“MA STIAMO IMPAZZENDO?” un tizio che non conosce l’IA la demonizza a priori

Vincenzo Schettini VS ChatGPT
Tempo di lettura 9 minuti

Negli ultimi giorni sta montando una piccola -in realtà ridicola- polemica lanciata dal professor Vincenzo Schettini. Per chi non lo conoscesse si tratta di un professore di fisica del liceo che si è fatto notare prima per la sua capacità di divulgatore sui social, poi per un programma sulla RAI “La fisica che ci piace” nel quale parla di sentimenti inserendo alcune nozioni di fisica.

La polemica parte da questo suo post su Facebook:

“MA STIAMO IMPAZZENDO? Una mamma mi ha detto: «Mio figlio ha chiesto a ChatGPT di scrivere un tema sul secondo capitolo de I Promessi Sposi di Manzoni inserendo nel tema gli errori che farebbe un quattordicenne».

Questa è una cosa che mi ha fatto rabbrividire. E a me dispiace… ma non per la scuola, perché la scuola la finirete, vi diplomerete.

Se il vostro obiettivo è arrivare al diploma, usate ChatGPT. Ma se il vostro obiettivo è essere uomini e donne di valore, cioè riuscire un domani a essere e lavorare meglio degli altri, dovete saper essere smart. Ma dovete essere voi smart, non ChatGPT.

Quello che a me preoccupa è essere un quattordicenne al giorno d’oggi. In quasi vent’anni di insegnamento, dal 2007 al 2025, ho visto il quoziente intellettivo crollare e la soglia dell’attenzione abbattersi.

Mi ricordo quando ero studente io: avevamo solo i libri, i professori e il nostro cervello.

Dovevamo usare il cervello. O era finita.”

Vincenzo Schettini

Ora. Se non avessi letto degli informatici cavalcare quest’onda dandogli ragione avrei derubricato la cosa a “va beh, cosa vuoi che sia”, ma dopo diverse letture di commenti sul tema e diverse condivisioni che continuo a vedere girare ho pensato che sarebbe stato limitante derubricare questa cosa senza darle il giusto peso: essenzialmente si tratta di pura disinformazione amplificata da un megafono che ha accesso a una vastissima platea e pertanto mi sento in dovere di ridimensionarla almeno nel mio minuscolo circolo di lettori.

Intanto partiamo dalle affermazioni scritte in maniera esplicita:

Una mamma mi ha detto: «Mio figlio ha chiesto a ChatGPT di scrivere un tema sul secondo capitolo de I Promessi Sposi di Manzoni inserendo nel tema gli errori che farebbe un quattordicenne».

Bel tentativo, quel ragazzino ha certamente capito che ChatGPT è in grado di impersonare il modo di scrivere richiesto. Lo si può fare per utilizzare un linguaggio più formale, per scrivere un racconto adatto ad un pubblico di bambini, per molte situazioni. Ma non è perfetto. Non lo è affatto. Mi chiedo se Schettini e chi gli da ragione a spada tratta abbiano provato a farlo e ne abbiano valutato il risultato.

Io l’ho fatto utilizzando questo prompt:

Puoi scrivermi questo tema?
“Improvvisamente mi sveglio nel 3001, e poi…”
Vorrei lo sviluppassi interamente scrivendolo come una ragazzina di 14 anni, magari anche con qualche errore

e questo è il risultato:

Improvvisamente mi sveglio nel 3001, e poi…

Non ci crederai mai, ma una mattina mi sono svegliata e… non ero più nel 2024! All’inizio pensavo fosse un sogno strano, uno di quelli che fai dopo aver mangiato troppa pizza la sera. Ma no, era tutto vero.

Mi guardo intorno e vedo che la mia stanza è completamente diversa. Niente poster dei miei cantanti preferiti, niente libri, niente vestiti sparsi ovunque. Solo pareti che cambiano colore da sole, uno specchio che mi parla e un letto che si aggiusta da solo ogni volta che mi muovo.

Esco di casa (anche se non so bene se è una casa o cosa) e vedo un sacco di persone vestite in modo super strano, tipo con tute argentate e occhiali giganti che sembrano schermi di smartphone. Poi passa un tipo su una specie di skateboard fluttuante, e mi urla qualcosa che non capisco. Forse qui parlano un’altra lingua, o forse sono solo io che non ho ancora capito niente.

Vado in giro e vedo un cartellone gigante che dice “Benvenuti nell’anno 3001, il futuro è qui!”. Ok, panico totale. Cioè, sono davvero nel futuro? E come ci sono finita? E sopratutto… come ci torno indietro?!

Decido di esplorare un po’, magari trovo qualcuno che mi possa spiegare tutto. Entro in un posto che sembra una caffetteria, ma qui invece di ordinare il caffè a un barista, parli con un robot! Gli chiedo se ha un cappuccino e lui mi guarda con un’antenna luminosa e dice: “Bevanda sconosciuta. Suggerisco Nutripill 3000, gusto cioccolato”. Ovviamente dico di no, ma poi penso “E vabbè, proviamo!”.

