Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero «meridionali»

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ALLERTA FAKE NEWS: Revisionismo storico.

Questo articolo è stato impostato con il testo barrato in quanto recensione di un libro di revisionismo storico, e per tanto pieno zeppo di Fake News. Ne parlo meglio qui: Il fantastico regno delle Due Sicilie (https://www.staipa.it/blog/?p=16872)

Il fatto che esistano dei pregiudizi tra il nord e il sud dell’Italia è innegabile. Non vale ovviamente per tutte le persone ma certamente per molte, alcune delle quali non hanno neppure modo di rendersene conto.
I meridionali sono pigri? Dare soldi al sud equivale a darli alle associazioni a delinquere come Mafia, Ndrangeta, Sacra Corona Unita, Camorra? Al sud c’è pieno di ladri mentre al nord no? Al sud non sono capaci di fare impresa?

Forse le cose stanno diversamente e i motivi per cui questi pregiudizi sono nati e sono difficili da abbattere partono da eventi storici che non sono esattamente come ce li hanno raccontati.
Come sarebbe se Garibaldi e i suoi prima di scendere ad “unire l’Italia” avessero foraggiato e pagato quelli che poi sono diventati Mafia, Ndrangeta, Sacra Corona Unita, Camorra per alimentare dissidi locali? Come sarebbe se Garibaldi stesso dopo i fasti dei mille si fosse reso conto di aver fatto gravi danni e si fosse pentito? Sarebbe possibile per una nazione ormai unita raccontare ai propri cittadini di essere nata attraverso bagni di sangue, milioni di morti, campi di concentramento e distruzione o sarebbe sempre e comunque più semplice indorare la pillola con racconti di azioni eroiche e di pochi terribili briganti abbattuti?

Eppure, i documenti che raccontano una storia diversa da quella che ci è stata insegnata a scuola esistono, sono alla portata di tutti. Pino Aprile in “Terroni. Tutto quello che è stato fatto perché gli italiani del Sud diventassero «meridionali»” ci racconta di questo, documentando, citando molti altri saggi sullo stesso argomento, spiegando le ricerche effettuate e sfatando miti.

Perché il borbonico Regno delle due Sicilie, che all’epoca vantava in Napoli la città più industrializzata e grande dopo Londra e Parigi, la più grande diffusione di linee ferroviarie e una delle prime economie d’Europa si è trovato ad essere fanalino di coda dell’Italia unita, con linee ferroviarie disastrate e limitate, poche autostrade e pessimi servizi? Perché ha perso la spinta innovatrice che aveva prima dell’unità e ora, per certi personaggi, è considerato una palla al piede alla crescita del Nord?

Perché nessuno ricorda che quando la grande e ricca Lombardia era sotto il dominio austriaco si trovava nella stessa identica situazione del sud Italia oggi rispetto al nord e gli austriaci pensavano dei lombardi lo stesso che i lombardi pensano dei «meridionali»?

I motivi ci sono, sono molti, ma non sono quelli che ci raccontano alcuni politici. I motivi sono molto più profondi e seri, e solo con la consapevolezza questa situazione può essere cambiata.

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