G (https://tinyurl.com/yxov9m5l) o dei primi cellulari la fobia era pressoché identica, il complotto delle scie chimiche esiste ormai da decenni, lo stesso vale per molte convinzioni errate sulle medicine alternative. Ma si trattava sempre di discussioni pacate, di aneddoti raccontati di gente che ci crede e gente che non ci crede. Di conosco uno a cui è successo così e di su di me non funziona. Il rispetto reciproco permetteva di sorridere delle posizioni diverse dalla propria e continuare a vivere serenamente.
Oggi invece il clima è notevolmente cambiato. Forse la “protezione” di uno schermo sui social, e l’accesso massivo a internet, forse lo sdoganamento di certe correnti politiche di insultarsi a vicenda, e di usare in maniera strumentale le affermazioni e le situazioni, o forse semplicemente il fatto che ogni singolo individuo tende a sentirsi portatore di verità sta rendendo sempre più violento il modo di comunicare.
Se da un lato può essere considerato normale perché sintomo di insicurezza piuttosto che di ignoranza, dall’altro sta avendo proporzioni che sembrano oltrepassare l’assurdo, non tanto per la stupidità di insultare o offendere gratuitamente quanto per il fatto che la stragrande maggioranza delle volte sia controproducente, soprattutto da parte di chi vuole convincere qualcuno di un’idea che ritiene migliore.
Frequento molti ambienti diversi, ambienti scientifici, ambienti politici apartitici (Rimando qui per capire cosa io intenda per Politico Apartitico: https://wp.me/PQMJM-as), ambienti in cui si fa educazione, e ambienti più eterogenei come quelli sportivi e il mondo del lavoro; la situazione sembra la stessa: tutto si riduce ad un tifo da stadio.
Alcuni (che si definiscono) divulgatori scientifici, si ritrovano a insultare pubblicamente dai social o dalla tv persone che hanno paura dei vaccini e credono che siano pericolosi, associazioni che si definiscono femministe invece di tentare di instaurare un dialogo costruttivo insultano aprioristicamente chiunque possieda un pene, maschio, transessuale o comunque preferisca definirsi, pro o contro il femminismo che sia, a difesa o contro le donne che sia, genitori insultano chi non ha figli perché “non possono capire” e senza figli insultano genitori perché i bambini fanno questo o quello, persone che si sentono di destra (o di sinistra) insultano dando agli altri della sinistroso (o destroso) come se per l’avversario questa possa essere un’offesa. Perfino nei gruppi Facebook dove si parla di montagna ci si insulta perché si vuole o non si vuole le croci sulle vette, perché in montagna dovrebbe andarci solo chi è esperto o perché dovrebbero andarci tutti.
I denominatori comuni sono quasi sempre due:
Attacchi personali violenti
Spesso la difesa della propria opinione parte dal discredito non tanto dell’opinione quanto della persona che la porta.
Invece di discutere alla pari sul tema si finisce per accusare l’altro di non essere abbastanza acculturato, piuttosto che di essere un ladro, piuttosto che di aver fatto qualche errore in passato. Il tentativo è di rendere migliore la nostra idea rendendo noi migliori dell’altro o, dove non possibile, l’altro peggiore di noi. Spesso gli attacchi sono anche piuttosto violenti e personali, si offende, si colpisce per ferire, per affondare. Ma non è così che si può convincere, non è così che si può crescere.
Prendendo due esempi concreti, uno legato all’ignoranza e uno legato alle minoranze è facile vedere come sia una metodologia assurda e controproducente.
Il primo caso è quello degli Antivaccinisti, o No-Vax: se da un lato è vero che la scienza non è democratica e che il metodo scientifico prevede una serie di test, codificati, incontrovertibili e riproducibili che dimostrano la veridicità di una affermazione dall’altro questo spesso non è sufficiente a risolvere le paure se non viene spiegato in maniera chiara ed esaustiva. Non sempre è possibile convincere qualcuno neppure con il metodo scientifico ma di certo offendere e denigrare l’interlocutore non aiuterà di certo ad ascoltare e comprendere una spiegazione. Ovviamente neppure da parte dell’Antivaccinista, che si spera convinto della propria opinione, sarà utile insultare l’eventuale intelligentone per farsi ascoltare o spiegare qualcosa.