La prendo, ma sembra più una pastiglia che un cappuccino… e sa di cartone.

Poi noto che tutti qui non usano più telefoni, ma hanno una specie di cosa sulla fronte che gli fa vedere messaggi, video e tutto il resto direttamente negli occhi. Io provo a chiedere “Ehi, scusa, dove sono i telefoni?” e tutti mi guardano come se fossi una pazza.

Dopo un po’, mi rendo conto che qui tutto è super tecnologico, ma la gente sembra meno felice. Nessuno parla davvero, tutti guardano cose strane nelle loro teste e sembrano un po’ persi. Mi manca il mio mondo, le chiacchiere con gli amici, le merende al bar, anche le lezioni noiose di matematica!

Cerco di capire come tornare a casa e trovo una biblioteca (o almeno penso sia una biblioteca). Chiedo se ci sono libri e la signora-robot mi guarda e dice: “Libri? Oh, intendi gli antichi archivi digitali!”. Cioè, ma veramente? Scopro che i libri di carta non esistono più da secoli, che tristezza.

Alla fine, trovo un tipo che mi dice che forse sono finita qui per sbaglio a causa di un esperimento di viaggio nel tempo andato male. Dice che potrebbe aiutarmi a tornare indietro se trovo il “Portale Crono”. Mi accompagna in un posto segreto, dove c’è una specie di macchina gigante con tante luci colorate. Mi dice di entrare e pensare forte al mio tempo.

Chiudo gli occhi e penso alla mia casa, alla mia famiglia, al mio gatto che dorme sempre sul divano. Sento un rumore forte, tipo “Vrooom”, e…

Mi sveglio di nuovo nel mio letto! Controllo il telefono, guardo fuori dalla finestra, tutto sembra normale. Era un sogno? Boh, non lo so. Ma la cosa più strana è che sulla mia scrivania c’è ancora quella Nutripill 3000… Forse è stato tutto vero?!

Francamente se io fossi un professore di Italiano e ricevessi un tema del genere non darei un bel voto. Creativo per quello, e somiglia a come scriverebbe un quattordicenne probabilmente, ma non credo che neppure nel 2025 un professore accetterebbe in un tema scolastico frasi come “vestite in modo super strano” , “hanno una specie di cosa sulla fronte che gli fa vedere messaggi”, “Poi passa un tipo su una specie di skateboard fluttuante” o “Ok, panico totale. Cioè, sono davvero nel futuro?” Tra l’altro la cosa che trovo più interessante interessate è che gli argomenti espressi nel tema, sono gli stessi di chi si lamenta di ChatGpt. Perdita di comunicazione, i libri spariti, perdita della possibilità di bersi un caffè (e non sono così sicuro che un caffè sia la prima cosa che cercherebbe un quattordicenne).

Ma Schettini rabbrividisce subito nel dubbio, senza porsi le domande che il metodo scientifico dovrebbero fargli porre: dov’è la fonte? Posso verificare se sia davvero così? Non sembra porsele, probabilmente perché è più facile e attraente sparare a zero sulle tecnologie moderne, fa così audience che non ha senso porsi queste domande.

Schettini poi prosegue:

Se il vostro obiettivo è arrivare al diploma, usate ChatGPT. Ma se il vostro obiettivo è essere uomini e donne di valore, cioè riuscire un domani a essere e lavorare meglio degli altri, dovete saper essere smart. Ma dovete essere voi smart, non ChatGPT.

Essere smart significa informarsi, conoscere le tecnologie e sfruttarle a proprio vantaggio, non leggere le parole Intelligenza Artificiale e mettersi a urlare di paura indicando come foste di fronte a Satana. Si può scrivere un tema con ChatGPT, sì, ma richiede un certo lavoro di fino. Si può usare per cercare le fonti, si può usarlo per creare la struttura, poi si può usare per riempire quella struttura pezzo per pezzo ma non è un lavoro semplice, né un lavoro che non insegni e non faccia imparare nulla. Questo se poi il professore che correggerà il testo lo correggerà bene. Perché se invece un testo come quello di cui sopra riceverà la sufficienza allora il problema è del sistema istruzione, non dell’Intelligenza Artificiale.

Senza contare che parafrasando quello che ha scritto se il vostro obiettivo è essere uomini e donne di valore, cioè riuscire un domani a essere e lavorare meglio degli altri, dovete saper essere smart. Utilizzare tutte le tecnologie e le possibilità che avete a disposizione, conoscerne i pregi e i difetti e saperle usare meglio degli altri.

Quello che a me preoccupa è essere un quattordicenne al giorno d’oggi. In quasi vent’anni di insegnamento, dal 2007 al 2025, ho visto il quoziente intellettivo crollare e la soglia dell’attenzione abbattersi.

Senza dubbio la soglia dell’attenzione si è abbattuta, senza dubbio l’utilizzo degli smartphone con tutte le notifiche eccetera è una concausa, non è la prima volta che parlo di questi temi (short.staipa.it/ldrbr), ma un conto è educare i ragazzi all’uso consapevole delle tecnologie (short.staipa.it/bw9j3), un altro è terrorizzare i genitori facendo credere che una singola tecnologia specifica sia la causa della riduzione della soglia di attenzione o del fatto che i loro figli appaiono meno intelligenti.
Per altro come il professore sia in grado di valutare il QI e quanto il QI abbia senso nella società reale sarebbe tutto da vedere.

