Staipa’s Blog

Il Blog di Stefano Giolo, divulgazione informatica, uso consapevole tecnologia, e fatti miei

Fare l’amore con la scrittura

L’unica gioia al mondo è cominciare. È bello vivere perché vivere è cominciare, sempre, ad ogni istante. Quando manca questo senso – prigione, malattia, abitudine, stupidità, – si vorrebbe morire.
-Cesare Pavese-

Ho sempre creato un legame nella mia mente tra la scrittura e altri tipi di piacere, in particolare l’orgasmo (ne ho già scritto). Nel tempo ogni cosa evolve, cresce matura. Crescono tutte di pari passo con l’esperienza. Quando paragonavo il piacere della scrittura all’orgasmo non conoscevo a fondo nessuna delle due, erano le prime esperienze i primi momenti, le prime cose brevi ed intense. Fossero scritte o provate. Nella vita ci sono momenti in cui il desiderio più forte è quello di provare nuove cose, diverse l’una dall’altra, bruciare come lampi o fuochi fatui in una forma di bulimia compulsiva.

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Era musica

Era musica.
Non avei potuto non reagire a quel modo.
Era musica.

Sentivo le note attraversarmi le vene, una ad una
minime semiminime e pause rimbalzarmi dentro.
Le sentivo entrare dalle dita, dalle braccia,
dalle schiena sotto le tue mani,
dall’odore della tua pelle
dai capelli a sfiorarmi il viso.
Note come di una sinfonia a più voci.

Avvolto in un vortice sono rimasto immobile,
indeciso se

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Come cambierà la mia vita

Ci sono persone che riescono a farti odiare le cose che ami di più, rivolgerle e sconvolgerle di inettitudine, incapaci neppure di rendersi conto della propria incapacità e di essere un danno per chi li circonda, convinte di salvare il mondo che stanno prendendo a calci nel culo fino farti capire che il mondo è degli inetti e che per chi ha una testa non c’è luogo.
Ci sono persone che riescono a farti amare le cose che odi di più, a spingerti a credere che l’impossibile non esiste, che è l’impegno a rivoltare il mondo, cambiarlo, farlo progredire, che i limiti sono fatti per essere superati che nel mondo sono gli inetti che

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Arrivederci.

In questi ultimi mesi questo bLog è stato un esperimento sociale e tecnico. Un bell’esperimento. Ho avuto modo di testare vari stili di scrittura dove per testare intendo sia nello scrivere sia nelle reazioni di chi legge. Ho visto come far ripartire il giro dai pochi lettori dello scorso anno ai numerosi che ora lo leggono regolarmente fino a picchi impensabili più di dieci volte superiori al suo standard con l’uso di titoli e tematiche ad oc. Ho conosciuto perfino qualche persona nuova che leggendolo mi ha interpellato non per chiedere ma per ringraziare o dare un’opinione. Pareri preziosi. Certo come di consueto ho incontrato anche chi insiste a interpretare dieci minuti dopo avergli detto di non farlo e ad incazzarsi per futili motivi ma a questo ormai sono abituato da anni.
In tutto questo breve percorso ho imparato molto, più da chi mi ha letto che da cosa ho scritto, più dal parere di poche persone che dallo scrivere per me stesso.

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Una società incapace di comprendere il suicidio e la droga

In questi giorni si è fatto un tanto parlare di un ragazzino che denunciato dalla madre per uso di sostanze stupefacenti si è buttato dalla finestra durante la perquisizione delle forze dell’ordine. Ci ho pensato parecchio, ci ho pensato perché conosco ragazzini che fumano, ci ho pensato perché anche come capo scout tutto questo deve interessarmi, ci ho pensato perché mi sembra tutto sbagliato. Tutti i discorsi che ne sono nati. Sia chi accusa la madre di poco tatto per il quale lui si sarebbe suicidato, sia per chi dice impugna il vessillo di “liberalizziamola” dicendo che se fosse libera non sarebbe accaduto, chi dice che i ragazzi non dovrebbero fumare, chi dice che dovrebbero essere liberi di farlo che non fa male. Nessuno si interroga su perché il ragazzo si sia suicidato. La verità, credo, è che il motivo per cui quel ragazzo si è suicidato è perché tutti si limitano a chiedersi cosa sia accaduto quel giorno.

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Il mago di Oz (La porta del paese delle meraviglie – Sequel)

Fu sul tragitto di quella strada,
su quei mattoni gialli che affrontai infine il destino che attendevo.
Fu quando scoprii il mago dietro al telo,
quando dietro al telo scoprii lo specchio che mostrava il mago.

Mi scoprii con un cilindro in mano,
mi scoprii con una mano nel cilindro,
ma non c’era pubblico a cui mostrarlo.

Mi scoprii il mago,
e il pubblico,
e tutto,
e nulla.

