Come di consueto sulle polemiche mi ci butto con il mio tipico lieve ritardo, un po’ per non marciarci troppo e un po’ perché preferisco scrivere fuori dall’onda del clamore e delle varie indignazioni, dandomi il tempo di elaborare la situazione.
Il riassunto è veloce e superfluo: gruppo di famosi YouTuber causa incidente durante le proprie folli riprese. Bambino muore.
Ed è l’unica cosa che è dato sapere con certezza e che francamente mi interessi, anzi alla fine neppure quello ma lo spiegherò più avanti. Il resto della dinamica, in ogni caso, è del tutto ininfluente dal mio punto di vista, come lo sono le indagini e quello che verrà fuori dal caso specifico.
La dinamica a cui sono interessato, invece, io che vorrei vivere in un mondo in cui le persone soppesassero le notizie e osservassero i dati e fossero in questo modo immuni da Fake News e manipolazioni è tutto il clamore su questa notizia.
Non si tratta di una Fake News ovviamente, ma il modo di essere veicolata e con il quale si espande sull’indignazione e le discussioni assurde che sta avendo è il medesimo.
Il bisogno di avere un parere, le critiche ai giovani di oggi che sono peggiori dei giovani di ieri che ormai non sono più giovani, il giudizio sulla colpa da attribuire ai social network e alla gente che si mantiene attraverso di essi, affermazioni su come i social dovrebbero essere regolamentati per evitare questo genere di incidenti come se la causa degli incidenti in linea generale fossero appunto questi ambienti.
Tutto questo trasuda pregiudizi come una porchetta in cottura trasuda grasso, e lo fa in modo palese, se ne vedono le gocce cadere e le si sentono sfrigolare da lontano e siamo tutti sottovento di questo puzzo. Eppure, sembra che nessuno se ne renda conto.
Com’è la situazione degli incidenti in Italia? Qualcosa come 151.000 all’anno. Con circa 204.000 feriti, 2.800 vittime, 416 incidenti al giorno, 561 feriti al giorno, 8 morti al giorno. (fonte Istat, dati del 2021 https://short.staipa.it/onshy)
Otto morti al giorno. E i dati a quanto pare sono di un anno in cui erano in calo, perché ancora influenzati dal recente periodo pandemico.
Quanti di questi sono causati da YouTuber che stanno lavorando in quel momento su un loro servizio? Ha più senso pensare che il problema delle morti stradali sia YouTube e questi giovani scapestrati su cui si sta sparando a zero o l’educazione alla guida? Ha più senso lavorare per ottenere di diminuire le altre 2.800 vittime annuali o pensare di regolamentare i social network? Su una scala di probabilità, è più probabile che la causa degli incidenti mortali siano questi giovani cattivoni su cui i media sparano a zero o che ci sia qualche altro fattore più impattante?
Il problema, serissimo, è che poi gli indignati sono quelli che votano, ma non solo loro, gli indignati sono anche le persone al governo e nella politica, perché non sono diverse da noi, hanno i nostri stessi bias.
In gran parte invece di pensare a come evitare incidenti stradali stanno pensando a come regolamentare i social. Social che evidentemente a malapena capiscono come funzionano.
Basterebbe guardare le cose in modo oggettivo, non farsi prendere dai titoloni, fermarsi a pensare razionalmente per rendersi conto che sì, un problema c’è, ed è un problema molto serio. Ma non quello su cui si sta puntando, non sono i social, non sono le spaventosissime nuove tecnologie, è la nostra attenzione alle norme stradali, sono le auto troppo potenti rispetto a quello che è necessario, sono alcune strade fatte con i piedi, sono le distrazioni alla guida, sono la fallacia umana, sono tutta una serie di meccanismi che fanno sì che ogni giorno muoiano in media otto persone sulle strade.
Basterebbe anche fermarsi a riflettere su questa domanda: “Se non fossero stati YouTubers se ne sarebbe parlato così tanto”? Perché stando alle medie lo stesso giorno potrebbero essere morte circa altre sette persone, otto il giorno dopo, otto anche il successivo, otto anche oggi. Di quegli incidenti non si parla con lo stesso tono. Come mai? Di molti di quelli si dice “ah, poteva capitare a chiunque una distrazione”, di quelli si dice “che sfortuna” o se ne cita solo la notizia. E non è questione del fatto che la vittima fosse un bambino, sono moltissimi i bambini a morire ogni giorno sulle strade e di cui nessuno si ricorda se non per un breve trafiletto che compare un giorno.
Qui la differenza è che la media degli italiani, quella sui 48 anni, e la maggioranza degli italiani, quelli sopra i 39 anni ha un nemico sicuramente diverso da sé stesso su cui sparare. Qui si può sparare sui giovani su qualcosa che è diverso dal “poteva capitare anche a me”, perché con alta probabilità nessuno di loro è uno YouTuber, nessuno di loro vive di nuove tecnologie e molti di loro di queste cose “nuove” ha diffidenza perché non le comprende a fondo.
Non voglio generalizzare ovviamente, c’è anche chi le conosce meglio dei giovani, ma si parla di medie (qui un approfondimento sul tema da Il Sole 24 Ore: https://short.staipa.it/3oo7a).
Si torna all’indignazione immediata, senza ragionamento e su un nemico comune che distoglie dal dato generale focalizzando su un singolo dato/evento. Non è una Fake News, ma funziona e crea clickbait (https://short.staipa.it/pcs07) nello stesso identico modo.
Una volta accettato e compreso questo, c’è una vastissima gamma di cause di incidenti e di mortalità, sarebbe il caso di puntare a queste cause una a una. Dalle più impattanti alle meno impattanti. Quando poi, avendo risolto tutte le cause maggiori e annullata gran parte di quei 1800 incidenti annuali, se gli YouTuber e i social network saranno rimasti una delle cause maggiori allora avrà senso preoccuparsi anche del loro impatto.