
Il 3 maggio è la Giornata mondiale della libertà di stampa promossa dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite per evidenziare l’importanza della libertà di stampa e ricordare ai governi il loro dovere di sostenere e far rispettare la libertà di parola sancita dall’Articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani e per celebrare l’anniversario della Dichiarazione di Windhoek, un documento sull’importanza fondamentale dei principi in difesa della libertà di stampa, del pluralismo e dell’indipendenza dei media promulgato dai giornalisti africani a Windhoek nel 1991.
Parlo spesso di libertà di parola o di stampa, ne ho parlato in Rimuovere un account social è ledere la libertà di parola? (https://short.staipa.it/0m1nl) quando gli account social di Donald Trump sono stati bloccati,
ne ho parlato in Come funziona la censura sui Social Network? (https://short.staipa.it/0khu3) riguardo a come funzioni il controllo e quindi la libertà di stampa suo social,
e in Esiste la censura su Internet? (https://short.staipa.it/23xml)
ma onestamente mi sento di dire che si tratta essenzialmente di stupidi problemi da paesi ricchi e liberi. Perché non è su questo piano, nonostante il parere dei complottisti, che si ragiona su libertà di stampa. L’esistenza stessa dei social è qualcosa che garantisce un surplus di informazioni, di libertà e di confusione nelle informazioni.
Non sto dicendo che la libertà di stampa sia una cosa che non è in discussione da noi, e che non rappresenta un problema da noi, ma solo che se davvero ci dobbiamo focalizzare sulla libertà di stampa non è ai social che dobbiamo guardare ma alla stampa e ai siti di informazione, quelli veri.
Reporters without Borders (RSF) è un’organizzazione non governativa nota al pubblico per il World Press Freedom Index, la classifica annuale sulla libertà di stampa nel mondo, o almeno 180 paesi.
La classifica è sempre disponibile a questo indirizzo: https://rsf.org/en/index mentre il report specifico per l’Italia è disponibile qui https://rsf.org/en/country/italy.
Su 180 paesi non siamo proprio alti in classifica, nel 2022 eravamo al cinquantottesimo posto, sotto a paesi in cui per la percezione di molti non dovremmo essere.
Il report del 2020 riporta
La libertà di stampa in Italia continua ad essere minacciata dalla criminalità organizzata, in particolare nel sud del Paese, così come da vari gruppi estremisti o di protesta che usano la violenza, che hanno visto un aumento significativo durante la pandemia.
Panorama dei media
Il panorama mediatico italiano è ben sviluppato e ha una vasta gamma di media che garantiscono una reale diversità di opinioni. Il settore radiotelevisivo comprende diversi canali televisivi pubblici (come Rai 1) e stazioni radio pubbliche, nonché molte emittenti televisive e radiofoniche private. La stessa diversità caratterizza la carta stampata, che comprende quasi 20 quotidiani con una tiratura di oltre 20.000 (come il Corriere della Sera e La Repubblica), circa 50 settimanali con una diffusione considerevole (come L’Espresso e Famiglia Cristiana), oltre a molte riviste e una serie di siti web di notizie.
Contesto politico
Per la maggior parte, i giornalisti italiani godono di un clima di libertà. Ma a volte cedono alla tentazione di censurarsi, sia per conformarsi alla linea editoriale della loro testata giornalistica, sia per evitare una causa per diffamazione o altra forma di azione legale, o per paura di rappresaglie da parte di gruppi estremisti o criminalità organizzata.
Quadro giuridico
Un certo grado di paralisi legislativa sta frenando l’adozione di vari disegni di legge che sono stati proposti per preservare e persino migliorare la libertà giornalistica. Questo spiega in parte i limiti che alcuni giornalisti incontrano nel loro lavoro. La diffamazione deve ancora essere depenalizzata e la pandemia ha reso più complesso e laborioso per i media nazionali ottenere l’accesso ai dati detenuti dallo stato.
Contesto economico
A causa della crisi economica, i media nel loro complesso dipendono sempre più dalle entrate pubblicitarie e da eventuali sussidi statali, mentre anche la carta stampata sta affrontando un graduale calo delle vendite. Il risultato è una crescente precarietà che mina pericolosamente il giornalismo, la sua energia e autonomia.
Contesto socioculturale
La polarizzazione della società italiana durante la pandemia di Covid-19 ha colpito i giornalisti, che sono stati oggetto di attacchi sia verbali che fisici durante le proteste contro le misure adottate dalle autorità per combattere la pandemia.
Sicurezza
I giornalisti che indagano sulla criminalità organizzata e sulla corruzione sono sistematicamente minacciati e talvolta sottoposti a violenza fisica, compresi gli attacchi incendiari alle loro auto o alle loro case. Le campagne di intimidazione online sono orchestrate per “punire” i giornalisti che hanno il coraggio di esplorare questioni delicate come la collusione tra famiglie mafiose e politici locali. Venti giornalisti stanno attualmente ricevendo protezione dalla polizia ventiquattr’ore su ventiquattro perché sono stati sottoposti a intimidazioni, minacce di morte o attacchi.
Fonte: https://rsf.org/en/country/italy nel 2022
In ogni caso, per aggiornamenti annuali basta tornare qui: https://rsf.org/en/country/italy