Qualche giorno fa sono stato ad un concerto dei Dream Theater. Per chi non li conoscesse un gruppo Progressive Metal piuttosto famoso.
La mia adolescenza, ma anche la mia gioventù, e anche la mia vita attuale è costellata di concerti, bei concerti e pessimi concerti. Concerti di musica classica e concerti pop, concerti metal e concerti di cantautorato, concerti jazz e concerti punk, concerti alternative e concerti di butei a caso.
Ci sono diversi approcci per fruire la musica, esiste quello di goderne per la qualità artistica, esiste quello di ballare come dei pazzi fino allo sfinimento, esiste quello di urlare tutte le canzoni a squarcia gola, esiste quello di fregarsene perché tanto lo scopo è esserci e farsi selfie su Instagram, o infiniti altri. Io però come amante e fruitore della musica in quanto opera artistica, e della libertà, ritengo che essenzialmente esistano due modi: con rispetto per l’artista e per gli altri o senza.
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Tag: Arte
Urlo
Urlo
Non è per loro che scrivo,
non è per loro che suono,
non è per loro che sento il bisogno di esprimermi
talvolta in modo sgraziato
o ricercato
o dolce
o nella rabbia di versi inumani.
Non è per qualcuno, che creo, ma contro.
Contro di te.
Contro le tue ostruzioni.
Contro le tue ostinazioni.
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Giorgio Faletti – The Show Must Go On
The Show Must Go On
-Giorgio Faletti-
Gli artisti falliti sono fuori dal gioco
non ci sono mai stati o ci son stati per poco
e ora parlano molto quasi a chiedere scusa
di aver perso la chiave di una porta ormai chiusa
di un’estate lì intorno ch’è svanita in un giorno
e sembrava durasse in eterno
quando han preso la scala per salire al successo
ed invece sono scesi all’inferno
And the show must go on, the show must go on
And the show must go on, the show must go on
Gli artisti falliti hanno un sogno proibito
un teatro con fuori scritto “Tutto esaurito”
e una nota sospesa con un’intonazione
che si alzi la sala e che esploda il loggione
o quant’altro ci sia per andarsene via
con tre o quattro persone di scorta
fra due ali di gente se non proprio per sempre
però almeno provarlo una volta
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Le domande del vivo
Ci sto pensando da un po’. Al togliersi la vita, non specificatamente al togliermi la vita. Ne ho scritto un po’ “Una società incapace di comprendere il suicidio e la droga“, ma non come avrei voluto. Recentemente sembra che il suicidio stia diventando particolarmente mainstream, tra la mezza bufala del Blue Whale, 13 Reasons Why che ne da una visione piuttosto romanzata e meno drammatica ma che potrebbe aiutare molti a capirne almeno parte dei meccanismi, il suicidio di Chris Cornell. Un mito della gente della mia età, uno che almeno una volta nella vita avresti voluto essere al suo posto, su quel palco, davanti a migliaia di fan in deliro, un uomo da invidiare.
Non credo sia un male parlarne. Credo che la società dovrebbe essere maggiormente in grado di recepire il suicidio come realtà possibile e comportarsi di conseguenza, non tanto per evitarlo come fatto in sé quanto per evitare che le persone che abbiamo accanto soffrano al punto di arrivare a questa scelta.
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Il rumore delle cose che iniziano
Fare una recensione dei un libro di un’amica, di una persona che si conosce, non è mai semplice. Se poi si tratta di un libro con questo livello di successo sul mercato la cosa diventa più difficile. Il libro in se l’ho letto già da diverso tempo, ho iniziato a leggerlo il giorno stesso in cui è arrivato sul mercato ed ho finito pochi giorni dopo. L’ho letto tutto d’un respiro, ascoltandone i suoni e le immagini, immedesimandomi negli ambienti creati ad arte quanto un brano di Battiato.
Non è facile fare una recensione del genere perché non ritengo che il libro sia privo di difetti e se da un lato evidenziarli sarebbe un delitto e probabilmente più un gusto personale, nasconderli sarebbe quantomeno falso, ma in tutta quella bellezza, dall’inizio alla fine, in tutta quella bellezza delle immagini, delle situazioni della delicatezza ogni difetto in questo libro scivola in secondo piano, coperto dai suoni, dai rumori di qualcosa di bello.
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San Nemo 2015 parte 2
Ecco qui, seguito della prima finalmente la recensione dei partecipanti alla seconda serata, non mi occupo di classifiche, ne mi interessa saperle, quindi scartati o non li ascolto, come sempre, come solamente ascoltati.
Nina Zilli “Sola”: Co me al so li to, non sop porto il suo mo do di canta re. Pro va a fa re un blu es, bana lotto, e sen za morde nte, e pri vo di corre tta silla bazione. Maaa aaaa aaaa aaaa aaaa il fi naaa aaa aaaa leeeeeeeee……. è ancora piùùùùùùùù banaaaaaaleeeeeeeeeeeeeeee………
……mmmmm……yyyyyeeeeehhhh
Marco Masini “Che giorno è”: il titolo della canzone è ciò che dice ogni volta che lo riesumano, ho sempre trovato che sia uno dei cantanti con la voce più interessante del panorama italiano, testi e depressione a parte, ma parte in modo un po’ insicuro che fa decadere anche questa mia speranza, anche nell’urlato sembra abbia meno mordente rispetto ai bei tempi, probabilmente non si era svegliato del tutto.