Mi ricordo quando ero studente io: avevamo solo i libri, i professori e il nostro cervello.
Dovevamo usare il cervello. O era finita.

E si stava meglio quando si stava peggio. Immagino che a quei tempi nessuno studente cercasse di barare, si facesse i bigliettini o si facesse fare i compiti da qualcun’altro. Giusto?

Qui si sta suppondendo che perché un presunto studente utilizza uno strumento per semplificarsi la vita tutti gli studenti lo facciano, e si sta deresponsabilizzando gli insegnanti che dovrebbero avere la capacità di vigilare ed educare senza imposizioni e continuando a informarsi e stare sul pezzo anche sulle nuove tecnologie.

Ma siamo sicuri che queste dinamiche non siano già cambiate negli ultimi decenni e che il mondo non si sia già adattato?

Ai tempi di Schettini da giovane -ha cinque anni più di me quindi non credo che il mondo sia cambiato moltissimo rispetto a quello che ho vissuto io- le ricerche e i testi scritti te li dovevi fare a mano, sì, cercando sull’enciclopedia dalla quale a meno che il professore avesse tutte le enciclopedie del mondo potevi copiare a man bassa gran pezzi di testo. Quando eravamo un po’ più grandini si stava già espandendo internet e c’erano le prime eciclopedie online dalle quali si poteva fare copia/incolla, e i primi siti di studenti dove si potevano trovare temi e ricerche già pronte, bastava cercare un titolo che ci somigliasse.
E quindi? La mia -e quella del professore- è una generazione di persone cresciute copiando temi e tesi?

Conosco molti che lo facevano, è capitato anche a me di farlo, ma ho incontrato professori, e avuto genitori, che invece di bacchettarmi o di dirmi che Internet era il male mi hanno spronato a utilizzare gli strumenti per il bene per cui possono essere usati, ma soprattutto a quanto sia fondamentale essere io per primo in grado di fare le cose. Con o senza gli strumenti che mi possono aiutare.

Persone che, talvolta, non capivano l’utilità e le funzionalità, talvolta neppure i pericoli di quegli strumenti, ma che avevano l’onestà intellettuale di educarmi indipendentemente dal mezzo che sceglievo di usare. Questo dovrebbe fare un professore. Questo dovrebbe fare un genitore.

I motivi per cui l’istruzione e la formazione dei ragazzi, sta andando a rotoli sono ben altri (short.staipa.it/80ny4) mentre le Intelligenze Artificiali se usate bene possono essere una risorsa enorme per lo studio e la formazione, basta avere la flessibilità mentale e il desiderio necessari per continuare a informarsi.
Sono molti i modi in cui può essere usata:

  • Apprendimento personalizzato: L’IA consente l’apprendimento personalizzato, adattando il materiale didattico e le attività in base alle esigenze specifiche degli studenti. Questo approccio mirato aiuta gli studenti a progredire al proprio ritmo e a superare le difficoltà in modo più efficace.
  • Tutoraggio virtuale: Gli assistenti virtuali e le chatbots educativi possono essere utilizzati per rispondere alle domande degli studenti, offrire spiegazioni aggiuntive e fornire supporto 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Ciò aiuta a superare i limiti del tempo e delle risorse umane nelle istituzioni educative.
  • Analisi dei dati per il miglioramento: L’IA può analizzare i dati di apprendimento degli studenti per identificare tendenze e modelli. Questo aiuta gli insegnanti e le istituzioni a prendere decisioni informate sulla progettazione dei programmi di studio e sull’allocazione delle risorse.
  • Creazione di contenuti educativi: L’IA può essere utilizzata per creare materiali didattici, quiz ed esercizi in modo automatizzato. Questo riduce il carico di lavoro degli insegnanti nella creazione di risorse educative e assicura la coerenza e la qualità del contenuto.
  • Educazione a distanza e accessibilità: L’IA supporta piattaforme di apprendimento online, rendendo l’istruzione più accessibile a livello globale. Questo è particolarmente importante per gli studenti che altrimenti non avrebbero accesso all’istruzione tradizionale.
  • Lotta contro il plagio: Gli strumenti basati sull’IA possono rilevare il plagio nei lavori degli studenti, garantendo l’integrità accademica.
  • Sviluppo delle competenze del futuro: L’utilizzo delle IA sta preparando gli studenti per il futuro, insegnando loro competenze digitali e abilità di pensiero critico necessarie per affrontare le sfide dell’era digitale.

Ne ho parlato nello specifico nel mio articolo “L’IA nel futuro: Le potenzialità dell’intelligenza artificiale nel prossimo decennio e al di là.” (short.staipa.it/byn84)

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Le soluzioni semplici sono quelle sbagliate.
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Perché si tratta di una semplificazione spinta.
Le soluzioni semplici sono quelle sbagliate. Stefano Giolo
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