Eri tu quel muro.
Ed io ad avvicinarmici. Osservarlo.
Spostarmi a destra e a sinistra come per studiarlo.
Toccarlo lentamente con paura e ritirare la mano.
Allontanarmi di scatto.
Guardarlo ancora, a destra, a sinistra.
Sfiorarlo ancora e sfuggire.
E poi pian piano toccarlo nuovamente con più confidenza, pian piano.
Fino a posarci il palmo, abbracciarlo lentamente.
Allontanarmi senza più perderne il contatto, carezzarlo dolcemente
e poi ancora senza perderne il contatto sedermici accanto, mantenendo l’abbraccio,
posando su di lui il mio viso, addormentarmici a contatto.
Rimanere accanto a lui.
Eri tu quel muro.
E poi, prima di andarmene, un inchino per ringraziarti di tutto ciò che sei.
Di ciò che sarai.
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