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Andate e ritorni
Ancora una volta inizierò scrivendo “è da molto che non scrivo qui”, e mi chiedo anche perché mi ritrovo a farlo. Negli anni ho raggiunto la convinzione che scrivere un blog sia privo di senso a meno che lo scopo non sia professionale, di autopromozione o simili. Ti chiedi “a chi può interessare leggere ciò che scrivo?”.
Negli ultimi mesi sono cambiate molte cose, cose perse, cose trovate, cose ritrovate. E persone.
La prima cosa ritrovata, perché è più bello parlare di quel che si trova che di quel che si lascia, è la voglia di scrivere, e la motivazione soprattutto. Scrivere.
Per un paio mesi ho lavorato ad un progetto che avevo in mente da anni ma che non ero mai stato in grado di scrivere, ne è uscito un romanzo breve.
Credo sia un po’ strano, particolare, non so giudicare se bello.
Anni fa dopo aver pubblicato Contrapposizioni avevo fatto una promessa, avevo promesso ad una mia insegnante di Italiano di avvisarla qualora avessi “prodotto” qualcosa di nuovo.
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Come cercare un informazione corretta e non di parte.
A volte, sempre più spesso a dire il vero oramai, mi guardo intorno leggendo le notizie sui giornali, e provo ribrezzo.
Interessandomi ai Misteri della scienza (i misteri, bada bene, non i Mysteri dei sognatori di assurdità che vedono incredibili misteri in foto a bassissima definizione scambiando artefatti grafici con costruzioni ciclopiche e occhi rettiliani).
Guardo i media e vedo quanto sia stupido cercare complotti di cose come “il nuovo ordine mondiale”, i rettiliani appunto, il controllo delle nostre menti da parte di incredibili (e improbabili se viste con un occhio un minimo scientifico) tecnologie, o chissà quali forze.
Più ci penso più penso che siano proprio queste teorie complottistiche ad essere una distrazione dalla realtà.
Dal “complotto” che ci gira attorno tutti i giorni, ogni giorno.
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Il Credo del Fuffaro (sul complottismo)
Qui mi sono imbattuto in un interessante ed esaustivo elenco delle strategie più usate dai ciarlatani in generale e da quelli che bazzicano il web in particolare.
Ho pensato di riproporlo con qualche modifica per adattarlo a ciò che accade in forum e blog (l’originale si riferiva nello specifico all’ambiente dei newsgroup), in quanto veramente illuminante, anche perché quella che ho linkato è la versione italiana di una lista di fuffosità varia redatta inizialmente da un gruppo statunitense, a dimostrazione del fatto che tutto il mondo è paese: le regole che seguono, vi ricordano il comportamento di qualcuno, per purissimo caso?
Per essere un Fuffaro come si deve, è necessario seguire le seguenti norme:
Preferite sempre la chiave di lettura cospirazionista rispetto alla chiave di lettura noiosamente banale: le spiegazioni naturali, come ad esempio che a Roswell sia caduto un pallone-sonda, sono per i sempliciotti e per le spie del governo.
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Noemi
Non è passato moltissimo da quando ho criticato la produzione della cantante Noemi dicendo che la stavano sprecando, scrivevo testualmente
La sua vocalità è indubbiamente superiore a molte delle cantanti che girano, ma la musica? La musica ha solo lo scopo di supportare la voce. Musica piatta.
Togli la voce e resta un giro blues a caso, che cambia giusto un po’ per il ritornello.
Stimo molto la voce, la tecnica vocale di Noemi, più di quanto si possa stimare la banalità della voce di Grignani, e forse come cantante farà strada, ma il brano, il brano specifico non durerà perché non c’è musica, perché non c’è un atmosfera elaborata e costruita ad arte, così come nella gran parte degli artisti italiani di ora.
Parlavo del brano “Briciole” il suo primo singolo, inizialmente non incluso nel primo album “Sulla mia pelle” ed incluso successivamente nella versione Deluxe (altra nota negativa verso la produzione che per vendere di più fa comprare due volte lo stesso album ai fan accaniti [o ottiene di farlo scaricare?!]).
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Sulla musica italiana moderna. Soprattutto sulle produzioni.
si, ho scelto un brano un po’ poco “classico della musica italiana” e un artista un po’ troppo “fighetto” come esempio di buona musica italiana, ma devo ammettere che sono quindici anni che aspetto di dire questa cosa.
Da quando è uscito il primo album di Grignani.
Premetto che Grignani non mi piace in genere se non appunto per
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Abruzzo… articoli interessanti
Tre articoli interessanti…
L’Aquila moribonda: un SOS all’Europa
Siamo agli inizi del quinto mese dal rovinoso sbriciolamento díuna intera città e dalla fuga in massa dei suoi abitanti. Il motto più diffuso, variamente utilizzato in questa o quellíoccasione, è stato ìLíAquila feritaî. Dalle ferite si può guarire o, invece, morire per infezione: ed è purtroppo questa seconda terribile ipotesi che sta consolidandosi sullo spettrale sfondo della città, la cui
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