Dove ci sta portando l’attuale politica economica (secondo me)

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Era il novembre del 2018 quando l’Europa ha aperto la procedura di infrazione contro l’Italia.
Ma cos’è una procedura di infrazione? Cosa comporta? Perché l’Europa ce l’ha con l’Italia? Che cosa gli abbiamo fatto di male?

Intanto bisogna distinguere la demagogia dalla realtà. Da anni i vari leader politici italiani cercano di dare ai loro elettori una visione di Europa che è quanto mai lontana dal vero. Viene disegnata nei loro discorsi quasi come un ente astratto e lontano che elabora, decide e manda punizioni. Una sorta di Dio antico testamentario. La realtà è ovviamente ben diversa. L’Europa è un organismo democratico, guidato dalle persone che noi votiamo alle elezioni europee, poi queste possono decidere di collaborare, cercare di cambiare le leggi, fare proposte, oppure non presentarsi agli incontri, fare opposizione stantia con eterni no. Esattamente come funziona nel governo nazionale.
Ad esempio sul tema migranti sempre a novembre 2018 l’Europa ha dato il via libera alla riforma del regolamento di Dublino che regola la gestione dei migranti in Europa di fatto nel tentativo di obbligare gli stati a gestire una ridistribuzione sul territorio. La proposta è arrivata da un’esponente italiana, Elly Schlein, mentre i due partiti che in Italia sembrano volerci difendere dai migranti si sono astenuti nella votazione (Lega Nord) o hanno votato contro (5 Stelle). La proposta riguardava il fatto che non dovesse essere la nazione in cui il migrante approda a farsene carico ma che dovessero essere distribuiti in tutta l’Unione europea. Perché allora Lega e 5 Stelle non hanno votato a gran voce a favore di questa legge che sarebbe teoricamente stata dalla loro parte?
Forse l’interesse di chi dipinge agli elettori un’Europa così è un altro. Non quello di cambiarla, migliorarla, farla crescere ma quella di lasciare lo status quo. Mantenere tutto come è oggi per un secondo fine.
Ci arriveremo più tardi.

Nel frattempo sarebbe giusto ricordare che in mezzo alle regole da rispettare siamo attualmente in un continente in cui possiamo girare liberamente senza dover fare code alla frontiera e senza dover cambiare monete ovunque andiamo. Libero scambio. Quando viaggiamo in aereo all’estero non ci accorgiamo tantissimo della differenza ma avete provato ad andare in auto in Croazia e vedere la dogana tra Slovenia e Croazia? Qualche anno fa era così anche per andare a sciare in Austria, per andare a farsi una capatina in Francia, bisognava cambiare i soldi, bisognava essere disposti a scendere dall’auto e farla smontare completamente se sospettavano portassi qualcosa di illegale. Fino a qualche anno fa se si voleva andare a lavorare a Londra (e tra poco forse tornerà così) o in Germania bisognava avere un permesso di soggiorno, si veniva trattati da stranieri. Oggi diamo per scontato fare l’erasmus all’università, andare a fare un esperienza di studio o lavoro in Germania o a Bruxelles, andare a Parigi e telefonare gratis a casa. L’Europa da finanziamenti agli stati per costruire parchi naturali, ponti, strutture, per i disastri idrogeologici. In cambio vanno rispettate delle regole per il bene comune. Un po’ come quando tu paghi le tasse e in cambio hai la sanità gratis. Altra cosa che tendiamo a dare per scontato.
Assodato che l’Europa non ce l’ha con l’Italia ma al contrario l’Italia fa parte dell’Europa e ne è concretamente parte sotto ogni punto di vista cos’è una procedura di infrazione? Perché all’Italia?
Attualmente gli unici stati membri ai quali non sia mai stata aperta una procedura di infrazione sono la Svezia e l’Estonia. Tutti gli altri, quindi anche Francia, Germania, Paesi Bassi, Olanda, ne sono ne hanno subita almeno una. Non solo l’Italia, o la Spagna o la Grecia. Quasi ogni stato, soprattutto nel periodo della crisi del 2009 ne hanno ricevuta una. Al momento le uniche due nazioni in questa situazione sono la Spagna che secondo le previsioni dovrebbe uscirne a breve e l’Italia.

