Il 16 giugno 2025 il Ministero dell’Istruzione e del Merito ha emanato una nuova circolare (prot. 3392) che estende anche alle scuole superiori il divieto generalizzato dell’uso degli smartphone durante l’orario scolastico. Firmata dal ministro Ministro dell’istruzione e del merito Giuseppe Valditara. La motivazione è chiara e apparentemente condivisibile: «alla luce degli effetti negativi, ampiamente dimostrati dalla ricerca scientifica, che un uso eccessivo o non corretto dello smartphone può produrre sulla salute e il benessere degli adolescenti e sulle loro prestazioni scolastiche».
Eppure, dietro questo apparente buon senso si cela un fallimento educativo profondo.
Un passo indietro, non avanti
In una società sempre più digitale, dove lo smartphone è uno strumento quotidiano, culturale, professionale e comunicativo, vietarne l’uso senza affrontarne i meccanismi equivale a tappare una falla con un cartello: “Non guardare qui”.
La scuola dovrebbe essere il luogo dove si impara a convivere con la tecnologia, a comprenderne le logiche, i rischi, le opportunità. E invece, si sceglie la via più semplice: vietare, nascondere, rimuovere.
Il risultato? Gli studenti useranno comunque gli smartphone. Solo fuori dal controllo educativo e senza strumenti critici per farlo in modo consapevole.
Quando la scuola abdica
La circolare stessa ammette che l’uso problematico dello smartphone è «associato a un peggiore rendimento scolastico» (Rapporto ISTISAN 23-25), che «oltre il 25% degli adolescenti» ne soffre in modo patologico, e che l’OMS e l’OCSE ne denunciano la pericolosità.
Benissimo. Ma se un ragazzo avesse problemi con l’alimentazione, lo si lascerebbe senza cibo o gli si insegnerebbe a nutrirsi in modo sano?
Invece di educare all’uso, si rinuncia all’educazione stessa.
Invece di insegnare a gestire, si preferisce ignorare, vietare, delegare.
La delega al nulla
E a chi viene demandata l’educazione all’uso consapevole dello smartphone? Ai genitori, che nella maggior parte dei casi non hanno gli strumenti culturali o tecnici per affrontare il tema. Anzi, spesso sono loro stessi vittime di un uso compulsivo del digitale, tra scroll infiniti e notifiche costanti.
L’effetto è una generazione lasciata sola di fronte a uno strumento potentissimo, senza mappe né bussole.
La tecnologia non è il nemico
Vietare lo smartphone a scuola perché può creare dipendenza è come vietare la parola perché qualcuno può mentire.
La tecnologia non è il nemico. Il nemico è l’analfabetismo digitale, il vuoto educativo, l’assenza di dialogo e di strumenti critici.
Uno smartphone può essere fonte di distrazione, certo, ma anche uno strumento per imparare, esplorare, creare, collaborare. Basta insegnarlo.
La scuola che serve
La scuola che ci serve non è quella che nasconde gli strumenti del presente, ma quella che forma cittadini capaci di usarli in modo critico e responsabile.
Una scuola che:
- introduce laboratori di educazione digitale fin dalle medie;
- affronta con lucidità e competenza i rischi di dipendenza;
- insegna come funziona un algoritmo, come si gestisce la privacy, come riconoscere una fake news;
- mostra che lo smartphone può essere anche un alleato, se si impara a dominarlo.
Io ringrazio ancora ogni giorno il mio professore di tecnologia che nei primi anni novanta, alle medie, ci insegnava ad utilizzare il computer, ci spiegava il funzionamento delle tecnologie rendendoci pronti ad affrontare il futuro. In larga parte ciò che sono oggi lo devo anche alla sua lungimiranza.
La circolare del 16 giugno 2025 segna un passo falso.
Non perché ignori un problema reale, ma perché sceglie la scorciatoia del divieto, invece della strada lunga ma necessaria dell’educazione. Perché mostra come il nostro sistema educativo sia inadeguato e obsoleto.
Come sempre, quando la scuola abdica al suo ruolo formativo, a rimetterci non è solo lo studente. È la società intera.
A tal proposito ricordo la disponibilità delle mie due conferenze “Uso consapevole delle tecnologie” (https://short.staipa.it/pkaql) e “Cosa fanno gli adolescenti sullo smartphone che voi dovreste sapere” (https://short.staipa.it/010nw)
Lascia un commento