Toccare il fondo.
Lasciarsi andare e toccare il fondo abbandonando ogni certezza.
Toccare il fondo pinneggiando in giù fino a quando ti manca l’aria, senza bombole, senza nulla.
Toccare il fondo, quella sabbia laggiù nel buio, nel nulla nell’acqua fredda -nera- che ti blocca il respiro il cuore, l’anima. La pressione sui polmoni che spinge.
Toccare il fondo.
Quella sabbia bianca laggiù nel buio riflette la luce del sole.
Quando il tuo sogno più grande si spezza perché lo hai preso sotto gamba, quando perdi tutte le persone accanto di cui ti fidavi, quando non è l’acqua a toccarti la gola ma tu nell’acqua che devi scegliere se risalire o continuare a scendere.
Toccare il fondo.
Sfiorare la sabbia lieve -bianca- e solo dopo voltarsi a guardare in alto. La luce filtra dal movimento delle onde come raggi di sole all’alba dopo un temporale. Fasci luminosi a muoversi e la superficie lontana come specchi incurvati in movimento.
Sentire alghe avvolgerti le membra, trattenere i movimenti. Devi respirare. Non c’è altra soluzione che respirare.
Hai perso ogni zavorra, ogni peso. Hai perso la fiducia mal riposta, la supponenza, gli allori su cui sdraiarti, le persone. Sei tu. Tu e le tue scelte. Tu e la tua forza.
Tu. Ed il mondo è lì sopra.
Basta spingere verso l’alto.
Il mondo è lì.
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