È qualche tempo che ho comprato “La bambina che voleva diventare un sasso” di Sio. Il fumettista veronese ormai famoso per le proprie strisce non-sense ma con spesso un forte doppio-sense. Spesso con punte di sociale che sono la cosa che a mio avviso lo rendono grandioso.
È un libro piccolo, strano. La cosa che mi ha sempre fatto pensare di più è la macedonia fatta con mele rosse banane gialle e peperoni verdi.

Lo leggo a mia figlia quasi ogni giorno e mi capita di portarlo con noi quando andiamo da qualche parte.
Un bel giorno, quello in cui ho capito l’importanza di questo libro, un uomo molto molto arrabbiato è venuto da me con il libro dopo averlo raccolto dal nostro plaid perché a quanto pare sua figlia lo aveva letto e così lui ne era stato incuriosito e l’ha aperto sulla pagina dove sono rappresentati i genitori della bambina. Quella che voleva diventare un sasso.

Quel signore trovava così preoccupante questa pagina, perfino più della macedonia con i peperoni verdi, da sentirsi in obbligo di dirmi che questo libro avrebbe causato confusione a mia figlia e che non dovevo mostraeglielo.
Ho risposto che anche a me preoccupava un po’ la questione della macedonia con i peperoni ma infine ognuno è giusto che metta in quello che mangia un po’ quello che preferisce.
Il signore insisteva e non siamo riusciti a trovare un punto di incontro.
L’ho apprezzato però, perché so che quel signore non capirà mai cosa racconta quella bambina che vuole diventare un sasso, e non comprende che la colpa dell’incomunicabilità e della difficoltà di sognare di alcuni bambini è causata dai comportamenti come il suo.
L’ho apprezzato perché quel signore era proprio come la mamma e il papà della bambina che voleva diventare un sasso. Ma non come avrebbe pensato lui.
Lascia un commento