The Trippers: post concerto.

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Non so ben dire come sia andato il concerto dell’altra sera, ci sono pareri contrastanti.
Da un lato io so di aver suonato veramente male, sotto tono e zeppo di errori, ci ho dato dentro con l’improvvisazione come non mai per recuperare gli errori, ripetendo ad libitum lo stesso errore per confondere il pubblico (“ah… ma allora non è un errore, deve essere voluto…”) o facendo assoli prettamente ritmici con l’utilizzo delle sole tre note che in quel momento mi parevano suonar decenti su un pezzo di cui avevo scordato la tonalità, assoli che poi alla fine alla gente piacciono perché ti fanno “muovere” ma non si possono fare due ore di concerto così e uscirne indenni.
I pareri contrastanti sono appunto invece quelli del pubblico e della cantante. Tania era ed è ancora esaltatissima dalla serata, come fosse stata la serata più spettacolare da qui a anni a dietro, il pubblico seppur scarso in quantità ci ha chiesto il bis (non è come dai concerti professionali, di solito il bis non lo chiedono mai) e noi siamo pure riusciti a darglielo con un pezzo che avevamo eliminato in fase di scelta dei tempi.
Credo di aver sentito raramente così tanti complimenti ma la cosa mi lascia piuttosto perplesso: c’è stato anche chi ci ha chiesto se lo facciamo per professione, francamente mi è parso esagerato.
Ho ricevuto personalmente i complimenti da un sassofonista nel quale ripongo una gran stima, tra l’altro insegnante di musica, a suo tempo abbiamo fatto un anno di studio assieme ad un corso che successivamente è diventato il conservatorio di Jazz, solo che lui era un grande ed ha proseguito, io mi sono fermato dopo quell’anno cosciente di non avere sufficiente dimestichezza con determinate costruzioni di teoria musicale che mastico si, ma non so snocciolare a quei livelli.
Ho ricevuto mille complimenti anche dai “profani” della musica, il che commercialmente parlando è la cosa più importante, soprattutto per un trio che vuole mantenere un profilo musicale alto senza scendere troppo nell’ampiamente “conosciuto”.
Sembra che gli unici che abbiano mosso critiche costruttive siano stati mio padre e mio fratello. Se mi avessero detto anche loro che il concerto è stato perfetto credo che avrei dovuto cominciare a farmi seriamente delle domande.
Quando accadono queste cose mi chiedo sempre quale sia il senso di chiedere a qualcuno “come pensi sia andata” sapendo che la risposta al 90% sarà “bene! Siete proprio bravi!” soprattutto quando SAI di aver sbagliato, di aver fatto pezzi totalmente fuori scala, di aver fatto interventi palesemente stonati e di aver fatto al massimo due o tre soli come avevi deciso di fare, tutto il resto praticamente al limite dello sparato a caso.
Sinceramente preferisco un “non mi sei piaciuto perché….”, non fanno crescere i complimenti gratuiti, non ti danno modo di migliorare, di farti apprezzare maggiormente.
D’altra parte alcuni complimenti (come appunto quello del sassofonista) venivano da persone da cui mi sarei aspettato spietatezza, quindi non lo so. Ci sono state mosse delle critiche sulla scelta del locale “poco adatto al valorizzare il nostro repertorio”, scelta che in realtà abbiamo fatto volutamente come prima data per farsi le ossa, qualche critica sul repertorio tra chi amava la parte un po’ più soul e soft e chi invece preferiva la parte un po’ più rock blues, critiche normali insomma, ma avrei preferito qualcosa di più spietato sull’esecuzione.

Per quanto riguarda le registrazioni non è venuto nulla di buono perché abbiamo avuto dei problemi a livello di mixaggio quindi aspetteremo le prossime date.
Forse giovedì 10 alla sagra della parrocchia dei santi angeli custodi, dalle 19 alle 20; ma di questo avremo la conferma solo lunedì

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Perché gli scrittori ricordano tutto, Paul. Specialmente quello che fa male. Denuda uno scrittore, indicagli tutte le sue cicatrici e saprà raccontarti la storia di ciascuna di esse, anche della più piccola. E dalle più grandi avrai romanzi, non amnesie. Un briciolo di talento è un buon sostegno, se si vuol diventare scrittori, ma l’unico autentico requisito è la capacità di ricordare la storia di ciascuna cicatrice.Stephen King
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