Parte tutto da un suono basso e sordo.
All’inizio neppure lo sento.
Tutto parte da un suono basso e sordo, come un peso, come un oggetto dentro la parte bassa della mia pancia. Non ci faccio caso perché è qualcosa che non conosco.
Non ci faccio caso perché la mia testa lo interpreta come qualcos’altro. Non lo conosco.
Sale.
Immagino sale, tra le mie labbra mentre il peso aumenta. Il suono sordo, basso, vibra.
La mia bocca è secca, le mie labbra.
Mi vibra la pancia, in basso, dentro nel profondo. Lo interpreto come qualcos’altro perché non sono in grado di capirlo, non sono più in grado di capirlo.
Ne ho perso i ricordi ricoperti da strati di nulla.
E intanto sale, lo sento quasi a bloccarmi lo stomaco. Vibra lento e pesante e si allarga. Sale.
È nello stomaco che lo sento, che mi accorgo che qualcosa dentro si muove come un gorgo al contrario. Quello è il momento in cui apro gli occhi e osservo dall’altra parte i tuoi.
Come un vortice -dalla parte bassa del mio stomaco- ruota, ed è acqua fresca, e aria, e pesci, e uccelli, e vita e spazio, è essenza non inesistenza. Ed è quello il momento in cui alzo la testa come colpito dal sapore fresco dell’essere. E vibra. Vibra.
Vibra, esplode, urla tanto da fare esplodere la mente, tanto da diventare infinito tanto da far cessare il mondo intero.
Ed ora vago, è un cosmo immenso, vago. Non ci sono più confini, non ci sono più le mura che avevo costruito attorno.
C’è questo. Ed è tutto.
Que llegues bien a casa!
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