Staipa’s Blog

Il Blog di Stefano Giolo, divulgazione informatica, uso consapevole tecnologia, e fatti miei

Felicità

Giornata internazionale della felicità

Il 20 marzo è la giornata internazionale della felicità. È stata istituita dall’Assemblea generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) il 28 giugno 2012. La risoluzione A/RES/66/281 dell’Assemblea dell’ONU, stabilisce che:

«L’Assemblea generale […] consapevole di come la ricerca della felicità sia uno scopo fondamentale dell’umanità, […] riconoscendo inoltre la necessità di un approccio più inclusivo, equo ed equilibrato alla crescita economica che promuova lo sviluppo sostenibile, l’eradicazione della povertà, la felicità e il benessere di tutte le persone, decide di proclamare il 20 marzo la Giornata Internazionale della Felicità, invita tutti gli stati membri, le organizzazioni del sistema delle Nazioni Unite, e altri organismi internazionali e regionali, così come la società civile, incluse le organizzazioni non governative e i singoli individui, a celebrare la ricorrenza della Giornata Internazionale della Felicità in maniera appropriata, anche attraverso attività educative di crescita della consapevolezza pubblica […]»

Assemblea generale delle Nazioni UniteRisoluzione A/RES/66/281

Fate tutto quello che è in vostro potere per essere felici, per rendere felici gli altri, e per permettere loro di fare quello che è in loro potere per essere felici.

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Aquile Randagie

Aquile Randagie

Sono tante le storie che andrebbero conosciute e raccontate, che hanno qualcosa da insegnare a tutti anche a distanza di ottant’anni. Molte servono anche a ricordarci chi siamo, da dove siamo venuti, dove dovremmo andare. A ricordarci perché facciamo quello che facciamo.
Una di queste è la storia delle Aquile Randagie, un piccolo gruppo di scout che dopo il decreto del duce che chiudeva tutte le associazioni giovanili continuarono nelle loro attività.
Giocare? Andare nei boschi a dormire nelle tende? No.
Lasciare il mondo migliore di come lo avevano trovato, formare buoni cittadini liberi. Presero posizione e si opposero al fascismo aiutando ebrei e perseguitati dal nazifascismo ad oltrepassare il confine svizzero salvando vite a costo delle proprie. Morire pur di aiutare il prossimo.
Nel loro essere rivoluzionariamente pacifici arrivarono a fine guerra a preservare le vite dei nazifascisti stessi perché venissero mandati a giusto processo piuttosto che lasciarli linciare dalla folla inferocita; insegnandoci ancora una volta cosa significa amare il nostro prossimo.

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Laudate Hominem

C’è una diatriba interna ormai tra quello che è il cristianesimo, il messaggio contenuto nei vangeli -apocrifi o meno poco importa- e la vita reale di chi lo professa. Non dovrebbe neppure servire farne esempi ma quando esponenti politici portano alta la bandiera di un cattolicesimo convinto e si trovano a rifiutare tutto ciò che è caritàaccoglienzaamore per il prossimo, quando parte dei cattolici stessi portano la bandiera di questi politici convinti che incarnino i loro valori diviene chiara la dicotomia tra il messaggio che un giovane uomo predicava in giudea duemila anni fa e quello raccolto oggi. Parlarne in maniera asettica, senza abbassarsi allo stesso livello non è mai facile ma qualcuno prima di me, ha trovato il modo elegante e razionale di esprimerlo con un eleganza oggi ancora irraggiunta.

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Ministro Lorenzo Fontana, che ne dice se togliamo i porno lesbo?

A quanto pare secondo il nuovo Ministro Lorenzo Fontana le famiglie arcobaleno non esistono.
A quanto pare nonostante su Porn Hub e su Youporn una delle categorie più visitate in italia sia il porno lesbo, le coppie omosessuali non esistono. Se esistessero evidentemente piacerebbero, eh?
Tuttavia non esistono. Peccato.
Per risolvere questa terribile soluzione, e proponendo un bel , ho pensato di scrivere a PornHub e a Youporn chiedendo cosa ne pensino della situazione, e se sia il caso di rimuovere questa categoria obsoleta dai loro siti, almeno per l’Italia, almeno per un po’.
Cliccando sulle due paroline magiche PornHubYouporn su questo mio articolo sul blog si raggiungono direttamente i contatti dei due siti, ma in caso una veloce ricerca su google può aiutare anche i più pigri.

