Staipa’s Blog

Il Blog di Stefano Giolo, divulgazione informatica, uso consapevole tecnologia, e fatti miei

L’era dei social tradizionali sta per finire

Tempo di lettura 6 minuti

Disclaimer iniziale: questo è un articolo di opinionismo spiccio che potrebbe risultare parzialmente divisivo, un po’ iperbolico, nostalgico e magari pure saccente. Ma (spoiler iniziale) ha anche una morale positiva. Quindi vedete voi, ecco.

Frequento internet da più di qualche anno, più o meno da quando ha iniziato a essere noto sul territorio italiano e si viaggiava ancora con rumorosi modem analogici

Suono di un modem analogico

e da allora ho assistito a una lunga serie di cicli che rendevano estremamente importante e apparentemente insostituibile un nuovo paradigma di navigazione rendendo obsoleto e inutile il precedente. La mia sensazione è che stiamo vivendo la fine di un nuovo ciclo e l’inizio di un altro e che le vittime sacrificali siano questa volta i social network per come li conosciamo oggi.

Agli albori della rete non esistevano i motori di ricerca, come non esistevano i social network. Esistevano solamente siti statici, ossia senza possibilità di veder cambiare i contenuti in tempo reale, e l’unico modo di trovare un sito era conoscerne l’indirizzo, generalmente per averlo incontrato in qualche ambiente al di fuori della rete stessa. Non era comodissimo ma era il meglio che la tecnologia offrisse all’epoca e per chi utilizzava Internet era già una rivoluzione senza precedenti. Immagini a bassissima definizione, pagine senza fronzoli, terribili sfondi a pattern erano quanto di meglio il futuro ci presentasse.

Il primo cambiamento rivoluzionario, assieme a terribili gif animate che iniziarono ad ammorbare la rete e a siti con sfondi musicali in grado di far saltare i nervi a un morto è stato quello delle directories: siti che contenevano elenchi di siti. Se avevi bisogno di fare una ricerca su un determinato argomento ma non conoscevi un sito specifico potevi collegarti a una directory e navigarla per tematiche. Bastava scegliere una tematica, una sotto tematica e si trovava una ridotta lista di siti che la trattavano, posto che quella tematica fosse trattata, e la directory aggiornata. Esistevano decine di directory e ognuna era migliore di altre per qualche aspetto o tematica. Se un sito non riusciva a farsi censire nelle directory che contavano era tagliato fuori e senza conoscerne l’indirizzo era impossibile trovarlo. Non c’era un solo grande monopolio dove era possibile trovare la qualunque. Dovevi conoscere tu quali directory frequentare, un po’ come in precedenza dovevi scegliere una buona enciclopedia cartacea tra le tante disponibili.

Inizialmente era comodo e piacevole, i siti indicizzati erano pochi ma buoni, e se qualcuno non era interessante, comunque il numero di siti indicizzati era relativamente piccolo e non ci voleva moltissimo a scartare quelli non buoni. Nel tempo però internet è cresciuta, si è popolata, e se in un primo tempo i pochi siti presenti erano prevalentemente affidabili perché realizzati da specialisti sono iniziati a comparire i primi siti fatti male, i primi siti brutti, i primi siti poco affidabili e i primi siti di fake news. Probabilmente anche i primi siti complottisti e di pseudoscienze. Tenere affidabile una directory era diventato sempre più difficile se fatto a mano, del tutto inaffidabile se fatto con automatismi. Il sistema delle directory stava collassando, ed è stato in quel momento che sono nati i primi motori di ricerca.

I motori di ricerca, prima semplici e poi sempre più ricchi hanno iniziato ad assolvere al difficile compito di raccogliere elenchi di siti e contenuti e aiutare l’utente a dirimere il complesso bandolo della matassa di internet. Nel frattempo, figli delle directory nascevano i primi forum. Elenchi di discussioni via via più complessi. Siti divisi per tematiche e argomenti, a loro volta divisi per topic, o discussioni. Utenti iscritti con un nickname e un avatar come immagine potevano scambiarsi informazioni, conoscersi, discutere, scambiarsi messaggi pubblici e privati. Erano tutti tendenzialmente piccoli, con non più di qualche migliaio di utenti, molti erano locali e permettevano di conoscere persone che abitavamo in zona e si riuscivano a incontrare, creando spesso forti amicizie nate da interessi comuni, in pratica i forum erano più social in termine stretto dei grandi siti che li avrebbero soppiantati qualche anno dopo.

