Il discorso è sempre lo stesso. Guardare un mondo lontano e gli errori degli altri ci rende automaticamente migliori. Facile vedere come i bianchi americani siano cattivi e i neri americani siano vittime. Facile puntare il dito. Ci fa sentire migliori perché noi non siamo così, noi non discriminiamo per il colore della pelle, per la provenienza, per la religione, noi non siamo così.
Alcuni di quelli che ora alzano gli scudi virtuali e scagliano armi di condivisione di massa forse li hanno alzati e scagliati anche quando al governo avevamo un Ministro dell’interno e Vicepresidente del Consiglio che sbandierava a gran voce di star chiudendo i porti, si vantava di lasciare le navi al largo lasciando affogare migranti come formiche per salvargli la vita. Lo voglio sperare perché in caso contrario sarebbero davvero persone strane e leggermente bipolari. Ma d’altronde quella era la moda di quel momento ed era naturale seguirla.
Io però ritorno sempre allo stesso discorso. Ne ho già parlato nel mio precedente articolo (https://wp.me/pQMJM-1YA) sul fatto che quasi nessuno si sia indignato, per i migranti maltrattati dalle nostre forze dell’ordine, ne ho già parlato anche quando ho scritto di altre azioni che abbiamo completamente ignorato (https://wp.me/pQMJM-1Vj) e per cui pochissimi si sono indignati.
Vorrei però soffermarmi sulla differenza tra indignarsi ed essere attivisti. Perché da quando i social network spopolano sembra che le due cose abbiano iniziato ad apparire coincidenti. Sembra che basti condividere quello che condividono altri con gli stessi hashtag per sentire di star facendo qualcosa per il mondo. Non è così. O almeno la minuscola goccia che stiamo mettendo nel mare è sprecata in un milione di altre che stanno già facendo la stessa cosa. Non ci rende migliori, non ci rende originali, non ci fa mostrare intelligenti, non fa quasi nulla. Ci sono un sacco di altre gocce che abbiamo a disposizione per alimentare pozzanghere che dovrebbero diventare mari.
Se ci sentiamo grandi attivisti politici, grandi antirazzisti, grandi antifascisti, grandi quello che volete allora stacchiamoci dalla moda di guardare lontano e additare gli altri, perché siamo noi per primi a essere razzisti, a lasciar correre il male che vediamo, a non interessarci alle cose che abbiamo vicino. Perché non saranno di certo gli americani a venire ad aiutare le persone che abbiamo accanto, quelle che vengono discriminate sul nostro territorio. E là, negli Stati Uniti, stanno facendo già la loro gran figura di rivoluzionari e stanno già cambiando cose a cui noi non stiamo ancora pensando.
Che cosa aspettiamo?
Ci piaceva scagliarci contro Matteo Salvini, quando la sua bandiera era quella dei porti chiusi. Ora magicamente sembra tutto risolto. Il fantasma della gente morta in mare non viene più a svegliare le nostre coscienze, possiamo sentirci a posto e indicare gli altri. Americani Razzisti! Non vi preoccupate delle minoranze! Evviva l’uguaglianza! Siamo tutti uguali!
Oggi è mercoledì e la nave Ocean Viking, gestita dalla ONG SOS Mediterranée, è ferma tra Malta e l’Italia da domenica mattina. Ci sono 117 persone soccorse a bordo. Hanno richiesta più volte di sbarcare in un porto sicuro
Abbiamo fatto tre richieste, venerdì mattina, sabato e oggi (lunedì, ndr) in tarda mattinata, ma non abbiamo ricevuto alcuna risposta, nemmeno un avviso di ricevimento. È inaccettabile e illegale ai sensi del diritto marittimo internazionale (…) Chiediamo alle autorità italiane e maltesi di mobilitarsi immediatamente».
Dice Laurence Bondard, portavoce di SOS Mediterranée.
Il 15 giugno, la nave aveva soccorso 118 persone scappate dalla Libia. Tranne una persona che è stata fatta sbarcare dalla guardia costiera italiana e trasferito per motivi sanitari a bordo fino a questa notte c’erano ancora 117 persone.
Ma a quanto pare stanno ancora raccogliendo naufraghi e hanno superato in fretta le 180 persone
E le chiamate a un porto sicuro non risposte sono diventate cinque.
Per chi fosse interessato SOS Mediterranée sta stendendo un rapporto completo della missione a questo indirizzo. https://sosmediterranee.it/rapporto-di-missione-1/
Ma allora perché non c’è più l’indignazione, l’attivismo, la rabbia di quando era Matteo Salvini a sbandierare i porti chiusi? Forse sempre perché è più semplice indicare gli altri. Indicare quelli che è facile identificare come cattivi. Chi chiude i porti, chi chiude i confini, chi vuole il muro del Messico, chi si vede in un filmato uccidere qualcuno.
Invece è così difficile ammettere che a essere cattivi non sono solo loro che i cattivi sono anche le persone che restano indifferenti davanti alla verità, davanti alla sofferenza, davanti al male. Che un governo che non parla di un certo argomento non è necessariamente un governo che non fa lo stesso tipo di cose.
Se da un lato la Lega e Salvini avevano gonfiato a dismisura la paura dei migranti sul nostro territorio e marciato su una chiusura di porti che di fatto non aveva cambiato nulla di reale, oggi non parliamo più così tanto di migranti ma la situazione è la medesima di quando i porti chiusi venivano sbandierati.
Non è cambiato nulla nelle ultime tre o quattro legislazioni. PD, Lega e Cinque Stelle, PD e Cinque Stelle…
Nessun cambiamento reale. Solo la copertura mediatica e l’indignazione altalenante delle persone che si indignano solo se aizzate da hashtag o proclami.
Siamo noi le brutte persone. Quelle che non si informano, che si indignano a chiamata, quelle che si sentono salvatori della patria per una patria lontana ma non hanno la stessa attenzione per quello che accade sotto casa, quello che accade nell’ambiente in cui vivono.
Siamo gli ignavi. Quelli che secondo Dante non hanno mai agito né nel bene né nel male, senza mai osare avere un’idea propria, ma adeguandosi all’idea più forte, l’idea del momento. Costretti a girare nudi per l’eternità inseguendo un’insegna, punti e feriti da vespe e mosconi mentre il loro sangue, mescolato alle loro lacrime, viene succhiato da vermi.