Staipa’s Blog

Il Blog di Stefano Giolo, divulgazione informatica, uso consapevole tecnologia, e fatti miei

Le domande del vivo

Ci sto pensando da un po’. Al togliersi la vita, non specificatamente al togliermi la vita. Ne ho scritto un po’ “Una società incapace di comprendere il suicidio e la droga“, ma non come avrei voluto. Recentemente sembra che il suicidio stia diventando particolarmente mainstream, tra la mezza bufala del Blue Whale,  13 Reasons Why  che ne da una visione piuttosto romanzata e meno drammatica ma che potrebbe aiutare molti a capirne almeno parte dei meccanismi, il suicidio di Chris Cornell. Un mito della gente della mia età, uno che almeno una volta nella vita avresti voluto essere al suo posto, su quel palco, davanti a migliaia di fan in deliro, un uomo da invidiare.
Non credo sia un male parlarne. Credo che la società dovrebbe essere maggiormente in grado di recepire il suicidio come realtà possibile e comportarsi di conseguenza, non tanto per evitarlo come fatto in sé quanto per evitare che le persone che abbiamo accanto soffrano al punto di arrivare a questa scelta.

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Una società incapace di comprendere il suicidio e la droga

In questi giorni si è fatto un tanto parlare di un ragazzino che denunciato dalla madre per uso di sostanze stupefacenti si è buttato dalla finestra durante la perquisizione delle forze dell’ordine. Ci ho pensato parecchio, ci ho pensato perché conosco ragazzini che fumano, ci ho pensato perché anche come capo scout tutto questo deve interessarmi, ci ho pensato perché mi sembra tutto sbagliato. Tutti i discorsi che ne sono nati. Sia chi accusa la madre di poco tatto per il quale lui si sarebbe suicidato, sia per chi dice impugna il vessillo di “liberalizziamola” dicendo che se fosse libera non sarebbe accaduto, chi dice che i ragazzi non dovrebbero fumare, chi dice che dovrebbero essere liberi di farlo che non fa male. Nessuno si interroga su perché il ragazzo si sia suicidato. La verità, credo, è che il motivo per cui quel ragazzo si è suicidato è perché tutti si limitano a chiedersi cosa sia accaduto quel giorno.

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Santoro talvolta racconta bugie

Alla sua nuova trasmissione “servizio pubblico” Santoro ha parlato delle varie banche Europee, tra cui di Unicredit.
Mentre ne parlava è successo (dice lui) un fatto alquanto interessante:

Riporto uno dei tanti articoli a caso che si trovano su internet

Santoro spiega che Unicredit è in crisi e Banca di Roma blocca l’accesso al sito.

Santoro spiega che Unicredit è in crisi e Banca di Roma blocca l’accesso al sito per evitare che i propri correntisti spostino i propri soldi su altri conti correnti, rischiando di mandare in fallimento la banca.

Ecco cosa accade quando internet funziona e i giornali no.

Se avete un conto Unicredit provate ad accedere al sito web. La banca ha inibito gli accessi per paura di chi come noi, ha pensato di spostare i soldi verso banche più piccole e meno a rischio.

Santoro dice Unicredit a rischio fallimento e va in tilt il sito della banca.

E ora?

Ora sarà impossibile prelevare i soldi fino a quando?

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Lettera di Adriano Celentano sul referendum di Giugno

“Caro direttore, ma soprattutto cari STUDENTI, comunisti, fascisti, leghisti e operai costretti a lavorare nell’insicurezza. Come avrete letto su tutte le prime pagine dei giornali, il governo non demorde. Continua, sfidando l’intelligenza anche di chi lo ha votato, nella sua DEMONIACA voglia di avvelenare gli italiani. Gli unici che, fino a prova contraria, hanno saputo distinguersi da tutti gli altri popoli IMBECILLI per aver avuto, già 24 anni fa, la saggia intuizione di dire NO alla bevanda radioattiva che, in nome di quel “benessere” tanto sbandierato da Berlusconi, ti uccide in cambio di un voto contro la VITA.

Ma oggi purtroppo il pericolo radioattivo, e quindi di morte lenta e dolorosa, è di gran lunga maggiore di quanto è avvenuto in quegli anni. Che peso può avere oggi la saggezza degli italiani se poi chi ci governa fa dei discorsi cretini come quello che abbiamo ascoltato a Porta a Porta dal ministro Paolo Romani?

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Come cercare un informazione corretta e non di parte.

A volte, sempre più spesso a dire il vero oramai, mi guardo intorno leggendo le notizie sui giornali, e provo ribrezzo.
Interessandomi ai Misteri della scienza (i misteri, bada bene, non i Mysteri dei sognatori di  assurdità che vedono incredibili misteri in foto a bassissima definizione scambiando artefatti grafici con costruzioni ciclopiche e occhi rettiliani).
Guardo i media e vedo quanto sia stupido cercare complotti di cose come “il nuovo ordine mondiale”, i rettiliani appunto, il controllo delle nostre menti da parte di incredibili (e improbabili se viste con un occhio un minimo scientifico) tecnologie, o chissà quali forze.
Più ci penso più penso che siano proprio queste teorie complottistiche ad essere una distrazione dalla realtà.
Dal “complotto” che ci gira attorno tutti i giorni, ogni giorno.

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Il giappone, il nucleare, il nostro referendum del 14 giugno e l'opinione pubblica.

