Ci ho provato, davvero. Ho anche una discreta stima in alcune produzioni di Celentano, lo apprezzavo perfino da piccolo quando faceva i film con Ornella Muti.
Ogni volta che vedo Nino Frassica però devo ammettere di avere un effetto benefico. L’idea che una qualità comica del genere sia comunemente accettata mi fa rivalutare le scenette che fanno i ragazzini agli scout. Sono di gran lunga migliori di lui. In tutto il programma di lancio del cartone se non ci fosse stato Natalino Balasso, di cui in genere non sono un grande amante, il tutto sarebbe stata un’accozzaglia di cliché con battute trite e ritrite, con la bella donna che può solo cercare di lavorare nel mondo dello spettacolo e che ovviamente deve essere incapace di qualunque cosa, con l’inno americano alle spalle di un corruttore pieno di soldi, con due frati che scelgono chi salvare sull’arca di Noè con i soliti dialoghi copiati nel peggiore dei modi da copie delle copie di copie di Totò.
L’arrivo di Celentano per altro, non più di trenta secondi, come fosse Dio sceso in terra sembra come averlo visto senza neppure averlo sentito far nulla sia un dono. In pratica come la donna bella e incapace che vuole fare spettacolo solo per fare presenza.
Poi finalmente il cartone. L’eroico e macho Adrian che sembra mostrare il suo machismo in base a quanto fa sesso, gran parte delle scene perse a far vedere come la sua donna, sempre nuda, lo desideri, quanto lui sia figo in moto, quanto lei lo desideri, quanto lui faccia sesso con lei, lei nuda, quanto lei lo desideri. Questo è ancora l’immaginario di uomo, questo ancora l’immaginario di donna che la TV ci propone. Il tutto con il solito incensarsi, darsi del poeta, del rivoluzionario, del guru tipico di Celentano.
Penso di potermi perdere tutto il resto della stagione.
Rivoluzionario sarebbe rivalutare la donna invece di considerarla un oggetto.
Rivoluzionario sarebbe comprendere che il valore di un uomo non è legato a quanto scopa, o a quanto mostra di scopare.
Rivoluzionario sarebbe proporre un cambiamento senza doversi proporre come guru.
Rivoluzionario sarebbe fare cultura e non spettacolo, innovazione e non cliché.
Peccato. Celentano avrebbe le carte, la visibilità, la forza per essere rivoluzionario, ma aimé temo non più l’età e probabilmente neppure l’interesse.
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