Da Alborada a Santiago I finali eclatanti a strappare l’applauso di solito me li riservo per le canzoni. Fabrizio de Andrè Oggi era prevista finalmente la tappa finale. 19-09-2019. Sembra un giorno fico, scelto ad arte. Eppure in origine avremmo dovuto arrivare il 20. Eppure è una data così interessante. Siamo partiti alle sei nel profondo buio del bosco, paesaggi quasi orrorifici e occhi luminosi di gatti che ci osservavano. Abbiamo tirato tantissimo per arrivare a Santiago alle 12:30. 28 kilometri di emozione, le gambe che corrono follemente e ben
Categoria: 19
19. Ka. Ka tet. Khief. Destino. La mia Torre Nera in qualche modo. Il mio mondo
In viaggio sul cammino di Santiago: Giorno 19
Da El Burgo Ranero a Leon “Hakuna matata, ma che dolce poesia!Hakuna matata, tutta frenesia!Senza pensieri la tua vita saràchi vorrà vivrà in libertàHakuna matata!“-Timon e Pumbaa, il Re Leone- Quella di oggi è stata una nuova ultima tappa per il nostro cammino. Oggi siamo a Leon e domani mattina prenderemo il pullman per Madrid e il volo per casa.
La porta
Ed è ancora quella porta -maledetta oscura- che chiudo alle mie spalle una volta ancora. Era così semplice oltrepassarla un tempo quando non provavo più sentimento alcuno. Ancora quella porta un tempo introvata passata ancora una volta oltre cui inizia la ricerca in terre desolate. E nuovamente quella porta, mentre ogni volta mi sento più vecchio -sono più vecchio- come si ripetesse da millenni. E dopo la strada, dopo morti e battaglie ancora. Ed è ancora quella porta -maledetta insicura- chiusa mi sbarra la strada per poi aprirsi a fatica
Il presente è una lente per il passato.
Il presente è una lente per il passato. Accade qualcosa di inaspettato e poi osservi indietro e capisci di essere arrivato lì per una ragione. In un’improvvisa epifania. Non era previsto, prevedibile, immaginabile ma improvvisamente tutto quello che era rabbia, sofferenza, perdita di tempo improvvisamente ha una luce diversa. Tempismo. Guardi le cicatrici sulla tua pelle e ne vedi i disegni, le decorazioni in cui si sono trasformate nel tempo, guardi la solitudine e ti accorgi dei progetti scaturiti in quel mentre, guardi i progetti morti e vedi i fiori che
Il mago di Oz (La porta del paese delle meraviglie – Sequel)
Fu sul tragitto di quella strada, su quei mattoni gialli che affrontai infine il destino che attendevo. Fu quando scoprii il mago dietro al telo, quando dietro al telo scoprii lo specchio che mostrava il mago. Mi scoprii con un cilindro in mano, mi scoprii con una mano nel cilindro, ma non c’era pubblico a cui mostrarlo. Mi scoprii il mago, e il pubblico, e tutto, e nulla. Tirai fuori la mano ma il coniglio era già fuggito. Tirai fuori la mano e trovai un orologio rotto. Il pubblico non
Immemori battaglie pt1: La fine.
Sembrava quello il giorno. Dietro di me una vita di scontri, di lotte. Davanti finalmente l’obbiettivo di una vita, di molte vite. Troppe. Lì, in tutta la sua mirabile essenza. Di fronte a me. Ebbi il tempo di fermarmi ad osservarne l’intera figura e ricordare. Non ero in grado di fare l’elenco di tutti gli uomini, gli amici, che avevo lasciato dietro alle spalle. Delle vite perdute nell’obbiettivo comune di raggiungere questo che ora stavo osservando. Ci provai, provai a ricordare i volti ma mi apparivano distorti, con le bocche
C’è un abisso
C’è un abisso C’è un abisso per sempre nascosto (c’è un abisso da sempre nascosto) ((c’è un abisso nel sempre, nascosto)) C’è un abisso da cui ti proteggo (da cui mi proteggo) ((da cui li proteggo)) E crea un eco nel suono, (se suono) ((quel suono)) un riverbero interno che crea quella dissonanza implicita (quei silenzi) ((le distanze)) un vuoto come un crepaccio nel bianco liscio di una morbida nevicata. (morbido liscio delicato) ((molle livido deflorato)) Sta vibrando. Chiede una vittima e suona le sue deboli campanelle. (suonano campane) ((suonano
“Traffico. Io vivo altrove.”
Ogni tanto le cose ritornano, come cicli come onde. Il ricordo di un passato è più bello quando arriva inaspettato. Non cambierà la mia vita, non il passato. Lo ha già fatto ed è stato bello per questo. Un tempo ero una di quelle persone da foto di cose vecchie per rimuginare e ripensare, poi nel tempo ho capito come non importi ricordare necessariamente chi c’era in quel posto, cosa hai fatto, cosa hai visto. Preferisco che ciò che non è stato importante finisca lentamente nell’oblio delle cose dimenticate, preferisco
Tutto.
Tutto ciò che c’era da fare è fatto, tutto ciò che andava preparato è pronto. Ora non resta che raccogliere i sogni, e tutto ciò che ne verrà. Vorrei allungare la mano, portarti con me, ma andrò veloce. Prendila se lo vuoi, prendila e non mi seguirai: ti porterò con me.
L’attesa
Sei stato tu -nel tempo- ad insegnarmi l’attesa.Non ero in grado -prima di te- di sedermi ed attendere. Nel silenzio.Cullare lentamente il desiderio, sorridere dell’assenza, dare da bere ai sogni senza costringerli in nessuna direzione, osservarli crescere. Ed attendere.Da semi distorti di confuse pulsioni mi hai insegnato a far nascere ciò che può essere armonico.E ancora -o per la prima volta dopo di te- attendo qualcosa di nuovo. Non posso dire che io ci creda, non posso dire che io non ci creda. Non posso dire cosa sia. Ma mi
Le parole nel tempo, ciò che è scritto non se ne andrà.
“Io voglio essere la tua oasi e vorrei tu fossi la mia, non qualcosa da lasciare indietro ma un luogo dove tornare a respirare, a bere acqua, a rinfrancarsi, da portare nel cuore chiamandolo casa. Vai dunque, e quando lo vorrai, allunga la mano e cerca la mia.” Le parole assumono significato nel tempo. Il tempo stesso assume significato nel mutare delle parole. Il tutto in un continuo circolo che è paradosso. “Vai dunque. Ci sono altri mondi oltre a questo” -Roland di Gilead-
Ore sogni
L’idea solo che da lì a poche ore, o giorni avrei potuto incontrarne lo sguardo mi tenne sveglio per giorni. Ero consapevole che non sarebbe accaduto niente di diverso dal solito nulla, era il nostro ruolo che ciò accadesse in questo modo. Ma era qualcosa dentro, qualcosa che non avevo scelto. La cosa che faceva sì che incontrassi quello sguardo in un mondo o nell’altro, da una parte o dall’altra del confine onirico. A intervalli regolari. Ed era l’incontrarla di rado a farmi invecchiare in fretta tra una volta e