
Una luna fine nel cielo nero e privo di stelle, quasi privo di stelle. Solo una, sempre lei, in basso a destra della Luna. Credo sia Venere probabilmente quindi si, nessuna stella come in quelle notti.
Una lieve nebbia e il respiro che si addensa come una nuvola davanti alla mia bocca.
Non c’è freddo ma neppure è arrivato il caldo dell’estate.
Credo significhi qualcosa mentre dal giardino di casa resto immobile a guardarla.
Mi aspetto di vederti arrivare da un moment all’altro ma non guardo, non cerco. Osservo questa luna finissima come un sorriso storto, osservo quella stella o quel pianeta come un piccolo neo alla Marilyn in questo cielo a donare quel tocco di bellezza all’universo.
Il mio respiro si addensa, scompare, si addensa, scompare.
Sento la tua presenza qui, accanto a me.
Come se mi stessi pensando a tua volta, no di più sento la tua presenza qui accanto a me.
Poi torno in casa, chiudo gli scuri, guardo il termometro -dodici gradi- e comincio a scrivere nel cielo nero privo di stelle, della Luna. Fine.
Qualcosa che non è più, qualcosa che non è ancora.
Qualcosa che non è più, qualcosa che non è ancora.
La tua è una buona interpretazione, in realtà molto diversa dalla mia, ma è proprio l’interpretazione del lettore a rendere delle parole qualcosa che vada al di là di una sequenza di caratteri
La tua è una buona interpretazione, in realtà molto diversa dalla mia, ma è proprio l’interpretazione del lettore a rendere delle parole qualcosa che vada al di là di una sequenza di caratteri
Come sempre ognuno vede nelle parole che legge ciò che vorrebbe fosse stato scritto per incarnare una suggestione che lo ha toccato. Per questo il processo di scrittura è infinito.
Come sempre ognuno vede nelle parole che legge ciò che vorrebbe fosse stato scritto per incarnare una suggestione che lo ha toccato. Per questo il processo di scrittura è infinito.