Era un mondo bello, pulito, le discussioni erano quasi sempre su temi di interesse, a parte le sezioni off topic dove si spaziava. Inizialmente non erano neppure moderati, poi sono arrivati i moderatori a controllare le dispute o i post illegali. La diffusione di internet stava ulteriormente crescendo e sui forum si riversavano orde di utenti non abituati a questo genere di ambiente e con tracotanza spesso facevano passare la voglia a chi frequentava da anni i forum. È stato come distruggere una forma di intimità, equilibri e consuetudini che si erano creati in anni.

Il collasso quasi totale dei forum è arrivato infine con i social network.
I vecchi utenti insoddisfatti dai forum si sono riversati su queste nuove piattaforme, desiderosi di aria fresca e di sperimentare, li hanno fatti crescere a dismisura.

Anche i social network all’inizio erano un ambiente socievole, scambi pacati, possibilità di conoscere persone al di fuori della propria cerchia, condivisione di esperienze. All’inizio esistevano solo i profili, niente pagine, niente gruppi, poca pubblicità, tanta iterazione. Chi proveniva dai forum sentiva la mancanza di ambienti di discussione e così vennero presto create le pagine e i gruppi, anche se in questi, contrariamente ai forum che restavano un compendio di informazioni sempre disponibili erano un pozzo in cui dopo poco tempo le discussioni sparivano. In compenso c’erano l’interazione e il dialogo che da tempo erano andati perduti nel forum. Qualcuno è riuscito perfino a farne un lavoro, vivere dei contenuti che produce e condivide, un nuovo mondo da costruire assieme che è stato bello a suo modo finché è durato.

Grazie alla diffusione degli smartphone poi, internet si allargata ulteriormente e di nuovo si sono riversate anche sui social nuove persone non abituate alle interazioni tipiche. I social si sono riempiti di complottisti dell’ultima ora, prepotenti, persone che usano l’ambiente con un forte egocentrismo, persone che non riescono a non dire la propria su qualunque argomento e ad ingaggiare discussioni tossiche rendendo l’ambiente difficile da vivere. Lo stesso che era accaduto sui forum qualche anno prima. Già ora a ogni nuova tipologia di social c’è un bum relativamente breve di utenti che la popolano e uno di utenti che se ne vanno dalla piattaforma più vecchia. Negli ultimi anni si stanno prediligendo piattaforme dove si condivide sempre di più contenuti e si discute sempre di meno, piattaforme dove si fruisce principalmente delle immagini e dei video lasciando meno spazio alle discussioni, soprattutto quelle tossiche.

Siamo sull’orlo di un nuovo collasso, le piattaforme per discutere come era Facebook prima di ibridarsi di ogni cosa o Twitter stanno diventando obsolete, ma anche Instagram non sta passando il suo periodo migliore, molti migrano su Tiktok, Twitch, Discord, creando una certa frammentazione del monolitico uso di un solo social network, e sempre con la propensione a condividere contenuti, non al litigare boriosamente tra ignoranti.

Quale sarà il nuovo paradigma? Vedo crescere molto piattaforme che erano meno seguite, piattaforme di informazione specifica come quelle di molti divulgatori tematici, vedo crescere i singoli personaggi che producono buoni contenuti indipendentemente dalla piattaforma usata, vedo crescere la voglia di una nuova forma di social, di video, di condivisione in genere ma senza il vincolo delle pubblicità e degli algoritmi di fidelizzazione, piattaforme come il Fediverso (https://it.wikipedia.org/wiki/Fediverso) , Mastodon (https://wp.me/pQMJM-2BR) e PeerTube (https://it.wikipedia.org/wiki/PeerTube), creatori di contenuti che non si appoggiano più ai guadagni dati dalle visualizzazioni sui social ma su piattaforme esterne come Patreon, Indiegogo, KIkstarter, Liberapay, o altre piattaforme di crowdfunding, che usano la loro visibilità per pubblicizzare e monetizzare con altri prodotti come libri scritti da loro o merchandising allontanandosi dalle grandi aziende informatiche che nel frattempo attraversano un grande momento di crisi (https://www.wired.it/article/licenziamenti-aziende-tech/).

Non escludo di venire smentito da qui a qualche anno ma la mia impressione è che Internet e i suoi vecchi utenti e quelli meno nuovi abbiano in qualche modo preso una direzione inaspettata, che il nuovo paradigma possa essere più open, più libero e meno legato ai vincoli delle grandi aziende. O forse la mia è solo una speranza.

Ma che l’era dei social tradizionali sia in declino, per me resta una convinzione.

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