Sento ancora scorrere le mie dita, due, nella fessura sul tuo corpo, lentamente.
Come fosse oggi le sento scivolare dall’alto al basso ripercorrendola tutta mentre stiamo abbracciati.
I muscoli della tua schiena né rilassati né contratti, lisci sotto il vestito, sotto quella maglia bianca di lino con sul petto un apertura ricoperta di azzurro quasi come un pizzo e quelle maniche lunghe che scendono con i polsini allargati a strascico e le mie dita a scorrere sulla fessura che i tuoi muscoli sulla schiena lasciano a nascondere la colonna vertebrale.
Ho i tuoi capelli accanto al mio zigomo,
il loro profumo,
chiaro,
chiari,
il loro profumo,
i tuoi capelli come se fossi stata creata per essere tutt’uno con me,
con il mio corpo
danzando lentamente al suono di musiche del tutto nostre.
Sono passati anni -decenni- da allora,
sono passati anni -decenni-.
Siamo invecchiati nel tempo,
certamente anche tu,
lontani nel tempo,
lontani,
siamo invecchiati.
Ti feci una promessa allora -non la ricorderai- ed oggi mentre la ripenso, mentre ti ripenso, mentre penso alle mie dita nella fessura della tua colonna vertebrale mi chiedo come sia oggi la tua schiena, come sia il profumo dei tuoi capelli, come siano cambiate le nostre altezze e provo ad immaginare se tra le mie braccia il tuo corpo possa stare ancora perfettamente come quella volta, quell’unica volta, prima ed ultima, inizio e fine.
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