Negli scorsi giorni sono stato colpito dal discorso di Winona Rider per i festeggiamenti per la mattonella di Tim Burton sulla Hall Of Fame
Tim, la tua amicizia è stata un dono immenso. Quando ti ho incontrato, ero una ragazzina strana. Mi hai dato fiducia in me stessa, mi hai mostrato che si può andare contro le maree del conformismo. La tua inclusività creativa ha reso l’essere strana non solo accettabile, ma qualcosa di bello, da celebrare.
Winona Rider su Tim Burton
Uno dei pregi di internet credo sia stato esattamente questo. Rendere più normale chi si in passato si è sentito strano.
Io sono uno di questi, per una serie infinita di motivi che si notano in molti aspetti della mia vita fin dall’infanzia. Io ho voluto una Barbie perché il mio Big Jim non fosse solo, giocavo più spesso con le ragazze perché non mi piaceva il calcio, ho scelto di suonare il sassofono quando avevo sei o sette anni e ho insistito finché i miei genitori non hanno ceduto all’evidenza che quello era il mio strumento, ho praticato moltissimi sport ma nessuno di quelli che la gente guarda in TV, a parte lo sci che è comunque relativamente di nicchia. Ho sempre prediletto quelli individuali e che avessero a che fare con la natura. Ero quello a cui gli amici chiedevano consigli, non perché dessi la risposta giusta, ma perché davo la risposta diversa. Oggi gestisco un blog che non serve a niente e non va più neppure di moda, ma qualcuno mi segue lo stesso, vado in giro con un’auto vecchia di sessant’anni (nel 2025), faccio ancora sport strani, ma insomma chi mi segue qui un po’ di cose immagino le noti. Soprattutto sulle mie posizioni politiche raramente allineate a qualcuno ma sempre aperte all’inclusività delle minoranze, la difesa dei più deboli e l’osteggiare i bulli.
Si soffre a sentirsi diversi. Si soffre perché non si ha con chi confrontarsi e quando si prova a confrontarsi le persone tendono ad omologarti e inquadrarti nei loro schemi e tu puntualmente non riesci a riconoscerti in nessuno di questi. Si soffre perché alla fine ci provi a infilarti in quelle scatoline, a sederti buono buono per essere riconosciuto dall’una o dall’altra parte ma poi ti rendi presto conto che sei seduto scomodo. Che in quel posto, in quella posizione proprio non riesci a starci. Alla fine sgusci fuori, ti mostri per quello che sei e ti ritrovi solo. A seconda delle età ti ritrovi anche preso in giro, o offeso, o semplicemente tagliato fuori da determinati ambienti che richiedono un senso di appartenenza che tu pur sforzandoti non riuscirai mai ad avere.
Non sei un mostro. Non lo sei affatto, ma tante volte ti fanno credere di esserlo perché tutto ciò che sfugge al controllo per molte persone è male. Soprattutto per le persone conservatrici, o per le persone religiose ma non solo. Finisci per inserirti in ambienti in cui bullizzare è talmente istituzionale da non essere neppure percepito da chi perpetra il bullismo. Quando si da per scontato che tutti la pensino in un modo e tu non sei tra quelli. Ci si sente come un vegano continuamente invitato a grigliate di carne.
Continui dirlo, “Raga, io non mangio carne“, e continuano a risponderti “Non sei obbligato a mangiarla, ci sono queste buonissime verdurine gratinate al formaggio“. Alla fine o ti adegui o smetti di andare, “che strano quel tipo” dicono loro derubricheranno il problema.
Finisci per cercare di circondarti solo di persone come te, strane, fuori dalla media.
Internet invece ha cambiato le carte in tavola. Non in maniera sostanziale, gli umani continuano a restare umani. (short.staipa.it/a01du). Nei primi anni, prima dell’arrivo dei moderni Social Network i forum tematici, erano un coacervo di gente strana, strana come me, strana come noi. Erano un modo per conoscersi prima per iscritto e poi di persona come a molti di noi strani piace ma senza l’intermediazione lenta della posta tradizionale.
Improvvisamente il mondo, si è accorto che le persone strane non erano così rare, e quindi appunto strane. Più precisamente che esisteva una quantità di persone che si riconoscevano come tali sufficiente a farne un possibile target pubblicitario.
