Il Italia la moda del Black Lives Matter sta già passando, come tutte le mode passeggere. Qualcuno dà un’occhiata a qualche notizia negli Stati Uniti, qualcuno si lamenta un po’ di qualche statua ma il dibattito sta scemando sempre di più. Tra i trend topic torna la ministra Azzolina, Hobi, il Covid, perfino gli One Direction.
L’attenzione su certe cose non dura mai più di qualche giorno, a volte qualche settimana, alla fine sono cose che succedono lontano, succedono negli Stati Uniti. Noi siamo più bravi, più umani. Come nel mio articolo “Restiamo umani”? Ma anche no. https://wp.me/pQMJM-1ww.
E invece se uno ci sta attento a certe cose, se uno si informa invece di seguire le tendenze dei social scopre che certe cose accadono anche in Italia.
Che il video qui sopra racconta la storia di un uomo in divisa che costringe due migranti a picchiarsi, invita uno a comportarsi da uomo, e zittisce chi si mette a ridere. Dietro di lui altri suoi colleghi non intervengono, forse è il modus operandi standard, chi può dirlo? Il video, per chi non fosse arrivato alla fine, si conclude con uno dei due migranti che si raggomitola a terra tenendosi la testa fra le mani.
Dove sono i fan del Black Lives Matter oggi? Perché ci si indigna solo su quello che fa moda e non ci si indigna su quello che accade qui, sul nostro territorio? Su azioni di razzismo quotidiano che accadono accanto a noi.
Forse è più facile indicare lontano, forse è più facile indignarsi se sono tutti gli altri a farlo, forse è più facile seguire la massa.
Ne ho parlato solo pochi giorni fa nell’articolo “George Floyd, un’occasione per smettere di seguire le mode” (https://wp.me/pQMJM-1Vj), ne ho parlato perché era già chiaro che sarebbe andata così, e ho aspettato qualche giorno a pubblicare questo articolo. Nella speranza di sbagliarmi e che sarebbe venuto fuori il caso anche in Italia. Ma no. Purtroppo avevo ragione, purtroppo anche le proteste per motivi umanitari sono nella pratica in gran parte mode.
Ma allora non sentiamoci grandi eroi quando condividiamo qualcosa, non pensiamo di poter cambiare il mondo come i nostri genitori nel 68. Stiamo solo facendo il gioco di quelli che vorremmo combattere. Stiamo solo rendendoci ridicoli, e non siamo in grado di accorgercene.
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