Ho ascoltato una canzone qualche tempo fa, “Cry With A Smile” degli After Forever, non ha molto a che fare con quanto voglio scrivere, il testo è più un infarcitura di clichè emo-gothic per quanto la trovi una canzone musicalmente e stilisticamente di un buon livello.
Quasi quasi giù in fondo ne lascio così, a tributo, una versione ascoltabile così… dovesse interessare.
Ma di cos’era quindi che volevo parlare?!
Piangi. Piangi con un sorriso.
Si sente dire spesso in giro “non serve a nulla piangere”, “io non so più piangere”, “cerco sempre di non piangere”, “non piangere per lui/lei”, “lui/lei non vorrebe che tu piangessi”, “non piangere, su, pensa a come è stato bello”, “Ehi guarda che stupido, piango/piangi”, “Non piangere per me”. Nei vari clichè della modernità semidepressa emo e adolescenziale si parla invece spesso di sorridere piangendo, di sorrisi, tristi, di piangere con un sorriso.
Piangi. Si, piangi. Ti dico di piangere. Di piangere più che puoi, di buttare fuori tutto quello che devi buttare fuori, di sputare l’anima, di non trattenere neppure una lacrima fino all’ultima e a quella dopo. Piangi. Piangi con un sorriso.
Ma non è questione di fare i depressi che mostrano il sorriso perché chinano il capo adeguandosi e fingendo un benessere spesso forzatamente inesistente, è questione di sorridere davvero.
Ogni singola volta che si sta male, che si soffre, che si arriva a desiderare di piangere, ogni singola volta che qualcuno ci fa male, ma soprattutto che CI FACCIAMO MALE, si perché il più delle volte la colpa non è davvero degli altri, o del destino, o del caso o di una punizione divina, il più delle volte siamo noi che volontariamente o meno ci facciamo del male, ma ogni singola volta in realtà ci stiamo facendo del bene.
Se lo vogliamo.
Nella vita i momenti che ricordiamo più intensamente sono quelli in cui va tutto alla grande e quelli in cui va tutto in modo pessimo. Quando va alla grande spesso abbiamo l’impressione che il mondo ruoti intorno a noi, abbiamo l’impressione che il mondo cospiri a nostro favore, abbiamo l’impressione che la nostra vita non possa che essere spinta da qualcosa, interpretiamo ogni minimo accadimento come il segno del nostro essere sulla strada giusta, ogni minima cosa come dimostrazione di essere finalmente sulla via della realizzazione. Diamo dei significati a tutto, dei significati positivi.
Poi ci sono i momenti in cui tutto va male.
In questi momenti in genere ci chiediamo perché debba toccare proprio a noi, ci chiediamo perché il mondo si accanisca, e piangiamo.
No, senza un sorriso. Piangiamo.
La frasi che si dicono più spesso credo siano cose simili a “non ha senso”, “non è giusto”, “non doveva succedere”. E raramente ci interroghiamo sul serio sul perché, e non intendo il perché in senso di causa ma il perché del senso di questa cosa nella nostra vita. Ma soprattutto non diamo dei significati positivi a quanto sta accadendo.
Il segreto del senso della vita io credo sia proprio che la vita non ha un senso. Non ce l’ha in senso assoluto quantomeno, ma ha il senso che noi decidiamo di darle. E questa credo sia la cosa più meravigliosa che ci possa essere al mondo!
Piangere con il sorriso dunque. …dunque…. e che centra?
Credo che la questione sia proprio qui.
Di essere felici siamo capaci tutti, per lo meno siamo capaci tutti o quasi di essere felici almeno quando le cose vanno bene, anzi per togliere il quasi  facciamo che siamo capaci tutti di essere felici quando vediamo che le cose vanno bene.
Anche i depressi cronici sono capaci di essere felici quando vedono che le cose vanno bene, solo che il loro problema è non essere in grado di vederlo, di vedere che vanno bene, e che vanno molto più bene di quanto possano mai sperare tra l’altro.
Quindi il problema è quando le cose vanno male, cioè quando vediamo andare male le cose.
Ed è qui che entra in gioco il piangere. E il piangere con un sorriso.
Il vedere che le cose vanno bene, o non stanno andando così male.
Tornando indietro con le parole quando va tutto bene noi diamo significati positivi ad ogni cosa che vediamo, anche solo il bel tempo che è la cosa più (pseudo)casuale lo interpretiamo come un buon auspicio, talvolta anche il brutto tempo lo interpretiamo come buon auspicio perché è l’acqua che lava via il male, i ricordi, perché rinfresca, perché qualsiasi cosa ci venga in mente, tanto le cose vanno bene, quindi quello è sicuramente un buon auspicio.
Ma quando piove e le cose vanno male allora è un cattivo auspicio, perfino il bel sole riusciamo a tramutarlo in male, perfino lo sguardo di una persona che passerà di lì per caso, perfino qualsiasi cosa al mondo.
Credo che uno dei più importanti segreti della felicità sia piangere con un sorriso.
Trovare il lato positivo di ogni cosa che consideriamo negativa.
Quando qualcosa accade è accaduto c’è poco da fare.
A quel punto c’è solo da scegliere se prendere quanto è accaduto come semplicemente qualcosa di negativo o se puntare la propria attenzione su cosa si può imparare da questo, come può cambiare la nostra vita, come può migliorarci.
E piangere. Si. Piangere perché si sta male, piangere perché qualcosa di brutto è accaduto davvero. Non nascondiamoci dietro un dito, piangiamo.
Ma facciamolo con un sorriso, con bene in mente che sì, è successo qualcosa, ma da questo qualcosa possiamo imparare, crescere, migliorare.
Ed allora si che la vita sarà stupenda.
Credo ci sia un piccolo segreto, un piccolo esercizio per crescere, per imparare ad amare. Amare se stessi, la vita, la persona che si ha accanto, il lavoro, tutto.
L’esercizio è alzarsi ogni mattino e pensare anche solo a tre o quattro cose belle per le quali si vorrebbe ringraziare. Che sia ringraziare Dio, il destino, il caso, il mondo, le persone care non importa. Pensare a tre o quattro cose belle, anche stupide, anche solo il sole di quel giorno, le mutande pulite nel cassetto lavate dalla mamma, il gatto che sta mattina non ti ha svegliato sedendosi sulla tua faccia. Nulla di complicato: tre o quattro cose belle, magari anche simpatiche. Sarà difficile i primi giorni, forse le prime settimane, poi pian piano -se si resiste, ben inteso- diventerà sempre più facile, e verranno in mente sempre più cose, sempre più cose, sempre più cose.
Infine la vita non sarà cambiata di una virgola, ma il senso della vita sarà stravolto, sarà finalmente sorridere, sarà finalmente amare. Senza un obbiettivo, amare.
Ah… alla fine questo brano stona proprio… ma non importa, è da lui che è partito tutto questo quindi anche qui c’è qualcosa che non può che essere positivo.
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