L’illusione del controllo: la tecnologia ci fa sentire onnipotenti, ma a che costo?

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La tecnologia è diventata una sorta di bacchetta magica moderna. Nel giro di pochi anni siamo passati da fare tutto in maniera analogica a fare tutto in maniera digitale. Quelli della mia generazione, nati prima dell’avvento di internet ma non così prima da aver paura di queste tecnologie sono stati probabilmente i più fortunati da questo punto di vista.

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Abbiamo toccato con mano l’era analogica e quella digitale e forse la maggior parte di noi riesce ancora a destreggiarsi in qualche modo su entrambe. Chi è venuto dopo invece spesso non ha neppure mai visto strumenti che un tempo erano di uso comune e che ora sembrano anacronistici.

La tecnologia, almeno dal punto di vista della percezione, per molti è “quello che è stato inventato dopo di quando sono nato io”. Per la mia generazione il vecchio telefonino è tecnologia, la tv a schermo piatto, internet. Per le generazioni precedenti era tecnologia anche la lavastoviglie, lo era la scopa elettrica. Per le generazioni successive invece oggetti come i tablet, le app, le videochiamate sono scontate, ovvie. Cose che non si capisce bene come il mondo potesse funzionare senza.

Vuoi una cena pronta in mezz’ora? Basta cercare una ricetta su Google, seguire un video su YouTube e il gioco è fatto. Non ricordi come raggiungere una destinazione? Il navigatore ti guida passo dopo passo. Hai dimenticato il compleanno di un amico? Una notifica ti avvisa in tempo per mandare un messaggio o acquistare un regalo online.

Tutto è a portata di mano, organizzato, e sembra funzionare alla perfezione. Ma questa sensazione di controllo totale è reale? Con questi strumenti ci stiamo abituando a un mondo in cui deleghiamo ogni decisione, competenza e memoria alla tecnologia, sacrificando pezzi importanti della nostra umanità.

Competenze perse: cosa non sappiamo più fare?

Negli ultimi anni, abbiamo gradualmente delegato alla tecnologia molte attività quotidiane. Da un lato, questo ci ha semplificato la vita, permettendoci di risparmiare tempo e di concentrarci su ciò che riteniamo più importante. Dall’altro, ci ha resi sempre meno autonomi. Alcune competenze, una volta considerate essenziali, oggi sono quasi scomparse. Ne faccio qualche esempio, banale forse, ma significativo.

Orientarsi nel mondo reale
Un tempo saper leggere una mappa era una competenza fondamentale. Era impossibile andare in giro senza saperne leggere una. Che fosse stradale, delle reti ferroviarie, dei sentieri. Ci si orientava osservando i segnali stradali, per i più bravi con il sole o semplicemente chiedendo informazioni. Oggi, senza Google Maps, molti di noi si trovano disorientati anche nei luoghi più familiari. Il GPS ha sostituito completamente la capacità di calcolare un percorso, interpretare una cartina o anche solo usare il proprio senso dell’orientamento. Questo ci rende vulnerabili: basta che il telefono si scarichi o che il segnale sia assente per sentirci completamente persi.

Cucinare senza internet
Cucinare è un’altra abilità che sta perdendo la sua spontaneità. Le ricette tramandate da generazioni o ricordate a memoria sono state sostituite da una dipendenza spiccata da ricette online e video tutorial. Per molte persone anche i piatti più semplici vengono preparati seguendo istruzioni precise, con poco spazio per l’improvvisazione o la creatività. Il risultato? Siamo sempre più incapaci di cucinare “a occhio” o di sperimentare qualcosa di nuovo usando la pura fantasia.

Ricordare senza delegare alla rete
Con Wikipedia, Google e strumenti come ChatGPT, la nostra memoria sembra meno importante. Perché sforzarsi di ricordare una data storica, una definizione o un numero di telefono, quando possiamo trovarli in pochi secondi? Sempre più spesso durante una discussione a caso la risposta definitiva è “cerchiamo su internet”, un dubbio su fatto storico? “Cerchiamo su internet”.

Ma la memoria non è solo una funzione pratica: è parte integrante del nostro pensiero critico, della nostra capacità di collegare idee e di sviluppare creatività. Quando ci affidiamo solo a fonti esterne, rischiamo di perdere la capacità di costruire una conoscenza solida e personale.

