Il respiro non si ferma.
Sento i polmoni riempirsi e svuotarsi. Riempirsi e svuotarsi. Riempirsi e svuotarsi. Ad un ritmo che non so più controllare.
Riempirsi svuotarsi riempirsi svuotarsi riempirsi li sento e ancora e ancora, sbatto i palmi delle mani sul vetro, mi giro. Vetro, vetro, ancora vetro. Sbatto coi pugni mentre dall’alto mi cade addosso acqua fredda ma non importa, perché il gelo è dentro, è solo dentro mentre sento riempirsi svuotarsi riempirsi svuotarsi i polmoni.
Riempirsi e svuotarsi.
Osservo fiorire un male, un dolore, impotente. Lo osservo fiorire come una rosa che un tempo era una piccola radice partita da un seme.
Non l’ho sentito crescere.
Non l’ho sentito piantare le sue grinfie dentro i miei organi, non l’ho sentito fare capolino tra uno e l’altro, non l’ho sentito.
Sento solo il freddo, i miei polmoni riempirsi, svuotarsi, riempirsi, svuotarsi ma so che dentro lui cresce, fiorisce, mette germogli e mentre lui fiorisce io avvizzisco.
Si nutre di me come io mi sono nutrito della carne, del pane, del vino.
Si nutre di me per fiorire stupidamente, senza sapere che alla fine lo porterò con me.
Sento i polmoni riempirsi, svuotarsi, riempirsi, svuotarsi, riempirsi, svuotarsi e non li riesco a fermare.
E vorrei avere qualcuno con cui sfogarmi, vorrei spezzare queste lastre di vetro che mi circondano, anche solo per tagliarmici le vene ma sento solo il freddo, quello fuori, quello dentro, i polmoni, il respiro, il fiore maledetto che cresce, io che avvizzisco e niente.
Niente.
Niente altro.
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