Staipa’s Blog

Il Blog di Stefano Giolo, divulgazione informatica, uso consapevole tecnologia, e fatti miei

Teletrasporto

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“Ma stai scherzando?” mi disse. “Sono quanti anni che tutti usano il teletrasporto? Ti rendi conto che è un mezzo estremamente sicuro? Molto più sicuro delle skycar o dei jet-x. Se guardi le statistiche gli incidenti in teletrasporto sono un infinitesimo anche rispetto a quelli a piedi! Come fai ad avere paura del mezzo più sicuro di trasporto?” 
Lo diceva ridendo, ridicolizzandomi come se fossi uno scemo.
“Non capisci quello che intendo.” risposi “Non è questione di rischio di incidente. So perfettamente che i casi di smembramento sono meno di 10-15, e tutti dovuti al non aver seguito le norme di sicurezza, ma non ha nulla a che fare con quello che sto cercando di spiegarti. Io sono convinto che ad ogni singolo teletrasporto la persona muoia, o gli succeda comunque qualcosa di terribile. Ogni singola vol..”
“Non essere ridicolo” mi interruppe “io l’ho fatto ormai decine di volte e sono qui. Migliaia di persone lo fanno tutti i giorni e anche loro sono al loro posto, che senso ha dire che ogni singola volta il passeggero muoia?”
“È così invece! È per forza così! Quando entri nella macchina il tuo corpo viene smembrato, molecola per molecola, atomo per atomo. Poi dall’altra parte un oggetto non molto diverso da una stampante 3D genera una tua copia, atomo per atomo, molecola per molecola. Ma la tua anima? La tua vera essenza dove rimane?”
“Qui!” rispose lui, “che poi non credo funzioni così, viene creata una specie di Wormhole che ti trasporta fisicamente attraverso una connessione spazio-temporale”
“No, possono dirci quello che vogliono ma ci vorrebbe troppa energia per creare un wormhole e sarebbe troppo instabile, non può essere che come ti sto spiegando io. Distruzione, ricostruzione. Per questo non ci vogliono spiegare il funzionamento.”
“Dai, non essere complottista, l’ho usato decine di volte. Anche fosse come dici tu io sono me stesso, la mia anima è la somma dei miei atomi, è come dire il software che gira nell’hardware del mio cervello, viene ricreata tale e quale”
“Questo è il punto! Viene ricreata. L’essere che viene creato dalla stampante  è una copia perfetta di te, ha i tuoi ricordi, ha la tua mentalità, ha una perfetta continuità con te, è convinto di essere te. Ma tu dove sei? Tu sei la copia della copia, di un altra copia di te. Per tutte le volte in cui sei entrato in quella macchina infernale. E tu? Il primo te che fine ha fatto? Cosa ha provato venendo smembrato?”
Rimase a guardarmi in silenzio alcuni secondi. Per un momento credetti che mi avrebbe preso sul serio. Poi intervenne nuovamente.
“Non dire cazzate. Non ha alcun senso quello che dici. Prima di tutto l’anima non esiste, ed in secondo luogo pensi che se fosse così non avrebbero bloccato il tutto?”
“No, non se nessuno ci ha pensato prima, perché comunque chi passa dall’altra parte non ne ha percezione. Cosa pensi accadrebbe se quella che chiamo stampante facesse più copie di te? Quale saresti tu?”
“Lo hanno vietato, dicono che ricreando due volte uno stesso essere umano siano successi dei problemi tecnici che hanno costretto ad abbattere entrambi”
“E che senso avrebbe questo? Se l’anima non esiste ed è solo il software che gira nel cervello riprodurne due sarebbe possibile no? Che prove ci sono che non sia stato fatto ma che non lo vogliano dire per evitare danni? Tutti i teletrasporter sono di proprietà governativa, non si può aprirli, vedere come funzionano, provare a riprodurli. Perché se è un mezzo così normale e sicuro? Perché non è come le vecchie automobili che ormai le puoi costruire in kit di montaggio? Perché il presidente viaggia ancora in jet-x?”
Non era stato in grado di rispondermi ma non aveva mai smesso di viaggiare con il teletrasporto e io non vi avevo mai viaggiato.
La prima volta mi accadde sei anni dopo. Era un emergenza, mia madre era stata male. All’epoca vivevo a cinquemila chilometri da casa dei miei e viaggiavo comunque in jet-x per spostarmi. Il viaggio durava poco più di due ore escluso il tempo perso in aeroporto e trovavo stupido dover risparmiare quelle due ore. Non lo trovai stupido quel giorno. La società per cui lavoro era una delle poche dotate di un teletrasporter, era permesso l’utilizzo solo da parte dei dirigenti ma mi permisero di viaggiarvi per l’occasione. Mia madre sarebbe probabilmente morta in meno di quaranta minuti ed io ebbi il tempo giusto di firmare le liberatorie e farmi teletrasportare nell’ospedale. Mi lasciava perplesso, nella convinzione che sarei morto, l’idea che negli ospedali ci fosse un teletrasporter per far arrivare malati che sarebbero comunque stati uccisi nel tragitto. 
Riuscii a salutare mia madre prima che partisse per il suo viaggio e solo dopo ebbi il tempo ed il modo di chiedermi chi io fossi. Ero davvero l’uomo che era partito da cinquemila chilometri o ne ero la copia? Mia madre mi aveva incontrato prima di morire o aveva incontrato un me morto qualche minuto dopo nell’aldilà? All’epoca non ero neppure sicuro esistesse un aldilà. Io stesso non credevo in una vera anima e ritenevo che fosse solo legata al corpo, quello che mi lasciava dubbi era la coscienza del sé. Cosa sarebbe successo alla coscienza del sé del teletrasportato?
Solo anni dopo avrei capito la verità, ossia che all’epoca della morte di mia madre io non esistevo ancora.