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L’irrazionale in una mente razionale

Quante volte si parla di razionale ed irrazionale? Si parla delle ragioni del cuore e di quelle della mente, si dice che sia meglio affidarsi all’istinto o al ragionamento. Io stesso sono stato per anni rinchiuso in questa categorizzazione passando da un tempo in cui tutto era emozione, cuore, pulsione ad uno in cui tutto era ragionamento, calcolo, precisione. Oggi sono una mente razionale, questo sì, ma amo, scrivo, seguo desideri, mi chiedo cosa voglio del mio futuro e dove mi spingano i sogni. Mi chiedo da dove vengano i sogni, dove vadano, dove spingano. Con raziocino. Con il calcolo della mente. Non esiste il cuore, voglio dire, esiste una pompa di muscolo che spinge il sangue e lo fa girare nel corpo ed è questo il suo unico scopo e probabilmente neppure la mente esiste se non sotto forma di comunicazioni elettriche e configurazioni dei neuroni.

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Sull’Odissea, su Ulisse, sull’uomo moderno

L’argomento è vasto, tanto che ci ragiono da settimane, tanto che non mi ci sta tutto dentro la testa, tanto che probabilmente non riuscirò ad esprimerlo. Non vuole essere una recensione di un libro che tutti dovrebbero leggere e non solo conoscere o che tutti dovrebbero conoscere davvero e non solo averne sentito parlare. Ho letto l’Odissea di Omero in questi giorni. Non propriamente letto essendo un audio book e ne ho tratta una quantità enorme di riflessioni. La prima, ovvia, è che la costrizione a scuola rende noiosa anche la cosa più avvincente e spesso fruire autonomamente di qualcosa che ci è stato fornito come costrizione ci fa capire perché, sbagliando, ci hanno costretti. La seconda è senza dubbio che l’opera intera è completamente un’altra cosa rispetto a studiarne pezzetti ed ancor più rispetto ai film, almeno quelli che ho visto, che sono completamente sbilanciati.

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Ora

Oggi sono andato a correre. È stato strano. Mi sembrano secoli che non andavo a correre al tramonto, forse mi ricorda un po’ quella volta che al tramonto sono andato a camminare con lei, con i capelli del colore del sole, ma da quello sembrano passati millenni. C’era quell’atmosfera di freddo pungente che si contrappone al caldo del mio corpo e di caldo del mio corpo che si contrappone al freddo dentro. Una sensazione strana, mi ricorda di quella volta in cui sono stato investito.
Questo lo ricordo come fosse ieri. Sono sensazioni che difficilmente scivolano via dall’anima, te le porti dentro comunque vada.
Quel giorno credevo fosse uno come un’altro, avrei dovuto andare a correre il giorno dopo ma sarebbe stato un mese da che mi frequentavo con Lei. Avrei dovuto andare a correre il giorno dopo ma quel giorno non avevo di meglio da fare se non correre, sfogare il corpo e l’anima, tornare a casa, cucinare per Lei che mi avrebbe raggiunto più tardi.

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Guidare il potente mezzo

Il più vecchio ricordo che ne ho credo si a di me seduto sul sedile dietro. Ero talmente piccolo da potermi rannicchiare e starci nella zona al di sotto del finestrino. All’epoca non c’erano ancora i sedili rialzati per i bambini e non erano neppure obbligatorie le cinture di sicurezza davanti o dietro che fosse, gli appoggia testa erano un optional. Li avrebbe installati mio padre qualche anno dopo. Gli interni erano di un materiale diverso dalla stoffa grigia che li ricopre ora, ricordo che vi fossero degli interni di un materiale plastico, forse vinile. Era rosso. Mi sentivo al sicuro lì dietro e osservavo il mondo dal piccolo finestrino laterale. Attaccati c’erano due adesivi tondi. La copertura in vinile aveva un piccolo buco. Ci giocavo, infilavo il mio piccolo dito e immaginavo che dietro ci fosse un altro mondo, un giorno ci è finita dentro Birba, la mia piccola action figure della gatta di Gargamella dei puffi.

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Perché ho smesso di scrivere poesie

Scrivevo molta più poesia un tempo.
Ho scritto sempre molto, ricordo il primo racconto che ho scritto era qualcosa come il 1990. avevo otto anni, forse nove. Raccontava di un viaggio nello spazio in cui io, nel 2017 andavo su Marte e incontravo una popolazione aliena, ma non era fantascienza, utilizzava il cliché inizio novecentesco della perdita di sensi momentanea a distinguere la parte reale da quella immaginaria, un trucco mutuato da Poe o da altri scrittori della sua epoca. Avevo descritto la morte da dentro il morente descrivendo una serie di deformazioni sensoriali e poi la sua resurrezione in questo mondo alieno. Non spiegavo se il protagonista fosse morto davvero o no, se fosse inteso come reale o no tutto quanto accadeva dopo. Avevo otto anni, era il mio primo racconto e non so dire da dove venisse, avevo letto Il Richiamo Della Foresta, 20.000 leghe sotto i mari, forse qualcosa di Salgari non di più.

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