
Da Trabadelo a Hospital Da La Condesa
Il piacere dei banchetti non si deve misurare dalle squisitezze delle portate, ma dalla compagnia degli amici e dai loro discorsi.
Marco Tullio Cicerone
La serata di ieri è stata una delle più preziose e belle di tutto il cammino. Nell’Albergue Casa Susi abbiamo conosciuto Susi e Fermine, una coppia di innamorati che ha fatto della propria vita il bello di ospitare. In questo piccolo ostello (ci tengono a dire senza letti a castello) offrono una cena di gruppo con cibo proveniente esclusivamente dall’orto. Alla cena eravamo in 17 di cui un asiatico, almeno una australiana, due sudafricani, alcuni Statunitensi e gli altri sparsi per l’Europa, in pratica abbiamo riunito tutti i continenti abitati nella convivialità. Abbiamo mangiato, cantato, raccontato esperienze.
Siamo partiti alle 06:30, con mezzora netta di ritardo. Niobe aveva perso la torcia e fuori il sole sarebbe spuntato solo alle 07:30. Dopo mezz’ora di ricerche ha rinunciato alzando finalmente lo zaino per uscire. La torcia era lì sotto. Fino ad ora ha perso solo una spugna, il sapone per lavare i vestiti e una bottiglietta.
Il percorso di oggi finalmente si è discostata dalla strada. Molta salita ma nel bosco diventa un piacere, panorami fantastici. Oggi siamo anche passati da Vega de Valcarce. Sono ancora fiducioso.
Da annoverare tra le cose strane una coppia di anziani che scendeva il sentiero su un minuscolo trattore lungo non più di due metri. L’omologo trattologico di una minimoto. Devo aggiungere per dover di cronaca l’aver visto qualche giorno fa una pellegrina vestita con un tubino bianco a fiori, i capelli perfetti e dei sandali leggeri ai piedi. Si intona per discrepanza ad uno visto oggi pulito, ordinato, con uno zaino minuscolo e dei calzini con ricamate le conchiglie di Santiago. Si incontra gente strana.
Per concludere ho trovato anche io modo di fare la mia buona azione salvando un’ape da una fontana. Poi ci è ricaduta. Poi l’ho salvata di nuovo. Poi sono andato via.
