Giorno del ricordo

Massacro delle foibe
Tempo di lettura 1 minuto

Come per il Giorno della memoria, fa pensare questo si chiami solamente Giorno del ricordo, come se dovessimo ricordarci ma non ricordarci cosa.

Il Giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, che ricorda i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata. La data prescelta è il giorno in cui, nel 1947, fu firmato il trattato di Parigi che assegnava alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia, in precedenza facenti parte dell’Italia.

Trovo triste che questa ricorrenza sia sfruttata da certe parti politiche per sminuire il Giorno della Memoria. Non è questione di chi ha fatto cosa. Non è questione di “anche loro” o di “noi no”, è questione di umani. Queste situazioni mi fanno sempre venire in mente un concetto che ho espresso nell’articolo “Restiamo umani”? Ma anche no: siamo umani, lo siamo sempre. Anche quando facciamo del male, quando massacriamo vite, quando facciamo schifo. Dovremmo fare pace con questo, e non dare la colpa ad altri. Siamo noi. Pensiamo a migliorare.

Per il resto anche questa giornata ha lo stesso scopo. Ricordare perché cose del genere non possano più accadere. Ricordare perché non ci siano mai più genocidi. Ricordare che invece di genocidi continuano a essercene.

Come sempre consiglio la pagina Wikipedia sui genocidi (https://it.wikipedia.org/wiki/Genocidio), per ricordare tutti quelli che ogni giorno scordiamo.

Articolo pubblicato in origine il 10/02/2023 @ 09:07

Articolo pubblicato in origine il 10/02/2024 @ 09:07

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Citazioni a caso

L’uomo in nero fuggì nel deserto e il pistolero lo seguì.
Il deserto era l’apoteosi di tutti i deserti, sconfinato, vasto fino a traboccare nel cielo per quella che sembrava un’eternità in tutte le direzioni. Era bianco e accecante e arido, amorfo salvo che per l’abbozzo labile e nebuloso delle montagne all’orizzonte e per l’erba diavola che portava dolci sogni, incubi, morte. A indicare la via appariva di tanto in tanto una lapide, perché un tempo la pista semicancellata scavata nella spessa crosta alcalina era stata una strada importante, percorsa da carri e corriere. Da allora il mondo era andato avanti. Il mondo si era svuotato.
Stephen King
L’ultimo cavaliere

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