Tutti sappiamo cosa sta accadendo in Giappone in questi giorni, terremoto, tzunami, disastro.

La domanda che mi pongo è quanto le notizie girano realmente? Anzi, nello specifico, quanto le notizie girano in Italia?
Ormai 25 anni fa in Italia abbiamo fatto un referendum a favore o contro il nucleare, all’epoca si è votato contro e a causa di questo tutt’ora siamo privi di tali centrali? La scelta è stata positiva? Negativa? Fino ad oggi non avevo un opinione certa, ci ho pensato molte volte ma la mia bilancia non si è mai spostata a sufficienza.

Da un lato il fatto che comunque i paesi vicini sono pieni di centrali, dall’altro il modo di gestire italianamente strutture di questo genere risparmiando sui materiali e sui dipendenti, da un lato l’enorme fabbisogno di energia non soddisfatto dall’altra la mancanza di uno sviluppo serio sulle energie alternative come il solare, l’eolico e soprattutto l’uso di onde e maree, da un lato lo smaltimento dei materiali radioattivi di scarto (anche considerata la nostra incapacità di smaltire già i materiali tradizionali) dall’altro… emm nulla.

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Treno deraglia a Merano

No, non voglio parlare in se della notizia ma dei titoli dei giornali: “Treno deraglia a Merano“.

Mi chiedo se il titolo sia per fare sensazione, si sa le cose che fanno paura e che uno pensa “potrebbe succedere anche a me”  fanno più notizia, sai “anche il mio treno potrebbe deragliare” e così con questo titolo si va a incrementare la pericolosità storica dei treni, quando si parlerà di deragliamenti si parlerà anche di questo.
Forse sono pignolo io, non lo so ma penso ad un automobile in autostrada a cui cada addosso una frana… ha sbandato? Cioè quello

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Sul giornalismo moderno.

Giornalismo.
In questi tempi sono entrato volente o nolente a contatto con il giornalismo, nel bene e soprattutto nel male.
Essere laggiù in Abruzzo nelle tendopoli, o a vedere la morte di una persona conosciuta, o a sentire la verità di una città bistrattata dai media come quella in cui vivo, vedere le realtà dei fatti, toccarle con mano e poi leggere i giornali, guardare la televisione, ascoltare la radio talvolta mi provoca un senso come di conati di vomito.
Mi chiedo dove sia finita la libertà di parola che essi stessi professano, ed ormai diventa normale intervistare la donna piangente per chiederli “cosa prova

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Casa

Sono a casa,
si, a casa.
Un divano, una tv, un computer, il mio bagno.
Allungo una mano ed ho tutto.
Allungo la mano e non ho niente.

Niente.

Accendo questa TV e vomito lo schifo che c’è dentro,
guardo le notizie sui giornali,
guardo il mondo sorridente che si crea sofferenze con le telenovela e il gossip.

Osservo.

Osservo ma non ne sono partecipe.
Osservo ma penso ai giorni passati.

Penso a persone senza TV, senza un divano, senza una casa
penso a persone che per lavarsi devono fare cento metri dalla “propria” tenda
penso ai sorrisi, agli abbracci.

Non ci sto,
non ci sto,
non credo sia questo il mondo reale
non credo sia questo il mio mondo.

Non credo sia questa la verità.

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La mia città tra politica e rabbia.

Sui fatti recentemente accaduti a Verona, sulla violenza, sulla violenza politica o meno in particolare è tempo che volevo scrivere.
Non c’è più l’impeto di rabbia che avevo qualche giorno fa ogni volta che sentivo un servizio al telegiornale, o che leggevo un articolo sui giornali.
Verona Violenta. Si. Temo sia vero.
Verona Fascista. Si. Forse è anche questo in parte.
Violenza Fascista. No.
Questo no.
Si, è vero, è vero, non era il primo pestaggio a Verona in pieno centro, è vero, non era neppure il primo pestaggio di persone “vestite male” in centro, ce ne sono e non pochi, conosco diverse persone che ne hanno subito, è vero. In quante altre città accade questo? Sinceramente non lo so, ho sentito dire che a Bologna succeda che venga picchiata della gente vestita bene, ho sentito dire che nei sobborghi di Milano o di Torino sia facile essere assaliti (…si ok magari non è propriamente il centro)… non lo so non mi importa a dire il vero perché la mia città è Verona e in primo luogo mi piacerebbe migliorasse il luogo dove vivo.

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Capi scout: Vanno rispettati i valori fondanti della società

Dopo un veloce giro di mail che io ho sottoscritto ma non iniziato, ieri è uscita questa lettera su “L’Arena” il giornale locale di Verona e credo su “Il Verona”.

Capi scout: Vanno rispettati i valori fondanti della società
(da L’Arena del 25/05/2007 pg.46)

Le esternazioni a favore di un utilizzo più disinvolto delle armi da parte delle forze dell’Ordine e soprattutto a favore della “pulizia etnica”, da parte del candidato sindaco Flavio Tosi e di alcuni esponenti della Lega Nord in suo appoggio, ci destano preoccupazione, soprattutto per la disinvolta leggerezza con cui in questa campagna elettorale simili affermazioni vengono pronunciate in pubblico e mai smentite (così ci risulta) dai protagonisti, e talvolta riportate dai quotidiani locali. (Alcuni esempi: giovedì 10 maggio, “Perché la polizia municipale gira armata?



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