Faccio scoutismo da venticinque anni, credevo di aver visto tutto il vedibile. Oggi invece è accaduta una di quelle cose che ti fanno capire che lo scoutismo non è un gioco e che da valore a tutti quei venticinque anni e ai cento dieci da quando lo scoutismo esiste. La ragazzina considerata più “sfigata”, presa in giro, bulleggiata, la più timida, quella che sta sempre nel suo mondo prende e fa un monologo di venti minuti. Un monologo costruito con un preambolo che sembra stupido ma che poi riprende a metà stroncandoti e facendoti capire un mondo, un monologo sul bullismo visto dal suo punto di vista, un monologo in cui racconta a tutti la propria vita e le proprie difficoltà. Tutto il reparto in s20ilenzio ad ascoltarla assorti, la gran parte con le lacrime agli occhi, anche gli adulti. Un monologo che ha aperto una discussione sul bullismo tra i ragazzi, in cui perfino il più cazzaro ha deciso di aprirsi e raccontare la sua esperienza in modo serio e profondo. Faccio scoutismo da venticinque anni, ma oggi, questo giorno qui, lo sguardo di quella ragazzina impaurita che cercava il mio ha dato un senso al quadro.
Non saprei scrivere quel monologo con le sue parole, nel suo sogno di diventare scrittrice mi ha mostrato in qualche modo qualcosa che non saprei fare. Ricordo questo delle sue parole, cercherò di riportarne anche le pause. Immaginatela seduta in un cerchio, con addosso gli occhi di amici e di altri che l’hanno presa in giro per anni. Immaginatela timida, con le spalle chiuse in sé, alla continua ricerca del vostro sguardo di approvazione, quasi ad ogni pausa. La voce tremolante all’inizio e via via più sicura.
Ecco… Allora, io inizio.
Insomma…
Immaginate di essere su un’aereo.
L’aereo precipita.
Dovete lanciarvi con il paracadute.
Il paracadute però si rompe (si stringe nelle spalle come a dire… “capita”, vuole far sorridere)
E voi precipitate.
Precipitate nell’acqua per fortuna.
Ma poi vi guardate attorno e siete in mezzo ad un branco di squali. (Improvvisamente è seria, non si capisce bene se stia ancora scherzando)
Siete entrati alle medie.
Le scuole medie non sono un posto facile dove vivere. Voi entrate e vi trovate con tante persone che non conoscete. Conta come vi vestite, cosa dite, cosa vi piace e tutti sono lì a guardarvi e giudicarvi.
Un giorno arrivi vestito sbagliato, che non sei alla moda o che non hai le scarpe giuste e sei finito.
E poi non importa più chi sei, quello che fai, cosa pensi.
Conta come ti vesti, se segui la moda oppure no, se guardi le cose che guardi e cosa no.
Poi un giorno, tu sei fan di un gruppi di cinque ragazzini che cantano, sì insomma, li conoscerete tutti gli One Direction.
Beh ecco, insomma succede che un giorno Zayn lascia il gruppo, tu arrivi in classe e qualcuno ti sbatte in faccia il giornale.
Capisci? Non è che ti dicono qualcosa, che ti rivolgono la parola. Entri in classe e ti sbattono in faccia il giornale letteralmente. Niente altro.
E così vai avanti. Tra quelli che ti sbattono il giornale in faccia, quelli che ti prendono in giro, quelli che ti ignorano perché non ti piacciono le cose che piacciono a loro.
E ti rendi conto che sei in una vasca di squali.
Tutti pronti a mangiarti.
Poi dopo tre anni finalmente le medie finiscono.
A quel punto devi fare un altro salto. Un salto enorme.
Fate un salto enorme e poi siete nella vostra nuova classe, in prima superiore. Entrate e vi trovate con tante persone che non conoscete.
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