Dal momento in cui in Europa si è scelta una moneta comune, l’Euro, è chiaro che l’economia di ogni nazione membra vada bilanciata. Una cosa ben nota è che il valore di una moneta è intrinsecamente legato all’economia della nazione che la conia. Il valore resta stabile o aumenta se l’economia di un paese è forte, se c’è una crescita, se c’è fiducia nel paese stesso, cala se il paese è instabile, l’economia debole o c’è poca fiducia nello stesso. In Europa però tale crescita, fiducia, economia di un singolo stato va a pesare su una moneta che non è più solo di quello stato. La nazione A ha un economia forte, sta dentro tutte le regole, da valore alla moneta e non vuole che grazie alla nazione B che ha una economia debole, cerca di svicolare ogni obbligo e ha una bassa reputazione vada ad incidere sul valore della moneta comune. Per tanto l’Europa, di comune accordo anche italiano ha scelto di mettere delle regole. Se stai dentro i parametri che portano benessere a tutti sei a posto, se non stai dentro i parametri va valutato la motivazione per cui non lo sei, capito se hai bisogno di un supporto oppure se è una scelta volontaria di rompere gli accordi.
Qui si apre la procedura di infrazione. Che non significa una punizione ma un voler verificare le cause di un problema. In genere una procedura di infrazione in Europa non ha mai portato a sanzioni, in genere dopo settimane o mesi di discussioni si è sempre arrivati ad un accordo.
Una volta aperta la procedura di infrazione, viene chiesto allo stato membro di giustificare e spiegare il problema e le soluzioni che intende portare per risolverlo se lo stato si rifiuta di cooperare l’Unione tratterrà il 2% del Prodotto Interno Lordo del paese stesso.
Prima di arrivare a questo punto però ci sono diversi momenti in cui è possibile fermare il processo ad esempio il Consiglio Europeo degli Stati Membri può votare a larga maggioranza un ritardo nella sanzione o un blocco della stessa a fronte di motivazioni o soluzioni convincenti.
Tutto questo viene fatto in via preventiva, prima che l’Unione stessa si trovi ad aprire una procedura per deficit eccessivo, in particolare quando lo stato membro ha un deficit annuale superiore al 3% del PIL o un debito pubblico superiore al 60% del PIL.
Se l’unione sospetta che uno di questi due parametri venga sforato chiede allo stato di modificare il bilancio (la famosa legge di bilancio) in modo da dimostrare di essere in grado di correggere questi due parametri.
Se la procedura scatta lo stato ha tre mesi (secondo lo schema qui riassunto dalla commissione stessa) per dimostrare di poter raggiungere gli obbiettivi che il consiglio ha suggerito. Se gli obbiettivi sono raggiunti la commissione può decidere di chiudere la procedura di infrazione, altrimenti decide se e come intervenire. Sono previste tre tipi di sanzioni: la trattenuta di una percentuale del PIL, una multa compresa tra lo 0,2% e lo 0,5% del PIL (per l’Italia potrebbe essere intorno ai 9 miliardi di euro), e la sospensione parziale o totale dei fondi europei. Un po’ come se ti togliessero la sanità pubblica se non paghi le tasse per mantenerla.

Attualmente l’Italia è sotto osservazione per l’enorme debito pubblico che ha superato il 130% del PIL, a fronte di un parametro massimo di 60% accettato. Non viene chiesto all’Italia di passare subito dal 130% al 60% ma di prevedere nella legge di bilancio una decrescita dello stesso per rientrare al di sotto del 60% con una discesa annua del 3,55%. Nella legge di bilancio presentata a settembre da Conte è previsto un aumento della spesa pubblica di cui Lega e Movimento 5 Stelle, intendevano servirsi per realizzare promesse elettorali come il “reddito di cittadinanza” e la “flat tax”. Tale legge di bilancio è stata rifiutata dalla commissione alla quale Conte ha risposto con una ulteriore che comunque non ha spostato di molto la situazione. Già aver presentato un piano per la crescita economica avrebbe potuto variare la posizione dell’Italia, ma questo non è stato fatto.
Al contrario il governo ha continuato a rispondere con lettere che sono state considerate inconclusive e di scarso impegno e chiedendo all’Europa di cambiare le regole, come se le regole non dovessero essere cambiate da dentro con proposte nelle sedi corrette come già dimostrato dalla Schlein.
Fino ad ora non è mai accaduto a nessuna nazione europea di arrivare a alla sanzione effettiva. Ma cosa rischiamo oltre ad una multa salata?
Tutto.
La credibilità del paese stesso nei confronti del resto del mondo, la fiducia dei mercati nei confronti dell’Italia, il PIL probabilmente avrebbe un ulteriore calo e potrebbe finire per crescere meno di quanto cresca il debito pubblico innescando una ulteriore procedura: quella del default.