Un caso di una minoranza anche se sarebbe bello non fosse tale, è quello delle femministe. Con il delle sottolineato. Mi è capitato più volte di aderire a manifestazioni organizzate da alcune associazioni femministe e la parità di genere, la protezione delle donne dalle violenze, l’abbattimento del patriarcato sono temi che mi sono cari. Ma in ognuna di queste manifestazioni una piccola (ma rumorosa) parte urla slogan offensivi nei confronti degli uomini, tutti gli uomini, indistintamente, anche quelli che sono lì per difenderle. Anche qui è chiaro che se sei in una situazione di minoranza (in questo caso non in quanto donna ma in quanto persona attenta ai diritti della donna) non potrai convincere la maggioranza (persone sostenitrici del patriarcato e persone a cui non interessa il tema) a stare dalla tua parte insultandoli. Non funziona. Continuerai sempre a rimanere una piccola minoranza, anche se d’altra parte avrai così modo di auto-alimentare la tua rabbia e continuare per sempre a manifestare le stesse cose e sentire di avere uno scopo.
Insomma, insultare serve esclusivamente a perdere di credibilità.
Sono due esempi che si possono applicare a molte altre situazioni, quelli legati all’ignoranza possono essere tentativi di far comprendere i mali creati da una certa ideologia del passato, l’importanza del risparmio energetico, l’importanza della gestione dei rifiuti, l’attenzione a determinati comportamenti sociali che possono creare problemi agli altri, o qualsiasi tematica di ambito sociale che sia volta a migliorare la vita comune, quello delle minoranza si può applicare al razzismo, alla libertà di orientamento e identità sessuale, alla libertà di culto, all’aiuto delle persone meno fortunate, alla gestione degli anziani, dei disabili.
Ci sono decine, o centinaia di temi che si possono applicare a questi due casi.
Tutti però diventano terreno di scontro, soprattutto in ambito partitico. Si identifica una persona che abbia attenzione a un tema come fosse una fazione partitica, o un gruppo di appartenenza e si spara a zero su quella fazione o gruppo, o peggio direttamente sulla persona. Senza discutere il tema in oggetto, in un continuo perdere tempo e alzare l’asticella dello scontro. Non si discute se sia accettabile che due persone dello stesso sesso si amino, si discute di quanto brutto (o bello) sia vederli baciarsi, non si discute se il 5G faccia o meno male ma si urla a complotti e ci si dà degli stupidi, non si discute su come aiutare una persona disposta a mettere i propri figli su un gommone per attraversare il mare ma si dà del fascista a chi dice che siano pericolosi e del radical chic e buonista a chi ritiene che sia il caso di aiutarli.
Se non sei della giusta categoria non puoi parlare
L’altro modo di non discutere invece è spesso quello tipico di se non hai figli, se non sei di colore, se non sei laureato, se non sei donna, se non sei gay, se non sei un imprenditore, se non hai lavorato nei campi, se non sei delle montagne, se non hai vissuto quello che ho vissuto io, se non sei [mettici la categoria che più ti aggrada] non puoi parlare. Rientra nella questione di cui poco sopra sulle minoranze, ma peggio. Non solo in quel momento ci si sta riconoscendo minoranza ma si sta cercando di diminuire ancora di più la propria categoria tagliando fuori da qualunque discussione sia chi è contro di te che chi è a tuo favore. Ancora una volta: se si vuole convincere qualcuno, se si vuole il supporto di qualcuno bisogna dialogarci, portarlo dalla propria parte con una discussione se non sei […] non puoi parlare si sta impedendo tutto questo, invece bisogna saper spiegare la propria posizione, saper spiegare che se non sei […] devi provare a metterti in questi panni e prendere in considerazione queste problematiche. E soprattutto bisogna accettare l’eventualità di essere noi a spostarci dalla parte opposta.
Perché non abbiamo sempre ragione. Nessuno di noi ha sempre ragione.
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