Festa della donna? Non esattamente

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Oggi è l’8 marzo, in Italia chiamiamo questa giornata festa della donna, un momento per festeggiare le tanto bistrattate donne, per spendere un po’ di soldi in mimose, ristoranti e feste. E poi? E poi il giorno dopo tornare al vecchio comune vivere.

Ci sono delle storture in tutto questo. Innanzi tutto, il nome. Perché dovrebbe essere una festa? Che cosa esattamente dovremmo festeggiare? Nel resto del mondo l’8 marzo non è la festa della donna, ma la Giornata internazionale della donna. Ma noi siamo la nazione che rinomina titoli come “Eternal Sunshine of the Spotless Mind” in “Se mi lasci ti cancello“, abbiamo un po’ il sadico gusto di cambiare i titoli rovinandone poeticità e significato per piegarli al commercio.

Credo che Giornata internazionale della donna renda un po’ di più l’idea del fatto che oggi non è un giorno in cui meramente festeggiare le donne che ci circondano, ma un giorno nel quale riflettere sulle disuguaglianze sociali che differenziano lo status della donna da quello dell’uomo. E ce ne sono molte. Il fatto che una donna sia quasi sempre costretta a lasciare il lavoro anche temporaneamente qualora abbia dei figli, il fatto che in molti casi non si prenda neppure in considerazione che sia l’uomo a farlo, il fatto che molti non prendano neppure in considerazione l’eventualità che una donna non voglia avere figli un po’ come se fosse considerata un’incubatrice semovente, il fatto che ci sia un grosso squilibrio salariale tra uomini e donne, la quantità oggettiva di donne che ogni anno muoiono di morte violenta uccisa da uomini, il fatto che in questi omicidi o nella violenza sessuale si tenda a dare la colpa alla donna “troppo disponibile”, o “poco vestita” e non si punti sul violentatore che indipendentemente dal resto ha di fatto commesso un crimine violento e inaccettabile (ne ho parlato anche qui https://short.staipa.it/t7ag8), e mille altri. Lo ammetto, io sono un uomo, sono dal lato sbagliato e sicuramente non sono in grado di capire o elencare tutte le situazioni che non vedo o che non sono in grado di comprendere a fondo ma è comunque da qui che dobbiamo partire. Dall’ammettere che determinati problemi esistano e siano oggettivi e che per risolverli sono gli uomini a dover fare un grande grande passo.

Vale come per il resto delle cose. Prima si capisce che un problema esiste, poi lo si accetta, poi si prova a cambiare le cose. Conosco molti uomini, ma anche donne purtroppo, che danno per scontato che non esista disparità salariale, che danno per scontato che dato che la donna partorisce sia obbligatorio sia lei ad accudire la prole, che danno per scontato che l’unico obbiettivo di vita di una donna sia figliare, che le violenze sulle donne siano spesso inventate o provocate. Ma non è così, e la colpa di tutto questo è sia di chi non vede il problema, sia di chi lo vede e non alza un dito per cambiare le cose, perché tanto non tocca a lui.

Anzi se qualcuno vorrà elencarmi altre problematiche da citare/analizzare, mi impegno già da ora ad aggiungerle in coda all’articolo.

Disparità salariale

Secondo un report di Federconsumatori (che potete trovare qui https://short.staipa.it/25d73) questa era la situazione nel 2019.

SettoreDonneUominiGender Pay Gap
Agricoltura23.478,00 €23.996,00 €-2%
Industria di processo29.982,00 €31.803,00 €-6%
Industria di manifattura29.208,00 €30.996,00 €-6%
Edilizia32.785,00 €27.694,00 €18%
Utilities33.821,00 €33.298,00 €2%
Commercio28.124,00 €29.263,00 €-4%
Servizi26.132,00 €29.766,00 €-12%
Servizi finanziari36.718,00 €45.985,00 €-20%
Media Italia27.420,00 €30.429,00 €-10%
RAL Media 2019 per settore – Elaborazione Federconsumatori su dati Istat e Osservatorio JobPricing

Differenze stipendio per inquadramento

 DirigentiQuadriImpiegatiOperai
Donne â‚¬ 148.206,00 â‚¬ 62.157,00 â‚¬ 29.568,00 â‚¬ 23.502,00
Uomini â‚¬ 161.682,00 â‚¬ 68.201,00 â‚¬ 32.685,00 â‚¬ 25.781,00
Gender Pay Gap-8,33%-8,86%-9,54%-8,84%
RAL Media 2019 per inquadramento – Elaborazione Federconsumatori su dati Istat e Osservatorio JobPricing

Gender Tax

Si tratta del fenomeno per cui alcuni prodotti dedicati espressamente alle consumatrici donne costerebbero di più rispetto agli equivalenti destinati agli uomini, e viceversa.

