Quante volte si parla di razionale ed irrazionale? Si parla delle ragioni del cuore e di quelle della mente, si dice che sia meglio affidarsi all’istinto o al ragionamento. Io stesso sono stato per anni rinchiuso in questa categorizzazione passando da un tempo in cui tutto era emozione, cuore, pulsione ad uno in cui tutto era ragionamento, calcolo, precisione. Oggi sono una mente razionale, questo sì, ma amo, scrivo, seguo desideri, mi chiedo cosa voglio del mio futuro e dove mi spingano i sogni. Mi chiedo da dove vengano i sogni, dove vadano, dove spingano. Con raziocino. Con il calcolo della mente. Non esiste il cuore, voglio dire, esiste una pompa di muscolo che spinge il sangue e lo fa girare nel corpo ed è questo il suo unico scopo e probabilmente neppure la mente esiste se non sotto forma di comunicazioni elettriche e configurazioni dei neuroni. Non molto dissimile da un computer molto più potente e veloce, in grado non solo di analizzare ed elaborare ma di creare. Triste visione? No. Perché è vedendo la mente in questo modo che si può comprendere il razionale e l’irrazionale e farne pace. Comprendere che non esistono un cuore e una mente ma un unica “macchina” potente e se vogliamo coerente nel suo essere incerta.La mente, se così vogliamo chiamarla, mi piace considerarla un’astrazione. Contrariamente a come si tenda a ragionare non credo possa considerarsi mente qualcosa che sia slegata dal corpo, difficile realizzarla davvero sconnessa dalle sensazioni come il freddo, il caldo, il tatto, gli odori, la percezione della luce, i suoni. Siamo sempre e comunque profondamente connessi a questi anche solo se consideriamo che ci accorgiamo delle emozioni tramite le reazioni del corpo, il battito del cuore accelerato o rallentato, la superficie della pelle più o meno irrorata dal sangue in una zona piuttosto che un’altra, il rizzarsi dei peli… senza di queste cose la percezione di un’emozione non solo sarebbe troppo astratta per essere compresa ma semplicemente cesserebbe di essere. Per questo ritengo che la mente, non esista di per sé. E allora cosa sono i pensieri? Il ragionare nella testa? E cosa sono le ragioni del cuore? L’istinto è parte integrante di ciò che siamo, della nostra fisiologia. Lo vediamo negli animali appena nati che sanno riconoscere la madre e distinguerla da un predatore, lo vediamo in farfalle come la Vanessa Cardui che migra e si riproduce in migrazione ed ogni farfalla sa già da che parte continuare a far volare lo sciame senza che nessuno gli e lo racconti e gli dica il perché con quel su cervello più piccolo della capocchia di uno spillo. La razionalità è invece quello che probabilmente ci distingue dalle altre specie animali. Quello che ci ha permesso di costruire in primis un linguaggio di comunicazione elaborato come la parola, perché sì, anche i gesti, le carezze, i versi degli altri animali sono linguaggi. Seppure meno espressivi ed elaborati permettono una forma di comunicazione, di scambio di informazione. La razionalità ci ha permesso di elaborare teorie, scambiarle, registrarle in disegni, scritte, libri, supporti digitali ma soprattutto di tramandarle di generazione in generazione perché venissero usate, modificate, dimenticate, corrette, ricordate, amate. Noi siamo il frutto di generazioni e generazioni prima di noi e il seme di generazioni e generazioni dopo di noi e questo credo non andrebbe mai scordato. Se noi siamo quello che siamo è perché qualcuno prima di noi ha contribuito a costruire il mondo e ci ha lasciato qualcosa che non è solo l’aver fatto sesso con il proprio partner e aver generato prole. Questa credo sia la vera differenza tra l’uomo e gli altri animali, nel bene e nel male. L’essere parte di una storia che non ci colloca come ininfluenti rispetto al tutto. Ma cos’è quindi che sto scrivendo? Un elogio della razionalità a discapito dell’istinto? No. Ed è questo il punto. L’essere sempre e comunque animali come lo sono tutti gli altri è ciò che rende completo l’essere umano. Quello che chiamiamo cuore, irrazionale, istinto credo sia quella parte di un tutt’uno, quello che ci da segnali che sfuggono all’ambito razionale, quei segnali che ci fanno capire che una teoria è sbagliata anche se non lo sappiamo ancora spiegare, quelli che ci fanno capire che una scelta è quella giusta anche se non abbiamo elementi per valutare razionalmente, quella che ci fa capire che siamo sulla strada sbagliata anche se non sappiamo perché lo siamo, quella che talvolta ci inganna mostrandoci una paura che non ha motivo di essere ma che è appunto irrazionale e incontrollabile, quella che ci fa sentire che una persona è quella giusta per noi, o quella sbagliata. L’irrazionale, è solamente una parte della stessa cosa che ci piace chiamare mente, e va bene chiamarla cuore, va bene chiamarla come più ci piace ma è bene capirne anche la natura per fare pace con sé. A volte si tende a vedere segni nella realtà come se l’universo volesse dirci qualcosa, lo si chiama destino, lo si chiama scaramanzia, o sovrannaturale, lo si chiama in mille modi che ognuno vuole chiamare ma è una parte del tutto, del sé profondo che da un segnale come quando un orecchio sente un passo alle spalle prima che l’occhio lo veda, come quando l’olfatto ci fa percepire il fuoco chilometri lontano da dove gli altri sensi potrebbero notarlo. Semplicemente è parte di noi, di ciò che siamo, ne più ne meno del ragionamento, ne più ne meno dei cinque sensi. Ed allora sì, chiamarlo sesto senso mi piace di più, ma non con un significato metafisico, non con un significato esoterico semplicemente come parte del sé, naturale, comune a tutti gli animali, dalla medusa, al minuscolo insetto, al grande predatore, all’uomo.
L’irrazionale è il complemento del razionale, l’istinto il complemento del ragionamento.
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