Avevo viaggiato diverse altre volte con il teletrasporto, la mia vita era cambiata, ero andato avanti. Non saprei dire quante volte ma abbastanza da scordarmi di averne paura. Abbastanza da convincermi che da giovane ero stato stupido. L’ultima volta, che poi fu di fatto comunque la mia prima è stata pochi istanti fa. Ho messo piede sul teletrasporter con tutta la calma del caso, senza preoccupazione alcuna e ho salutato l’operatrice. Ammetto che ne ero leggermente infatuato, ricordavo di averla incontrata diverse altre volte e di non aver mai avuto lo spunto per approcciarla ma nel contempo non sapevo che era la prima volta che la incontravo, ne che sarebbe stata l’ultima. 
Come di consueto il cilindro si chiuse attorno a me e lo scanner scese a registrarmi. Poi come se il tempo rallentasse vissi gli ultimi decimi di secondo della mia vita normale come fossero durati decine di minuti. Lo smaterializzatore partiva dal basso. Una scelta tecnica per diminuire l’usura. Ogni micron di te viene smaterializzata dal basso in modo che sia la forza di gravità a far scendere lo strato successivo. I primi modelli partivano dall’alto con un braccio semovente ma in qualche rara occasione il braccio si era bloccato lasciando parte dell’uomo a sanguinare morto nel cilindro e così avevano deciso che fosse meno cruento, pericoloso e usurante per la macchina smaterializzare dal basso.
Fu come mettere i piedi sulle braci. Solo che i piedi non c’erano più e il bruciore saliva già per le gambe e poi fino alle ginocchia. Non è facile descriverne il dolore perché non era la stessa cosa di una ferita. Una ferita rilascia segnali elettrici nel corpo e questi segnali elettrici con una certa velocità arrivano al cervello, ma se la parte dove hai provato dolore scompare prima che il dolore arrivi al cervello e un altra ondata parte e questo accade in maniera continuativa da ogni parte del tuo corpo è come vivere un onda in crescita ininterrotta. Il cervello quasi esplode prima di scomparire a sua volta. 
Ora sono qui.
La mia coscienza è qui. Non vedo nulla, non provo nulla ma se cogito ergo sum è valido io sono. Non posso spostarmi perché il concetto di spazio non esiste, non posso vedere perché senza il concetto di spazio non esiste la luce. Non sono neppure certo che esista il tempo. Potrei essere qui da meno di una frazione di istante o da secoli e non sarei in grado di distinguerne la differenza. Ripeto questo racconto nella mia mente e lo ripeto ancora. Ed ancora lo ripeto e poi ancora ed ancora.
“Ma stai scherzando?” mi disse. “Sono quanti anni che tutti usano il teletrasporto? Ti rendi conto che è un mezzo estremamente sicuro? Molto più sicuro delle skycar o dei jet-x. Se guardi le statistiche gli incidenti in teletrasporto sono un infinitesimo anche rispetto a quelli a piedi! Come fai ad avere paura del mezzo più sicuro di trasporto?” 

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Disclaimer su racconti e poesie

Tutto ciò che leggi qui dentro è una libera rielaborazione di vissuti, sogni e immaginazioni. Non rispecchia necessariamente la mia realtà. Se chi legge presume di interpretare la mia vera persona, sbaglia. Se chi legge presume che tutto sia inventato, sbaglia parimenti. Se tu che leggi mi conosci, leggimi come leggeresti uno scrittore sconosciuto e non chiederti altro di diverso di ciò che chiederesti di questo.

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