L’abuso di notifiche: frammentazione e perdita di tempo

Un’altra trappola della tecnologia è l’incessante bombardamento di notifiche. Ogni giorno, i nostri dispositivi ci inviano messaggi, promemoria, aggiornamenti e avvisi di ogni genere. Questo flusso continuo di informazioni frammenta la nostra attenzione, trasformando le giornate in una serie infinita di interruzioni.

Quante volte ti è capitato di essere concentrato su un lavoro importante e di essere distratto da una notifica? Magari un’email che non richiedeva risposta immediata o una pubblicità per un prodotto che non ti serve. Ogni distrazione ha un costo, non solo in termini di tempo, ma anche di energia mentale. Recuperare la concentrazione richiede sforzo, e spesso, prima di ritrovare il focus, arriva un’altra notifica.

Oltre alla distrazione, c’è il problema delle priorità. Le notifiche non riflettono ciò che è davvero importante. Rispondiamo a un messaggio su WhatsApp mentre ignoriamo una conversazione significativa con un amico o un momento di silenzio per riflettere. Questo abuso ci porta a vivere in modo reattivo, rispondendo agli stimoli esterni senza mai fermarci a decidere cosa conta davvero.

La vita reale che ci sfugge: relazioni e momenti autentici

Il tempo trascorso online ha un costo. Non ce ne rendiamo conto immediatamente, ma ore dedicate ai social, alle serie TV, ai video su YouTube o a giochi digitali sono ore che sottraiamo a esperienze reali e tangibili.

Le relazioni umane, ad esempio, soffrono. Interagire attraverso uno schermo non è lo stesso che condividere un momento faccia a faccia. Una serata trascorsa a parlare con un amico, a ridere o a passeggiare insieme lascia un’impronta emotiva che nessun messaggio può replicare.

Anche il tempo passato all’aperto è sempre più raro. Camminare in un parco, osservare un tramonto, o semplicemente stare in silenzio ascoltando il rumore della natura sono esperienze che ci riconnettono con noi stessi, ma spesso le sacrifichiamo per restare incollati a uno schermo, ipnotizzati da contenuti che, alla fine, aggiungono poco alla nostra vita.

Oltre a tutto questo c’è la perdita di abilità pratiche. Riparare un oggetto, costruire qualcosa con le proprie mani o affrontare una piccola sfida quotidiana senza cercare un tutorial online erano esperienze che ci davano un senso di soddisfazione e autonomia. Oggi, invece, ci affidiamo a soluzioni già pronte, perdendo il piacere di risolvere problemi da soli.

Come riprendere il controllo

La tecnologia è uno strumento straordinario, ma dobbiamo usarla in modo consapevole, trovando un equilibrio tra i suoi vantaggi e il bisogno di mantenere vive le nostre capacità e connessioni reali.

  1. Sfida te stesso a fare senza tecnologia:
    Prova a cucinare un piatto senza ricetta, a orientarti senza GPS, o a riparare qualcosa con le tue mani. Sono piccoli esercizi che ti aiuteranno a riscoprire abilità dimenticate.
  2. Riduci le notifiche al minimo:
    Disattiva quelle inutili e imposta momenti specifici per controllare i messaggi. Dedica il resto del tempo ad attività significative.
  3. Stacca dagli schermi:
    Dedicati a esperienze reali: una passeggiata, una cena con gli amici, o un progetto manuale. Sono momenti che arricchiscono la tua vita in modo unico.
  4. Allena la memoria:
    Impara qualcosa a memoria ogni giorno, che sia una poesia, un numero di telefono o un fatto storico. È un esercizio semplice, ma potente.

Conclusione: Riscoprire l’equilibrio

La tecnologia è un dono straordinario, ma non dobbiamo lasciare che ci privi di ciò che ci rende umani. L’equilibrio tra il mondo digitale e quello reale è essenziale per vivere una vita piena e consapevole. Torniamo a coltivare le nostre abilità, le nostre relazioni e il nostro tempo, perché questi sono i veri tesori che nessuna app potrà mai sostituire.

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Mise un cd nello stereo ma il suono stesso della musica sembrava evidenziare il silenzio sottostante quanto una singola nuvola bianca può rendere il colore del resto del cielo più vivido.Stefano Giolo
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