Le tue sopracciglia si alzano leggermente, forse neppure un millimetro mentre le tue labbra si allargano forse ancora meno. Le sopracciglia iniziano ad alzarsi e, prima che l’impercettibile movimento sia terminato, le labbra iniziano quel movimento. Di tutto il tempo passato assieme questo è quello che continua a ripetersi nei miei occhi quando li chiudo.
Un movimento infinitesimo, impalpabile ma quel tanto da rendere i tuoi occhi più grandi il tuo volto più disteso quando dico qualcosa che ti stupisce, che ti fa un po’ ridere.
Ce n’è anche un’altro di movimento, credo di avertelo visto fare una sola volta ed è il movimento contrario, altrettanto infinitesimo, di quando dico qualcosa che ti contraria. L’incresparsi minimo della pelle tra gli occhi, il tendersi infinitesimo dei muscoli della mascella. È un movimento bello, caratteristico, qualcos’altro che mi porto dentro di te.
E non c’è fretta. Non c’è rincorsa. Non c’è fuga. C’è il tempo. Voglio che passi, ma che passi lento come deve essere. Come tocchi in punta dei piedi di bambini che giocano a giochi veri.
Come i silenzi tra infinite parole e le parole che intervallano i silenzi. Pause, movimenti, pause.
Una sinfonia di note, e silenzi e note, come leggere le parole di un libro tra le descrizioni e l’azione, tra le emozioni e gli riempitivi.
Col tempo. Nel tempo.
Col tempo.
Voglio viverlo.
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