Tirai fuori la mano ma il coniglio era già fuggito.
Tirai fuori la mano e trovai un orologio rotto.
Il pubblico non applaudì.

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Le sfiorò le mani

Era una serata come un’altra, come mille o come nessuna. Attorno le auto in movimento erano poche, finite le feste la gente era ormai stufa di andare in centro ed era il momento giusto per frequentarlo prima che alla gente tornasse la smania degli acquisti grazie ai saldi.
Era in piedi, era ormai il momento di salutare gli amici dopo una serata piacevole seppur breve, s’era parlato di ogni cosa, di forse e di ma e di certo e di altro ed ancora. Una serata come altre. Di fronte a lui a ridere e parlare un vecchio amico, e due nuove e la distanza frapposta della novità, del non essere nella zona di confort seppure confortato da una situazione piacevole.

Lui le sfiorò le mani. Voleva sentire solo la consistenza di quei guanti di pelle morbida e niente altro. Lui le sfiorò le mani e mentre le sfiorava le mani il mio sguardo cadde su quelle quattro mani, sulle due a stringere le altre due, e sullo sguardo di lui.

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Immemori battaglie pt5: -lampo-

Non è lo sparare l’atto principe dell’azione, è solo la conseguenza. Tutto l’insieme dell’atto è soprattutto nella respirazione e nell’attesa. Un susseguirsi di momenti in cui riempi i tuoi polmoni, stabilizzi il corpo e attendi un susseguirsi di istanti che sarebbero quelli sbagliati. Dal puntare al momento in cui premerai il grilletto passano solo pochi secondi di inspirazione, attesa, stabilizzazione della mira. Poi arriva l’istante esatto, subito dopo è troppo tardi. La mano incomincerà a tremare, il peso dell’arma a pesare, il cuore accelererà pompando il sangue e non potrai fare altro che abbassare l’arma e ricominciare un nuovo ciclo.
Il nemico è là, in fondo alla canna del mio fucile, allineato al mirino, poco più in basso per bilanciare la curva della traiettoria lunga.

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Immemori battaglie pt4: Spari?

“Puzzi di grappa Baffo.”
Nessuna risposta.
“Puzzi di grappa, Stronzo mi vuoi dire che hai fatto la sta notte? Sei rimasto a scolarti la bottiglia? Non sembrerebbe, è ancora quasi del tutto piena!”
Nessuna risposta.
“Hai una bottiglia nascosta da qualche parte?” si stava alterando.
“Senti Biondo. Lo sai che non bevo, non troppo almeno.” Baffo sembrava realmente dispiaciuto e altrettanto dispiaciuta parve la risposta di Biondo.
“Lo so, qui beviamo tutti, non c’è modo di sopravvivere a questo senza bere ma non mi piace affatto come ti stai comportando, sembri bloccato, in panico, e lo sembri da giorni. Allunga un braccio in avanti.”
Baffo allungò in avanti il braccio, la sua mano tremava. Lui rimase in silenzio.
“Ti rendi conto che tu sei probabilmente il miglior tiratore tra di noi?

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Immemori battaglie pt3: Lettere e notti

Succede in notti come queste, notti subito prima o subito dopo di una battaglia, notti insonni, che accade. Dovresti pensare a fare un briefing per il giorno successivo o un debriefing del precedente ma non importa. Non ci riusciresti comunque. E forse è la grappa che hai buttato giù per non pensarci o il manto stesso della notte, del silenzio attorno mentre il mondo sembra scomparso e così lontano ma le inibizioni se ne sono andate, resti solo con te stesso e con i demoni che questa guerra avrebbe dovuto esorcizzare, i demoni da cui volevi scappare il giorno in cui hai iniziato questa strada ti osservano e ti ruotano attorno. Osservi il tuo zaino. Sai che è pronto, non ti serve neppure controllarlo. Sai che è pronto per fuggire al primo cenno di pericolo eppure lo hai scelto. Lo hai scelto tu questo percorso, hai scelto tu di lottare per questa causa, hai scelto tu di andare verso la gloria o la morte.

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Immemori battaglie pt2: “Quindi? Hai deciso?”

“Quindi? Hai deciso?”
La persona da cui proveniva la voce lo stava guardando con aria interrogativa dall’altra parte di una scrivania. Lui era immobile, nel suo completo elegante leggermente stropicciato.
“Sì, non è stata chiara la mia risposta?”
Sembrava stupito del sentire nuovamente chiedere in merito alla decisione, era molto sudato ma apparentemente era come se qualunque fatica avesse fatto fosse relegata al di fuori di quella stanza, in una specie di oblio di cose dimenticate.
“Ricordi cosa hai risposto poco fa?” disse la persona dall’altra parte della scrivania.
“Certo ho detto che…” il volto dell’uomo si rabbuiò qualche istante. “Ho detto che…” Una vena gli si gonfiò sulla fronte, pulsava mentre si copriva il volto con le mani scuotendo la testa.

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