Ma allora perché il nostro governo si sta muovendo in questo modo? Non si rendono conto di qualcosa di cui è facile rendersi conto informandosi o ascoltando gli allarmi lanciati da giornalisti, economisti e pure blogger inutili come me?
Non lo credo. Sarebbe troppo facile dare dello stupido a qualcuno che comunque è in grado di arrivare a manovrare le teste di tante persone da arrivare a guidare una nazione. Non è stupidità. E ovviamente neppure il desiderio forte e represso di distruggere il mondo.
Hanno imparato una cosa semplice. Dando la colpa a qualcun’altro si vince. Lo stanno facendo con i migranti usandoli per non parlare dei problemi reali della nazione, lo faranno anche con l’Europa.
Si tratta sempre di convincerci che il colpevole è altrove e che non possiamo farci nulla se non Tirare avanti dritto.
E quindi dove stiamo andando? Semplice l’obbiettivo, secondo me, è quello di creare un nuovo nemico, ingigantirlo, coccolarlo e poi scagliarci contro gli italiani.
Come è stato fatto con la questione migranti che ormai, seppur non sia cambiata di molto, sembra risolta dai porti chiusi e dal pugno forte del capitano o con la cannabis legale di cui ci siamo già scordati il nuovo nemico forte è l’Europa.
Basta farcela odiare, convincerci che è cattiva per prendere svariati piccioni con una fava. La prima e ovvia è che le promesse elettorali di reddito di cittadinanza e Flat Tax saranno raggiunte anche se economicamente impossibili e svantaggiose. Tanto cadranno sulle generazioni successive come è sempre stato. La seconda è che non sanno i leader politici a chiedere l’uscita dall’euro zona, sarà il popolo. E al popolo non si può certo dire di no. La possibilità di dare all’Europa stessa la colpa dei disastri economici come ora la si è data al governo precedente e alla gestione dei migranti.
Non lo volete?
Dovete opporvi, parlare, parlare, parlare. Non serve convincere quel 18% che ha votato Lega o quel 7% che ha votato 5 Stelle, non serve a nulla. Bisogna parlare con quel 45% che non ha votato. Perché le percentuali non vanno calcolate sui votanti ma sui potenziali votanti, sono quelli che possono cambiare il mondo.
Se invece scegliamo il silenzio, scegliamo di non schierarci avremo scelto di fare il gioco di chi è ora al governo. Non scegliere significa far scegliere all’altro.
Come diceva il grande Fabrizio De André in La Canzone del Maggio, anche se allora vi siete assolti, siete lo stesso coinvolti.

Se avete preso per buone
le “verità” della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credente ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.

La Canzone del Maggio – Fabrizio De Andrè


Fonti:
Che cos’è la procedura d’infrazione de Il Post
Procedura di infrazione, comunque vada sarà un’Apocalisse de Linkiesta.it

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Questo blog non è solo sull’Uso Consapevole Delle Tecnologie

Questo è un blog politico. Che piaccia o no. Ma difficilmente mi si vedrà schierato a favore di un partito, o contro un partito… per partito preso.
Politica è essere o non essere razzisti, essere o non essere a favore dei diritti e delle libertà, politica è scegliere di buttare per terra una cartaccia o di raccoglierla e metterla in un cestino della differenziata, politica è scegliere tra accogliere o discriminare, sono tutte cose che non sono di destra o di sinistra, che non dovrebbero appartenere a l’uno o all’altra fazione politica. Sono “cosa pubblica”, sono bene pubblico.
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