Da Hospital de Ã’rbigo a Santa Catalina De Somoza
Vaghe stelle dell’Orsa, io non credea
Giacomo Leopardi
Tornare ancor per uso a contemplarvi
Sul paterno giardino scintillanti.
Ad un primo giro nel paese ho avuto un mancamento alla vista di un negozio ho letto “Carniceria Vegana”. Fortunatamente per la mia (quasi) sanità mentale mi sono accorto che qui a Hospital de Ã’rbigo tutto si chiama Vega. O De La Vega. O Alvarèz vega. Non ho visto don Diego De La Vega ma cercando in ristorante in via Vega sono finito in Calle Vega dove ci hanno accolto dicendo che lì non si può mangiare, e abbiamo scoperto che la via giusta era un altra Vega, quella di Alvarèz. Insomma, una indicazione un po’ vaga.

Più avanti per altro siamo passati da San Justo De La Vega. Per Diego forse c’è ancora speranza.
Durante il tragitto abbiamo incontrato numerose cose interessanti, la prima certamente un allevamento di bovini con dei piccoli box per i vitellini. Adorabili, non avrei mai pensato che uno si sarebbe messo a leccare la felpa si Niobe, sarà stato attratto dal pomodoro.
Proseguendo abbiamo incontrato un ponte ben congegnato. Saranno stati trecento metri di saliscendi per superare una difficilissima e pericolosa ferrovia. Mentre lo percorrevamo, dall’alto abbiamo anche avuto l’occasione di vedere un impavido uomo anziano del luogo che invece di percorrerlo ha preso indomito quel piccolo sentierino che permetteva di attraversare la stessa ferrovia di ben un binario a sprezzante rischio della propria vita.


Ora siamo qui, in un bellissimo ostello a giocare con una cucciolata di gatti. Alla fine Niobe vorrà portarsene uno nello zaino, lo so già .

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