M’accorgo d’essere un po criptico negli ultimi post.
Segnali a chi sa, segnali a chi non sa, mancanza di segnali, ma in pratica nulla.
Non ho scritto nulla.
Ora sto qui allora, diviso tra due sogni, da un lato un calice di Recioto dall’altro una tazza di Tè alla Cannella fatto in casa, il tè dell’accoglienza si chiamava dove mi hanno insegnato a farlo.
Solo finalmente, sul divano di casa, una casa deserta, vuota, piena solo dei suoni che ho scelto, degli odori che ho scelto, dei silenzi che ho scelto.
Il presepe che ancora attende i magi ancora lontani, su di un altro scaffale, l’albero spento.
Jazz.
E l’attesa di un sogno, di un altro.
L’odore di Cannella e di Vino dolce si spandono. Odori da gustare nel tempo ancor molto prima di saggiarne il gusto.
Gli occhi chiusi.
E il silenzio, la calma, la tranquillità .
Ebbro di tali profumi infine assaggio quel che è più consono all’istante e mi lascio scivolare addosso ciò che è la mia vita.
Sia quel che sia quel che dev’essere quel che sarà .
Sia quel che sia.
La bacchetta sbatte sul bordo del rullante, tac – tac – tac – – tatac in controtempo tac – tac – tac – – tatac, il basso parte con un semplice riff, ed infine il sax tenore inizia il suo solo, sensuale solo dal suono sornione. Si alterna col piano che fa accordi accennati.
Si unisca chi vuole alla Jam! Questa sera si suona, questa sera è Jazz!
Questa sera è Jam e non si attende che il suono di un sogno, il sogno di un suono, il rosso del caldo suono di un sorriso.
In un sogno.
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