Suonare.
Ieri sera è stato bello suonare, finalmente.
Questa sera si replica al campeggio e suonerò di nuovo per gli ospiti,
sotto le stelle, sulle luci della città .
E suonerò per uno sguardo, sotto un cielo rosso fuoco.
Riflettendo, come sempre chi apprezza ciò che faccio, letterariamente o musicalmente sono sempre o quasi gli sconosciuti.
Provo fastidio, fastidio enorme nel vedere che amici i cui concerti segui sempre nonostante facciano magari cover poprock e di cui soprattutto segui tutto il concerto, vengano per farsi vedere, salutino e dopo un brano se ne vadano. Credo sia una mancanza di rispetto e di stima maggiore di chi non si presenta neppure.
Ti fa pensare “Bah…. allora quello che faccio deve far proprio schifo”
La cosa che invece stimola, ispira, fa venir voglia di suonare è scoprire sempre nuovi sconosciuti a seguirti, a sentire, a battere il tempo, a sorridere, e ritrovarli la sera successiva ancora lì quando tu non sai chi sono e loro non sanno chi sei, ma già un legame si è creato.
Sono passati i tempi in cui avevo un pubblico a seguirmi qualsiasi cosa io facessi, ed ora lo preferisco, almeno so concerto per concerto se alla gente è piaciuto o no.
Nessuno viene pro forma.
E così voglio ringraziare quel ragazzo con il quaderno di quadri e sculture, quella ragazza con i capelli ricci e la sua amica, il cappellone che sembra Vasco Rossi un po’ più ciccio, il mitico Sbibu, Gabriele, quel ragazzo con i capelli lunghi seduto al tavolo più lontano ma sempre attento a seguire il ritmo (somigliava forse un po’ a John De Leo), il bambino che si lanciava dalla sedia, e tanta tanta altra gente entrata in me e uscita nelle note.
Questa sera so già chi ringrazierò.
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