Giorni di sospensione, in aria, in cielo volando disperso tra istanti perduti e da trovare e attese e andate, ritorni.
Penso ad un uomo, vecchio uomo a cui non ho mai ridato l’affetto che mi diede anni fa, e penso alle sue parole quando gli hanno chiesto “come stai?”: “Niente.. faccio le mie cose, mi faccio da mangiare, faccio qualche passeggiata da solo. Tanto lei non tornerà più ormai.” la solitudine dopo una vita uniti.
Penso a come a volte anche solo una rianimazione fatta al volo potrebbe salvare una vita.
Penso ancora alle cose che invece io ho davanti, penso al brano che stiamo scrivendo con un testo che scivolerà tra significati opposti, tra storie opposte parlando infine di qualcuno di cui non dice nulla mentre dice di altri.
Penso all’acqua: com’è fare 400 metri di nuoto in dieci minuti? Non so, però devo farlo se voglio fare la guida subacquea, fondamentale se davvero vorrò andarmene là divertente se poi resterò.
Penso al corso di rianimazione che incomincia.
E scivolo tra i tanti fatti accaduti, tra una mail che attendo da giorni.
Penso alla gran cena di Venerdì, a quella di Sabato, alla notte di Sabato.
Penso a mia sorella che è tornata e speriamo resti almeno un po’.
(ma davvero hai una sorella? No. Anagraficamente no.)
Penso che il testo del brano inizia con “Ripenso ai fatti che ci legavano nel tempo, penso ai fatti che legavano nel tempo noi” e penso a chi lo ascolterà e si sentirà chiamato e penserà che quel brano parli un po’ di lui, di lei, di noi e parlerà invece d’altro, parlerà di chi forse mai potrà sentire. Penso ai fatti che, ci legavano nel tempo, penso ai fatti che legavano nel tempo e legano ancora i miei ricordi i tuoi a istanti.
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