Oggi è Natale, sto rispondendo a mille auguri e ne sto facendo pochi, molto pochi.
Probabilmente anche a te che stai leggendo non li ho fatti, e perché?
Credo, anzi sono certo che la gran maggioranza di chi augura un buon Natale auguri invece un buon natale: con la lettera minuscola. Sono convinto che la gran maggioranza auguri delle buone feste in genere, di passare dei bei giorni, di avere del bel calore familiare, e cose di questo genere.
Beh, tutto questo preferisco augurarlo all’ultimo dell’anno, a san Valentino, a qualche festa che non abbia alcun significato.
Se ti auguro un buon Natale lo auguro con Dio, auguro un momento per riprendere in mano la propria fede e rinnovarla. Auguro di “lasciare che il mondo di Dio entri nella nostra vita, e di credere che è possibile vivere in un modo diverso, più semplice, più evangelico” come mi ha scritto qualcuno poco fa.
E così preferisco augurare un buon natale a chi ho il tempo di spiegare cosa significhino i miei auguri, a chi posso augurare davvero un “Natale buono” e non un “buon natale”, perché QUESTO è il natale, non i regali, non l’essere tutti più buoni, non le coccoline: quelle sono solo un contorno.
Detto questo… auguri. Ti auguro un buon Natale, un Natale vero, al di là della massa, della gente, del consumismo.
E solo dopo questo ti auguro di passato con chi ami, tra l’affetto e il calore di chi ami, che questo sai accanto a te fisicamente o che non lo sia, e che questo, nel signore, ti aiuti ad essere più felice, non solo oggi ma da oggi in poi.
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