Staipa’s Blog

Il Blog di Stefano Giolo, divulgazione informatica, uso consapevole tecnologia, e fatti miei

Festa della donna? Non esattamente

Oggi è l’8 marzo, in Italia chiamiamo questa giornata festa della donna, un momento per festeggiare le tanto bistrattate donne, per spendere un po’ di soldi in mimose, ristoranti e feste. E poi? E poi il giorno dopo tornare al vecchio comune vivere.

Ci sono delle storture in tutto questo. Innanzi tutto, il nome. Perché dovrebbe essere una festa? Che cosa esattamente dovremmo festeggiare? Nel resto del mondo l’8 marzo non è la festa della donna, ma la Giornata internazionale della donna. Ma noi siamo la nazione che rinomina titoli come “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” in “Se mi lasci ti cancello“, abbiamo un po’ il sadico gusto di cambiare i titoli rovinandone poeticità e significato per piegarli al commercio.

Credo che Giornata internazionale della donna renda un po’ di più l’idea del fatto che oggi non è un giorno in cui meramente festeggiare le donne che ci circondano, ma un giorno nel quale riflettere sulle disuguaglianze sociali che differenziano lo status della donna da quello dell’uomo.

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Massacro delle foibe

Giorno del ricordo

Come per il Giorno della memoria, fa pensare questo si chiami solamente Giorno del ricordo, come se dovessimo ricordarci ma non ricordarci cosa.

Il Giorno del ricordo è una solennità civile nazionale italiana, celebrata il 10 febbraio di ogni anno, che ricorda i massacri delle foibe e l’esodo giuliano dalmata. La data prescelta è il giorno in cui, nel 1947, fu firmato il trattato di Parigi che assegnava alla Jugoslavia l’Istria, il Quarnaro, la città di Zara con la sua provincia e la maggior parte della Venezia Giulia, in precedenza facenti parte dell’Italia.

Trovo triste che questa ricorrenza sia sfruttata da certe parti politiche per sminuire il Giorno della Memoria. Non è questione di chi ha fatto cosa. Non è questione di “anche loro” o di “noi no”, è questione di umani.

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Giorno della Memoria

Fa pensare che nel resto del mondo si chiami International Holocaust Remembrance Day e qui solamente Giorno della Memoria, come se dovessimo ricordarci ma non ricordarci cosa. Il 27 gennaio è comunque il Giorno della Memoria, giornata per commemorare le vittime dell’Olocausto.

Si è stabilito di celebrare il Giorno della Memoria ogni 27 gennaio perché in quel giorno del 1945 le truppe dell’Armata Rossa, impegnate nella offensiva Vistola-Oder in direzione della Germania, liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Sicuramente il più famoso e ricordato.

Ma perché troviamo così importante celebrare questo giorno? Per ricordare appunto. Perché è ricordando cosa l’uomo ha fatto in passato che si può cercare di evitare che certi fatti si ripetano. Ciò nonostante, sono fatti che tendono a ripetersi in uno o nell’altro modo.

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Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero «meridionali»

Il fatto che esistano dei pregiudizi tra il nord e il sud dell’Italia è innegabile. Non vale ovviamente per tutte le persone ma certamente per molte, alcune delle quali non hanno neppure modo di rendersene conto.
I meridionali sono pigri? Dare soldi al sud equivale a darli alle associazioni a delinquere come Mafia, Ndrangeta, Sacra Corona Unita, Camorra? Al sud c’è pieno di ladri mentre al nord no? Al sud non sono capaci di fare impresa?

Forse le cose stanno diversamente e i motivi per cui questi pregiudizi sono nati e sono difficili da abbattere partono da eventi storici che non sono esattamente come ce li hanno raccontati.
Come sarebbe se Garibaldi e i suoi prima di scendere ad “unire l’Italia” avessero foraggiato e pagato quelli che poi sono diventati Mafia, Ndrangeta, Sacra Corona Unita, Camorra per alimentare dissidi locali?

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Sei donne che hanno cambiato il mondo

Gli scienziati famosi sono soprattutto uomini.