Basta guardare le serie TV.
Nel 1974, ben prima di internet, la stranezza veniva rappresentata con personaggi come Potsie di Happy Days, probabilmente il personaggio in cui è stato introdotto il termine nerd. Il personaggio è essenzialmente una persona goffa, ingenua e un po’ troppo rigida, il bersaglio perfetto degli scherzi di Fonzie, il quale diceva che tutti gli appassionati di scienze e matematica erano dei nerd, assimilando determinati interessi all’essere sfigato.
Nel 1989 arrivava Internet e contemporaneamente Screech di Bayside School e Steve Urkel di 8 sotto un tetto.
Il primo era il personaggio strano della sit-com, con una voce strana, bravissimo a fare i compiti e che in possesso di un robot. Non era un personaggio bellissimo ma meno negativo che in passato. Il secondo era divertente e piaceva al pubblico ma si trattava sempre di un personaggio occhialuto, con la voce nasale, vestito con pantaloni a vita altissima sostenuti da bretelle e goffo nei rapporti sociali. Insomma divertente, eh? Ma chi vorrebbe sentirsi rappresentato da lui, o vorrebbe essere lui?
Poco dopo è arrivato Carlton Banks in Il Principe di Bel-Air, nel 1990. Forse il primo nerd vestito quasi normale e con una fissa per Tom Jones invece che per qualche materia scientifica
Dobbiamo arrivare probabilmente a Ross Geller di Friends, nel 1994 per avere un nerd simpatico, che possa avere relazioni sentimentali e che non venga preso in giro costantemente per le sue stranezze.
Internet era già comune, almeno tra i nerd. I forum erano già una realtà consolidata anche se non in Italia era ancora agli inizi. Da lì è stata una marcia trionfale del nerd.
I Geeks di Freaks and Geeks, e Rory Gilmore di Una Mamma per Amica, nel 2000, hanno iniziato ad insegnarci che essere strani poteva essere un valore in cui riconoscersi. Sono passati 24 anni ma la cosa non è ancora chiara e c’è ancora bisogno di ribadirlo.
Poi nel 2007 arrivano Chuck Bartowski in Chuck e Sheldon, Leonard, Howard, Raj,, Bernadette, Stuart e alla fine perfino Penny alla fine in Big Bang Theory a rendere bello il nerd, o in generale lo strano. Non solo presentandoli come personaggi ma iinnalzandoli a protagonisti, affrontandone le difficoltà. Sono tutti un’estremizzazione di qualche lato che molti di noi che si ritengono diversi dalla media hanno. Sono personaggi che vanno fieri di come sono e che imparano a integrarsi nella società senza perdere il proprio status, senza nasconderlo.
Elliot Anderson, in Mr. Robot del 2015 infine è l’esempio definitivo dello sdoganamento, una serie non per nerd, non basata su riferimenti a supereroi, fumetti, giochi di ruolo e nerdate varie che porta un personaggio disagiato e in difficoltà sociale ad essere il cardine di una rivoluzione di livello mondiale.
Il mondo sta cambiando, ed è un bene. E non c’entra con le mode, quelle per cui la stessa persona il giorno prima adora Barbie e vorrebbe essere come lei e il giorno dopo adora Mercoledì e vorrebbe essere come lei. Il mondo sta cambiando perché oggi si può sentirsi diversi dalla media e manifestare questa propria diversità trovando chi la pensa come noi, chi vive le stesse difficoltà senza necessariamente doversi inquadrare in una casella.
Per questo, è importante oggi più che mai la diversità, essere fieri di sentirsi diversi, essere fieri di rifiutare l’omologazione e lottare contro gli inconsapevoli bulli che appartengono alle maggioranza. È manifestando ciò che siamo realmente che troviamo chi ci può capire, è mostrando ciò che siamo che ci possiamo sentire accettati e ci possiamo accettare.
Chi non vuole capire non conta. Non è essere accettati da tutti che ci può rendere felici ma accettare noi stessi. Giunti a questa consapevolezza tutto il resto smette di essere di un qualunque interesse.
Se ti senti diverso ricorda che ci sono milioni di persone là fuori che si sentono allo stesso modo e che può essere facilmente trovarle, se non sotto casa nella rete. Diverso non è strano. Diverso è bello, un valore in più che ti rende speciale.
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