Non è facile talvolta osservare alcuni quadri, certe immagini così scomposte o compostamente prive di appigli, immagini in cui l’immagine trascende se stessa fino a confondere la mente e l’idea.
A volte diventa inutile incaponirsi, cercare di attribuire un significato che non sia emozione, dare un’interpretazione di ciò che l’autore pensava, di ciò che voleva trasmettere se qualcosa voleva trasmettere.
A volte la cosa migliore è fermarsi davanti al quadro e chiudere gli occhi, liberare ogni pensiero, riaprirli, allargare la vista, lasciarla annebbiare, riprenderne il controllo ed entrarvi dentro, entrare nel quadro.
Aprire la porta e sedersi accanto a chi abita quella casa, guardarne i movimenti, le storie, ascoltarne le voci, le parole.
Entrare nei colori e lasciarsene pervadere, volare nel cielo e scendere, essere luce, essere buio, essere, vivere.
Entrare nei colori e lasciarsene pervadere, volare nel cielo e scendere, essere sorriso, essere sguardo, essere, vivere.
E poi camminare, osservare, crescere, amare… realizzare un quadro più bello.
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