Galileo Galilei, Isaac Newton, Albert Einstein, Enrico Fermi, Luis Pasteur, Charles Darwin… perché non ci sono donne che hanno contribuito altrettanto alla scienza?

Gabriella Greyson, fisica e divulgatrice scientifica, in Sei donne che hanno cambiato il mondo ci racconta di questo, sfatando il pregiudizio che le donne non siano adatte a questi ruoli e spiegandoci attraverso la vita di sei scienziate, dei loro successi e delle discriminazioni che hanno vissuto i modi in cui nonostante abbiano contribuito a cambiare il mondo per i più siano state dimenticate. Marie Curie (1867-1934), Lise Meitner (1878-1968), Emmy Noether (1882-1935), Rosalind Franklin (1920-1958), Hedy Lamarr (1914-2000) e Mileva Marić (1875-1948), sono le donne di cui viene tracciata la storia completa ma sono molte altre quelle che vengono citate, da Ipazia, a Fabiola Giannotti (1960-) attuale responsabile del CERN, Barbara Mc Clintock (1902–1992), Wu Chien Shiung(1912 – 1997), Vera Rubin (1928 – 2016), Jocelyn Bell (1943-), Lisa Randal (1962-) a Samantha Cristoforetti (1977-).

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Ipazia. La vera storia.

Ho chiamato mia figlia Ipazia. Ormai immagino sia noto per chi mi conosce o mi segue, o forse no.

Ma chi è Ipazia? Cosa evoca questo nome? Sicuramente la forza di una donna che nel 400 CE poteva permettersi di insegnare la scienza agli uomini e di gestire uno dei più grandi musei biblioteca del mondo ad Alessandria d’Egitto. Una donna che ha combattuto per ideali di libertà e di conoscenza contro chi invece preferiva che la conoscenza non proliferasse. Sicuramente un esempio rimasto nella storia e cantato da poeti, scrittori e filosofi. Filosofa, scienziata, o strega viene considerata martire per la scienza. Ognuno ha provato a portare la storia di questa donna verso la propria posizione. Scienziati, religiosi, cattolici e protestanti, ognuno ha raccontato di lei una storia diversa usando i propri pregiudizi, i propri interessi.

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Mussolini ha fatto anche cose buone

Mussolini ha fatto anche cose buone. Le idiozie che continuano a circolare sul fascismo” è un libro di Francesco Filippi. Un libro che vorrei stesse sulla scrivania di parecchie persone che conosco, ma che spero possa finire almeno su quelle delle altre.

Quante volte ci si sente raccontare le solite cose, la bonifica delle paludi, le pensioni, l’assistenza sanitaria, l’educazione fisica, il welfare, la cassa integrazione, i treni in orario, le grandi strade, le tasse basse, l’assenza di corruzione…

Il libro si apre con una delle affermazioni più famose di Joseph Goebbels, che fu il ministro della propaganda nazista

Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte, e diventerà una verità

Joseph Goebbels

e prende in esame moltissime delle affermazioni tipiche sul fascismo spiegando punto per punto quali sono le cose che sono realmente realizzate dal duce, quali sono quelle di cui ha acquisito i meriti e quali gli sono state attribuite erroneamente.

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Armio Acciaio e Malattie, Jared Diamond

Armi, acciaio e malattie

Durante una discussione sull’immigrazione e sulle cause che hanno portato l’Europa a essere una zona ricca del mondo a discapito di altre zone meno ricche un amico mi ha consigliato di leggere questo libro: Armi Acciaio e Malattie, Breve storia degli ultimi tredicimila anni di Jared Diamond.

Nella stesura del libro l’autore parte da una domanda che gli fece Yali, un abitante della Nuova Guinea. La domanda era “Come mai voi bianchi avete tutto questo cargo e lo portate qui in Nuova Guinea, mentre noi neri ne abbiamo così poco?“. Nel linguaggio di Yali il Cargo, è l’insieme delle tecnologie. Cosa di cui i guineani erano privi prima dell’arrivo dei coloni. Nel saggio l’autore cerca di rispondere a questa domanda e di spiegare perché gli europei siano partiti alla conquista degli altri popoli e siano riusciti nel loro intento e non sia avvenuto invece il contrario.