ProdottoVariazione % tra versione maschile e femminile
Profumo+29% per la versione femminile
Shampoo+67% per la versione maschile
Bagnoschiuma+9% per la versione maschile
Deodorante+51% per la versione femminile
Crema viso+68% per la versione femminile
Creme corpo+32% per la versione maschile
Scarpe da ginnastica+14% per la versione maschile
T-shirt+26% per la versione maschile
Giacche e cappotti+8% per la versione femminile
Maglie e felpe+4% per la versione femminile
Creme depilatorie+5% per la versione femminile
Rasoi+16% per la versione femminile

A questo vanno aggiunti oggetti fondamentali e necessari come gli assorbenti intimi che fino a poco fa erano tassati al 22% come tutti gli oggetti comuni e che con tanto sforzo è stata abbassata al 10%. Ma non al 4% come i beni di prima necessità. Perché fare figli è obbligatorio, perdere il lavoro per fare figli è necessario, ma gestire tutto quello che c’è di correlato a farli come il ciclo o i costi di determinate analisi, cure o medicinali invece no, si paga.

Violenza sessuale

Secondo ISTAT (qui i dati https://short.staipa.it/oaq9r)

Il 31,5% delle 16-70enni (6 milioni 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale, una su tre. Una su tre è tantissimo. Il 20,2% ha subìto violenza fisica, il 21% violenza sessuale, il 5,4% le forme più gravi della violenza sessuale come lo stupro e il tentato stupro. Ha subìto violenze fisiche o sessuali da partner o ex partner il 13,6% delle donne, il 5,2% dal partner attuale e il 18,9% dall’ex partner.

TIPO DI VIOLENZAPartner attuale o ex (a)Non partner (b)Totale (b)
ItalianeStraniereTotaleItalianeStraniereTotaleItalianeStraniereTotale
Violenza fisica o sessuale12,920,413,625,318,224,731,531,331,5
Violenza fisica11,018,211,612,312,612,419,625,720,2
Violenza sessuale5,59,15,818,39,717,521,516,221,0
Stupro o tentato stupro2,24,22,43,34,63,45,17,75,4
Stupro1,83,82,01,12,01,22,85,33,0
Tentato stupro1,02,11,12,52,92,53,34,63,5
(a) per 100 donne  con partner attuale o precedente
(b) per 100 donne  dai 16 ai 70 anni

In tutto questo ovviamente si parla di chi ha avuto la forza di denunciare, perché sono molte le donne che sotto minaccia o in difficoltà magari non riescono a farlo.

Donne che lasciano il lavoro per i figli

Secondo Istat (qui i dati completi https://short.staipa.it/qtduw) sono l’11,1% le donne con almeno un figlio che non hanno mai lavorato per prendersi cura dei figli a confronto con una media europea di 3,7%.

Il 38,3% delle donne lavoratrici tra i 18 e i 64 anni con figli sotto i 15 anni hanno modificato aspetti professionali per
conciliare lavoro e famiglia, per i padri con le stesse caratteristiche il valore è 11,9%

Il resto

Il tutto senza considerare quanto sia facile per una donna essere insultata in quanto tale, fischiata per strada, spaventata, considerata negativamente perché non si cura abbastanza, o perché ingrassa o dimagrisce, o perché invecchia senza rifarsi o tingersi o truccarsi per sembrare giovane.

Ah. Per la cronaca il avrebbe dovuto anche difendere le donne da questo. Non solo per le persone omosessuali.

Le leggende metropolitane

La mimosa, che fiorisce tra febbraio e marzo, è stata scelta come simbolo, in Italia, da Teresa NoceRita Montagnana e Teresa Mattei, ma non ha alcun legame precedente con la giornata se non il periodo di fioritura. Per quanto riguarda invece l’incidente famoso che si tende a commemorare in questa data si fa generalmente riferimento alla morte di centinaia di operaie nel rogo di una inesistente fabbrica di camicie Cotton o Cottons avvenuto nel 1908 a New York, probabilmente la leggenda metropolitana è nata facendo confusione con una tragedia realmente verificatasi in quella città il 25 marzo 1911, l’incendio della fabbrica Triangle (https://short.staipa.it/llc73), nella quale morirono 146 lavoratori (123 donne e 23 uomini, in gran parte giovani immigrati di origine italiana ed ebraica).

L’8 marzo non è una festa ma un momento di riflessione, per questo è importante. Se fosse solo una festa avrebbe ragione chi dice che è inutile.

Vi lascio infine con un video divertente ma significativo, sarebbe bello lo vedessero tutti, soprattutto gli uomini. Fa ridere, e fa capire molte cose.

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