Nelle ultime settimane si sta riaprendo una domanda che in realtà per gli addetti al settore è trita e ritrita: rimuovere un account social è ledere la libertà di parola? Sinceramente se il problema fosse stato solo la rimozione degli account di Donald Trump non mi sarei neppure messo a scrivere. Ho sempre dato per scontato che chiunque fomenti violenza e possa potenzialmente causare una pesante rivolta popolare con morti e feriti non dovrebbe avere spazio sui media, un po’ come da qualche anno si è smesso di parlare di suicidi, di gente che lancia sassi dal cavalcavia o di altre tematiche che possano creare emulazione.
A contraddire quella che a me sembra un’ovvietà, però, capita sempre più spesso di vedere discussioni utenti comuni che ritengono un diritto inalienabile (https://it.wikipedia.org/wiki/Diritti_umani) scrivere sui social qualunque cosa vogliano, invocando il primo emendamento della costituzione degli Stati Uniti o l’articolo 21 della costituzione italiana.
Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof; or abridging the freedom of speech, or of the press; or the right of the people peaceably to assemble, and to petition the Government for a redress of grievances.
Il Congresso non promulgherà leggi per il riconoscimento ufficiale di una religione, o che ne proibiscano la libera professione; o che limitino la libertà di parola, o della stampa; o il diritto delle persone di riunirsi pacificamente in assemblea e di fare petizioni al governo per la riparazione dei torti.
Primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti d’America (https://www.whitehouse.gov/about-the-white-house/the-constitution/)
Chi cita il primo emendamento senza sapere cosa sta citando non considera il fatto che in questo contesto specifico parla del fatto che il congresso degli Stati Uniti non debba promulgare leggi che limitino la libertà di parola.
Il fatto che un social network blocchi o non blocchi un utente non ha assolutamente nulla a che fare con il congresso degli Stati Uniti.
Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
Costituzione Italiana – Articolo 21 (https://www.senato.it/1025?sezione=120&articolo_numero_articolo=21)
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria [cfr. art.111 c.1] nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell’autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all’autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s’intende revocato e privo d’ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni.
Chi invece si attacca all’articolo 21 della Costituzione Italiana forse sta utilizzando un qualcosa che oltre a essere valido sul nostro territorio sembra scritto in maniera più generale e quindi vagamente più applicabile. Sempre che si ignori la parte in cui si legge “Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell’autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l’indicazione dei responsabili.” e sicuramente l’istigazione alla violenza, o alla sommossa popolare anche in Italia rientrano nell’elenco dei reati.
Il problema vero però è che il ricorrere in un modo o nell’altro alla libertà di espressione sposta l’attenzione erroneamente dalla realtà dei fatti a una discussione generalista poco attinente.
Un social network è di fatto un prodotto che non ci è dato di diritto ma ci è dato come strumento utilizzabile o no. Il proprietario del social network stilla una serie di regole in maniera unilaterale che l’utente sceglie di accettare o no.
Togliere un account da un social network non lede la possibilità di quella persona di esprimere la propria opinione, può esprimerla parlando, lo può fare in piazza, lo può fare su altre piattaforme, lo può fare chiedendo ai giornali di pubblicare una lettera, lo può fare chiedendo di partecipare a trasmissioni televisive.
Visto così il tutto viene riportato a una dimensione più semplice e naturale. Il fatto che io non possa andare su Rai 1 a dire che ci stanno mentendo e in realtà gli attaccapanni sono tutto un complotto per sformare i nostri cappotti e costringerne a comprarne di altri grazie all’obsolescenza programmata è una violazione della mia libertà di parola o piuttosto nessuno ha voglia di perdere tempo e risorse a pubblicare le mie mattate? Rai 1 è obbligato a darmi spazio o ha libertà di scegliere a chi dare parola o meno? Per i social deve valere e vale lo stesso meccanismo.
Per quanto possa risultare fastidioso o impopolare Rai 1, come ogni altro mezzo di diffusione di massa, ha il diritto di scegliere, e noi abbiamo il diritto di andare altrove se non ci piace.
Questo non lede la libertà di espressione. Se sono uno stronzo, è giusto che qualcuno non voglia pubblicare le mie stronzate. Resto però libero di aprirmi un sito, di scrivere lettere, di pagare qualcuno per farmi pubblicità (se questo sia disposto per soldi a pubblicare le stesse cose), di andare a parlarne in giro, di organizzare manifestazioni pacifiche, di fare raccolte firme, di proporre un referendum…
A privare della libertà di parola sono altre istituzioni, sono governi che avvelenano gli oppositori con il polonio o il novichock (Giornalisti uccisi in Russia https://it.wikipedia.org/wiki/Giornalisti_uccisi_in_Russia) , o che li incarcerano e li fanno sparire (Dissidenti della Repubblica popolare cinese https://it.wikipedia.org/wiki/Dissidenti_della_Repubblica_popolare_cinese), che mandano la polizia e organizzano guerre contro di loro (La Turchia finanzia una guerra invisibile contro i suoi dissidenti https://www.vice.com/it/article/jmybmk/turchia-guerra-contro-i-dissidenti).
Finché avrete la possibilità di andare a raccontare le vostre cose ai vostri amici, uscire a urlarle, andare al bar a tramandare la fake news o il complotto del momento state tranquilli. La vostra libertà di parola, come quella di Donald Trump è ben salda e viva.
Se siete qui a raccontarlo e a lamentarvi, la privazione della libertà di parola è evidentemente qualcosa di cui non avete avuto mai esperienza, e se in una discussione arrivate a concludere usando la retorica della libertà di pensiero forse state ammettendo di sostenere una tesi talmente poco convincente che non avete altri elementi a sostengo.
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