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Aquile Randagie

Aquile Randagie

Sono tante le storie che andrebbero conosciute e raccontate, che hanno qualcosa da insegnare a tutti anche a distanza di ottant’anni. Molte servono anche a ricordarci chi siamo, da dove siamo venuti, dove dovremmo andare. A ricordarci perché facciamo quello che facciamo.
Una di queste è la storia delle Aquile Randagie, un piccolo gruppo di scout che dopo il decreto del duce che chiudeva tutte le associazioni giovanili continuarono nelle loro attività.
Giocare? Andare nei boschi a dormire nelle tende? No.
Lasciare il mondo migliore di come lo avevano trovato, formare buoni cittadini liberi. Presero posizione e si opposero al fascismo aiutando ebrei e perseguitati dal nazifascismo ad oltrepassare il confine svizzero salvando vite a costo delle proprie. Morire pur di aiutare il prossimo.
Nel loro essere rivoluzionariamente pacifici arrivarono a fine guerra a preservare le vite dei nazifascisti stessi perché venissero mandati a giusto processo piuttosto che lasciarli linciare dalla folla inferocita; insegnandoci ancora una volta cosa significa amare il nostro prossimo.

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Chi lotta contro i diritti dell’uomo e chi lotta per i diritti del pesce

Lo so. Alla domanda “In che mondo vivranno i nostri figli?” rispondo sempre “Nello stesso in cui viviamo noi e in cui hanno vissuto i nostri genitori e i genitori dei nostri genitori e così via“. Il mondo alla fine è sempre la stessa declinazione di bellezze e brutture. L’uomo si crede migliore di chi è venuto prima (e di chi verrà dopo) e ogni volta si meraviglia nello scoprire di essere invece peggiore. Di fatto cambiano le situazioni ma non i meccanismi di base. Cambiano i tempi ma non l’uomo.
Una domanda più pertinente per me sarebbe: “Ma in che mondo stiamo vivendo noi?“.
In questi giorni mi sono trovato ad affrontare un paradosso che come direbbe una mia cara amica, “non mi ci sta in testa“. Non trovo una definizione migliore. In poche ore mi sono trovato a leggere articoli di un gruppo parlamentare che lotta per diminuire i diritti dei cittadini (https://goo.gl/L7PbCY

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Fare l’amore con la scrittura

L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante. Quando manca questo senso – prigione, malattia, abitudine, stupidità, – si vorrebbe morire.
-Cesare Pavese-

Ho sempre creato un legame nella mia mente tra la scrittura e altri tipi di piacere, in particolare l’orgasmo (ne ho già scritto). Nel tempo ogni cosa evolve, cresce matura. Crescono tutte di pari passo con l’esperienza. Quando paragonavo il piacere della scrittura all’orgasmo non conoscevo a fondo nessuna delle due, erano le prime esperienze i primi momenti, le prime cose brevi ed intense. Fossero scritte o provate. Nella vita ci sono momenti in cui il desiderio più forte è quello di provare nuove cose, diverse l’una dall’altra, bruciare come lampi o fuochi fatui in una forma di bulimia compulsiva.

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La paura di fallire

Fallire. Il mondo è zeppo di paura di fallire, di provare a fare qualcosa e non arrivarci in fondo. Fallire in uno sport in cui non sei sicuro di eccellere, fallire provando ad imparare a suonare uno strumento musicale, fallire un esame all’università, fallire la scelta degli studi, fallire in un rapporto di coppia, fallire un colloquio di lavoro, fallire l’organizzazione di un viaggio ambizioso, fallire un’attività lavorativa, fallire nello scrivere un libro, fallire nel dichiarare il proprio affetto, fallire nel coltivare un fiore, fallire nel fare un dolce. Fallire.
Fallire fa paura.
Io l’ho fatto un milione di volte. L’ho fatto anche oggi. Anche ieri. Sono abbastanza sicuro che lo farò anche domani, ormai mi conosco abbastanza per conoscere dove andrò a schiantarmi miseramente, come mi sentirò, quale sarà il livello di sofferenza.

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